Il gruppo contro i diritti di donne e omosessuali arriva a Verona per il Congresso Mondiale delle Famiglie.
Vi segnalo questo articolo già ripreso dal Coordinamento donne di Trieste e pubblicato da
— Dal 29 al 31 marzo 2019 l’Italia ospiterà per la prima volta il Congresso Mondiale delle Famiglie. La kermesse si svolgerà a Verona e ha ottenuto il patrocinio della Provincia e della Regione Veneto nonché del Ministero per la famiglia e le disabilità. D’altronde interverranno il Presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani, il Vicepresidente del Consiglio, Matteo Salvini, il ministro dell’Istruzione, dell’università e della ricerca, Marco Bussetti e, naturalmente, lo stesso Ministro per la famiglia e la disabilità, Lorenzo Fontana.
Beh, dove sta la notizia, si chiederà il lettore. Per capirlo occorre indagare meglio cosa sia il Congresso Mondiale delle Famiglie e chi siano alcuni degli invitati all’edizione italiana.
L’idea di un Congresso Mondiale delle Famiglie nasce in Russia dalle conversazioni dell’americano Allan Carlson – allora presidente del Centro per la Famiglia, la Religione e la Società – con Anatoly Antonov e Viktor Medkov, due professori di sociologia all’università statale di Lomonosov a Mosca, e con un mistico ortodosso, Ivan Shevchenko.
L’idea si materializza nel 1997 dando vita a una coalizione di destra inter-confessionale, ma dominata da cristiani, dedicata alla difesa di ciò che chiamano «la famiglia naturale», ovvero una famiglia nucleare composta da un uomo e una donna sposati e dai loro figli, come emerge dalla World Family Declaration del 2014.
Tra i gruppi sostenitori e attivi nel Congresso Mondiale delle Famiglie vi è anche l’associazione americana Alliance Defending Freedom che, tra l’altro ha sostenuto contenziosi a favore della criminalizzazione dei rapporti omosessuali tra adulti consenzienti.
Secondo l’associazione americana Public Research Associates le stesse campagne per la «famiglia naturale» del Congresso Mondiale delle Famiglie sono usate anche per promuovere leggi che criminalizzano l’aborto e l’omosessualità.
Nel 2011 il governo russo ha iniziato a limitare la possibilità di discutere di aborto negli ospedali per iniziativa della parlamentare Yelena Mizulina (a cui, ricordiamo, non è consentito entrare negli USA dal 2014 quando Obama ha sanzionato alcune personalità russe dopo il referendum in Crimea) un giorno dopo la tenuta, a Mosca, del Summit Demografico, la più importante iniziativa in Russia del Congresso Mondiale delle Famiglie, che successivamente rivendicò il suo ruolo nell’approvazione della legge.
Nel giugno del 2013 la Duma approvò la legge «per la protezione dei bambini dalle informazioni volte a negare i valori famigliari tradizionali», che nel 2017 la CEDU ha giudicato violare il diritto umano alla libertà d’espressione dei cittadini Russi. La legge era stata proposta sempre da Yelena Mizulina e, anche in questo caso, la sua approvazione è stata il frutto di una lunga e curata campagna condotta da attivisti russi e americani del Congresso Mondiale delle Famiglie.
Tra coloro che finanziano la maggior parte del lavoro del Congresso Mondiale delle Famiglie in Russia vi è Konstantin Malofeev, uno dei miliardari ortodossi che fa da ponte tra le politiche di Putin e quelle dell’estrema destra europea, tanto da aver avuto anche un ruolo rilevante nel finanziamento dei neofascisti europei e filo-russi all’interno del conflitto ucraino.
Nel novembre 2016, il Congresso Mondiale delle Famiglie si è dato infine una forma più strutturata attraverso l’Organizzazione Internazionale per la Famiglia a Città del Capo, in Sudafrica, con l’obiettivo di darsi una politica più aggressiva che prenda di mira direttamente il matrimonio egualitario. Non a caso, la Dichiarazione di Città del Capo, il loro documento fondativo, dice esplicitamente di voler difendere l’istituto del matrimonio dalle coppie dello stesso sesso. Naturalmente, oltre che da loro, il matrimonio, e quindi la società tutta, devono essere difesi anche dalla pornografia, dall’adulterio e dal divorzio.
Ma vediamo come questi principi e questa storia si traducono nelle biografie politiche di alcuni dei relatori che prenderanno la parola a Verona il prossimo marzo.
La sfilata quanto mai imbarazzante si apre con l’Arciprete Dmitri Smirnov, presidente della Commissione patriarcale per la famiglia e la maternità che, tra l’altro, ha lo scopo di influenzare la Duma e di aiutare Putin a sviluppare politiche in linea con i dettami della Chiesa ortodossa.
Si continua con il presidente moldavo pro-Putin Igor Dodon, che nel 2017, dopo che la polizia ha disperso una manifestazione della comunità LGBT, ha detto: «non ho mai promesso di essere il presidente dei gay, avrebbero dovuto eleggere il loro presidente», con Babette Francis, animatrice di Endeavour Forum un’associazione conservatrice australiana “fondata per opporsi al femminismo militante” e contro l’aborto, così come per la criminalizzazione dell’aborto è Denise Mountenay.
Ma l’apice si raggiunge con la partecipazione di Theresa Okafor – un’attivista nigeriana tra le proponenti della legge del 2014 che criminalizza le relazioni tra persone dello stesso sesso, lo scambio di effusioni in pubblico e persino la frequentazione di locali e associazioni LGBT e di Lucy Akello, ministro ombra per lo sviluppo sociale in Uganda, che l’anno scorso, ha chiesto di riportare in discussione in Parlamento e approvare la legge anti-gay del 2014, anche nota come «Kill the Gays bill», che prevedeva originariamente la pena di morte, poi l’ergastolo, per «omosessualità aggravata».
Per non parlare di John Eastman che pure ha auspicato, nel 2015, l’approvazione della legge anti-gay ugandese.
Quindi la domanda è: com’è possibile che si accetti di vedere il sigillo della Presidenza del Consiglio dei Ministri accostato a un evento che sfida in maniera così sfacciata i principi fondamentali di uguaglianza e di non-discriminazione della nostra Costituzione e che ha fattivamente contribuito all’approvazione di leggi contrarie alla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali che pure l’Italia ha sottoscritto ed è impegnata a rispettare?
E ancora: al Parlamento europeo sta bene che il proprio Presidente partecipi a un simile evento?
L’Associazione Radicale Certi Diritti ha sollevato queste domande con i parlamentari di “Più Europa” Emma Bonino e Riccardo Magi che hanno deciso di presentare un’interrogazione parlamentare sottoscritta anche da Rossella Muroni e Ivan Scalfarotto.