194 e Amina Tyler
La nostra dignità non è mai al sicuro. Oggi voglio farmi carico della rivolta di Amina Tyler finita in carcere a Tunisi perché è reato di immoralità esporre il seno in pubblico. Domani 22 maggio fanno 35 anni di legge 194, sull’aborto. Non sto a rievocare le crudeltà sentite da maschi e dalle istituzioni e nemmeno il coraggio e la disperazione delle donne, sia quelle che, soprattutto le coniugate, per la prima volta denunciavano l’umiliazione, il ferro da calza e la morte, sia quelle che non conoscevano la proporzione di un fenomeno allora formalmente inesistente perché la doppia morale è la principale morale (mi spiace di dire “cattolica”) di questo paese.
Vorrei ricordare{{ il manifesto dell’aprile 1971}} in cui donne francesi di qualche fama come {{Simone di Beauvoir }} si autodenunciarono per dire che il patriarcato non è sovrano del nostro corpo. Sorelle alle nostre spalle.
Non è finita. Sappiamo il ricatto dell’obiezione di coscienza e la valorizzazione talebana dell’embrione. {{La nostra dignità non è mai al sicuro.
}}
Oggi – sapete che sono un po’ matta – {{voglio farmi carico della rivolta di Amina Tyler }} finita in carcere a Tunisi perché è reato di immoralità esporre il seno in pubblico.
Penso che una ragazza che vive a pochi chilometri dalla Sicilia e ha una mamma regolarmente laureata ed è vissuta liberamente in un paese normale e che, dopo le speranze della rivoluzione dei gelsomini, veda cadere a pezzi l’autonomia delle donne, ha due vie, se non vuole “subire”: o spara o compie {{l’atto estremo della nonviolenza, denuda il peccato.}} Il topless non è un valore in sé; il seno sì. Se va bene da noi per moda, non può in nessun altro luogo essere impuro e criminalizzabile. Anche i salafiti sono stati allattati.
immafine da http://www.change.org/es-AR/peticiones/petitioning-tunisian-government-amina-must-be-safe
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