27 gennaio, Giorno della Memoria
Il 27 gennaio 1945 i soldati dell’Unione Sovietica, che all’epoca, insieme agli Stati Uniti e alla Gran Bretagna si contrapponeva alle forze “dell’Asse” (Germania, Italia, Giappone, Ungheria, Romania Bulgaria, Slovacchia e Croazia), entrarono nel campo di Auschwitz rendendo conto al mondo dell’orrore. Nessun* poteva più voltarsi dall’altra parte.
Seguirono altre liberazioni: Buchenwsald (11 aprile), Bergen-Belsen (15 aprile), Sachesenhausen (22 aprile), Ravensnbruck (28 aprile) e Dachau (29 aprile) e tra aprile e maggio anche alti campi di concentramento e di sterminio e penitenziari (es. Brandeburgo, 27 aprile, e Walldheim, 6 maggio), e prigioni.
La data quest’anno è maggiormente significativa per il momento tragico di guerre e stragi e il diverso posizionamento degli ex attori; Trump appena rieletto alla presidenza degli Stati Uniti, Putin e Netanyahu sotto mandato d’arresto della Corte Penale Internazionale dell’Aja figlia di quel “Mai più!” gridato da 124 Paesi, tra i quali il nostro, ma non Israele e USA.
Dopo l’incendio del Reichstag (27 febbraio 1933), il decreto istituente “misure protettive contro gli atti di violenza comunista che mettono in pericolo la sicurezza dello Stato” moltiplicò deportazioni e internamenti in campi in cui insieme alle vittime dell’Olocausto soffrirono altri soggetti singoli e collettivi, marchiati e identificati da triangoli cuciti sulle divise: giallo o stella di Davide (fede ebraica), viola (Testimoni di Geova), rosa (omossessuali e lesbiche), marrone (Rom e Sinti), verde (condannat* comuni); rosso (opposizione politica).
Persone non omologate, non previste nella società ariana che si voleva perfetta, prospera e felice nella propaganda nazi-fascista, quante guerre e invasioni e distruzioni e vite costasse.
Alcuni di questi campi di concentramento e/o di sterminio furono tutti femminili, come Moringen presso Gottiga (dicembre 1936), dove quasi metà delle internate erano Testimoni di Geova, e Ravensbruck (1939), campo “modello di Himmel” dove si fecero terribili esperimenti sull’infanzia e sulla fertilità, sulle gravide.
A Moringen nacque l’idea di istituire un “campo di polizia per la protezione della gioventù”, cioè un lager per “giovani devianti” di almeno 21 anni che non rispondevano ai “metodi sociopedagocici di recupero” previsti dai nazisti. Lì la gioventù internata scese d’età e salì di numero (674 nel 1943) tanto che altro campo similare fu aperto a Uckemark per circa 200 detenute.
Di questa gioventù ritenuta pericolosa, fu perseguitato non solo l’appartenenza identitaria, l’orientamento sessuale quando ritenuto “immorale” ma l’adesione a movimenti tra i quali, a fine anni Trenta, I pirati dell’Edelweiss e lo swingkids. Il primo sfidava la coetanea Gioventù Hitleriana, con cui anche si scontrava, salendo in montagna e intonando cori beffardi antinazisti invece di partecipare ai raduni. Il secondo era molto meno politicizzato, era la gioventù che amava il jazz, ascoltava quella musica ritenuta licenziosa e, peggio, suonata “da negri e da ebrei”, cosicché tra le prime a entrare a Morigen e a Ravensbruck (attiva già prima del 1939, luogo modello di Himmel), accanto alle comuniste e socialiste, furono ragazze che danzavano in modo “indegno” il licenzioso swing.
In questi ottanta anni, in molte parti del mondo sono avvenute persecuzioni e guerre di sterminio, alcune in corso, e sempre non bisogna dimenticare ciò che milioni di donne stanno soffrendo sotto regimi di radicalismo islamico, ma per mantenere la speranza non bisogna dimenticare Auschwitz.
Vi consigliamo, tra una vasta letteratura di testimonianza, tre “classici” nelle loro vecchie e nuove edizioni: Dal liceo ad Auschwitz. Le Lettere di Louise Jacobson; Il cielo di cenere di Elvia Bergamasco; Le donne di Ravensbruck di Lidia Beccaria Rolfi e Anna Maria Bruzzone (con testimonianze di deportate politiche italiane).
Sul nostro canale Associazione Paese delle Donne, intervista ad Edith Bruck (aprile 2022), deportata dal ghetto di Sátoraljaújhely ai campi di Auschwitz, Kaufering, Landsberg, Dachau, Christianstadt e Bergen-Belsen.
Ringraziamo l’associazione “Hannah Arendt” e la presidente Guendalina di Sabatino.
(info: proposte educative on line / viaggio visivo nel Novecento totalitario a cura del prof. F.
M. Feltri; cittadinanza attiva in Assemblea, Regione Emilia-Romagna)