2 giugno 1946: per la prima volta votano 13 milioni di donne che da suddite diventano cittadine.
Dall’Associazione Ventunesimodonna di Corsico:
Il 2 giugno 1946 un referendum istituzionale segna l’atto fondativo della Repubblica Italiana, dopo 85 anni di monarchia e 20 anni di regime fascista senza elezioni. Nello stesso giorno viene eletta l’Assemblea Costituente.
Per la prima volta votano 13 milioni di donne che da suddite diventano cittadine.
Le 21 Madri Costituenti segnano la Costituzione con l’allargamento dei diritti alle donne e insieme alle poche elette in Parlamento danno contributi significativi per la costruzione di una società aperta e moderna, per l’avvio della democrazia italiana e per la Ricostruzione del paese.
Da quel 2 giugno sono trascorsi 75 anni e l’Italia si trova oggi in un diverso difficile momento.
Dopo più di un anno caratterizzato da isolamento e distanziamento, da mascherine, ricoveri, morte, vaccini stiamo per uscire da una terribile pandemia che lascia tossine in campo sanitario, economico, ambientale, relazionale, culturale come fossero macerie.
Dobbiamo ri-pensare e ri-definire una “diversa e nuova normalità” del vivere individuale e collettivo.
E’ il tempo della ragione.
C’è il rischio che tutto ricominci come se nulla fosse successo non facendo tesoro di quello che abbiamo vissuto, del negativo e del positivo che pur c’è stato. Abbiamo fatto sacrifici per tutelare le persone deboli, abbiamo capito il valore dei legami, abbiamo visto atti di generosità, abbiamo scoperto la positività dei rapporti di buon vicinato, abbiamo acquisito competenze tecnologiche.
Abbiamo assistito all’aumento della violenza domestica sulle donne, sulle bambine e sui bambini in Italia ed in tutto il mondo.
Bisogna fermarsi per dare spazio alla riflessione prima di agire la Ricostruzione e la Rinascita del paese postcovid19 come è avvenuto nell’Italia postbellica. C’è da Ripensare l’Italia del Futuro a partire dalla vita nelle città e nei paesi. Serve equilibrio tra innovazioni, crescita, ambiente ed equità sociale. Servono riforme sanitarie, scolastiche, economiche, istituzionali e nel campo dei diritti per equilibrare le disparità e le ingiustizie sociali.
Servono momenti di confronto a tutti i livelli istituzionali, dal Parlamento, alle Regioni, ai Comuni con il coinvolgimento di cittadine e cittadini. Ci sono i fondi europei da utilizzare per il bene della collettività, per le nuove generazioni e per le politiche di genere.
E noi donne, cittadine attive del XXI secolo, che abbiamo sentito sulle nostre spalle il peso della pandemia, oggi sempre più numerose in Parlamento e in tutti i luoghi [e da poco anche nello spazio] in cui si progetta e si decide, non staremo a guardare. Ci guidano le donne che per la prima volta hanno votato e varcato la soglia di un mondo riservato agli uomini. Donne coraggiose e capaci ci hanno aperto la strada che stiamo percorrendo sempre più numerose…