“Liberate Mariem”: rompere la cortina del silenzio
Report Conferenza stampa del 10 Marzo 2015 a Napoli (Palazzo S. Giacomo,Sala Pignatiello,
Yacoub Diarra (IRA Mauritania): “Mariem sa cosa state facendo per lei”
Gli eventi pubblici per la liberazione di Mariem Cheikh hanno il senso di perseguire un obiettivo di carattere umanitario. Bisogna dirlo perché fatti come questo troppo spesso vengono usati a pretesto di altri obiettivi, fino a far prevalere questioni ideologiche a discapito della vicenda umana.
Tuttavia il caso di Mariem offre una preziosa chiave di lettura della politica e le politiche che ispirano le relazioni tra stati.
Chi ci ha lette sa che questa donna è un’attivista per i diritti in Mauritania, impegnata contro le pratiche schiavistiche perpetrate particolarmente contro l’etnia Haratin. L’impegno suo e di tante donne e uomini nell’IRA (Initiative Resurgence Abolitionist ) testimonia un’energia civile intensa ed orgogliosa, alla quale non corrisponde una sufficiente attenzione degli stati e dell’Europa che pure intrattengono relazioni, commerciali e di sostegno economico, con una classe dirigente locale che continua a tollerare e silenziare pratiche, oltre che inumane, illegali vista l’approvazione nel 2007 di una legge che ha definitivamente criminalizzato lo schiavismo da parte del Parlamento di Nouakchott.
I progetti di cooperazione con l’Italia parlano di promozione della presenza femminile in diplomazia (l’Ambasciatrice in Italia è la dottoressa Mariem Aouffa, appunto una donna) di educazione alimentare e di altri interventi sicuramente virtuosi. Per quanto si ricerchi nei testi programmatici, tuttavia, non si trova accenno al lavoro coatto, alla condizione servile imposta alle bambine, alle violenze sessuali che le rendono madri in tenera età e alla tratta.
L’Unione Europea, sembra un paradosso, ha stanziato ben 195 mln di euro in diverse riprese per l’integrazione degli schiavi nella vita civile, secondo l’interpellanza presentata a Bruxelles dall’on. Massimo Castaldo, e questo certamente dovrebbe sollecitare maggiori approfondimenti e valutazioni.
Il quadro politico così definito da canali economici intensi, in un momento tanto caratterizzato da un clima di guerre e scontri, offre al di là di ogni giusta considerazione offre varchi di dialogo e di serie interlocuzioni tese ad avviare soluzioni di salvezza, oggi per Meriam, e immediatamente dopo per quella delle donne Haratin.
Sapere è importante, lo hanno testimoniato le presenze di tante donne, tra cui due centri antiviolenza, e gli attivisti della rete internazionale contro lo schiavismo. Rompere la cortina del silenzio, ora come mai, è l’operazione culturale e politica da perseguire con pazienza e determinazione.
La rete delle donne costituita dal Coordinamento Nazionale dell’UDI, le Donne in Nero di Napoli, l’Assemblea delle donne per la restituzione, le donne dell’IRA Mauritania e Italia, Liberaetà col sostegno dell’On Pia Locatelli, delle Consigliere Napoletane Coccia (commissione per i diritti umani) e Marino (Pari Opportunità) incontreranno l’ambasciatrice mauritana in Italia dottora Mariem Aouffa e il ministro italiano per gli Affari dell’africa Sub Sahariana, delegato dal Ministro Gentiloni.
Non si ferma intanto la campagna per la concessione della cittadinanza onoraria per Mariem Cheikh : un provvedimento che Napoli per prima attuò per la salvezza di Safija Hussaini ed un segno tangibile di tutela e sorellanza.
Per la rete Stefania Cantatore (UDI Coordinamento Nazionale)
Napoli, 10 marzo ’15
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