Tutto il bel mondo dell’informazione, che dovrebbe essere culturalmente informato, ha ripetuto come fossero sue le parole scritte da Noemi: “non è amore se ti fa male non è amore se ti controlla non è amore se ti fa paura di essere ciò che sei non è amore, se ti picchia…”. Anche Sgarbi ha avuto modo di dire la sua.

 

 

Il ragazzo che doveva essere interrogato, reo confesso dell’omicidio di Neomi Durini, si è avvalso della facoltà di non rispondere e i suoi avvocati, che si sono opposti alla conferma del fermo, hanno annunciato che chiederanno la perizia psichiatrica.

Non era difficile vedere che sotto alla foto del post di Noemi c’era la fonte di un’ altra pagina in lingua spagnola che riportava la traduzione.  Da altre parti lo stesso manifesto riporta “Fuente: Ventre Feminista”

Noemi a soli 16 anni aveva intuito la forza di un pensiero scritto accompagnata da una foto di sofferenza ma non ce l’ha fatta, ha creduto ancora una volta alla possibilità di vederlo parlarci chiarire, ha sperato nella forza dell’amore, che era solo malato fino a diventare criminale.

E non basta a nessuno, e tantomeno a nessuna di noi, la sola condivisione di una lettura, l’emozione di una canzone, la poesia che parla con tenerezza e coraggio dell’amore, la foto… a salvarci.

Facebook, grande contenitore di tutto, porta via molto tempo, anche quello che potrebbe essere dedicato a scegliere di vivere, dopo aver letto e praticare la vita, il rispetto dei nostri diritti.

Tutto qui direte?

C’è da aggiungere un oceano di pensieri e parole scritte: le mareee sono basse e alte e alla mia età guardo e spero in chi attraversa il mare, sia pure a braccia, sia pure con uno straccetto di vela: ànemos, dal latino anima, in greco è soffio, vento.