Ho visto come certe signore rimestavano in gigantesche pentole la
pasta col sugo e i loro occhi brillavano e sorridevano e le persone si affollavano a ritirare quel momento caldo
Era ai primi di settembre che due sorelle di origine siciliana Maria e Laura De Falco, partirono con un camion bar da Losanna, in Svizzera, per venire a cucinare arancini per gli sfollati del terremoto. Ci hanno abituato così le nostre mamme da sempre, a seppellire la paura la tristezza e la stanchezza con qualcosa di buono da mangiare. Sono pranzi e cene di consolazione in molte parti ancora d’ Italia, quando viene a mancare una persona, a quella tavola apparecchiata per mangiare insieme. Diventa il convivio e la memoria. Mi capitò una volta a casa di un’ amica mia quando eravamo ancora ragazze ed era morto suo fratello, l’avevano salutato tutti a casa e noi eravamo lì con la moglie e i giovanissimi figli, vennero ordinate delle pizze, con il defunto a pochi metri da noi: riuscimmo a ricordare tanti episodi passati e persino a ridere, fino a piangere.
Ma non voglio parlare di pasti dopo la morte ma di quelle tazze fumanti, rubate da casa e il caffè caldo dentro magari da bere in più persone, il latte caldo e i biscotti.Lo sanno bene tutte e tutti che una persona anziana è una meravigliosa persona che aiuta in cucina, pulisce le verdure, sgrana i fagioli e i piselli, gira il cucchiaione nella pentola a ritmi degni di un direttore d’ orchestra. Dopo il terremoto bisogna darsi da fare perchè se ti fermi ascolti il tuo respiro e ti metti paura per quanto è mosso, ti metti paura a pensare quando verrà di nuovo, la scossa, e rallenta per te il momento di avere la tua casa e cucinare colazione pranzo e cena… ritornare a fare l’elenco delle cose che mancano, anche quelle superflue come un dolcetto a pancia piena.
Sono rimaste sotto alle macerie le pentole, le padelle, le presine, le spezie, la scodella di coccio comprata alla fiera il libro delle ricette, le olive con la buccia d’arancio, il formaggio che ci ha riportato dalla Sardegna l’amico, la treccia d’aglio di Sulmona, i pomodori secchi, l’origano, preso in Grecia la padella con i buchi per le castagne che poi la usi solo tre volte l’anno… sono rimaste sotto terra le ricette delle nostre mamme e delle nonne ma noi dobbiamo ritrovare tutto, ricomporre il passato con il futuro e cucinare con gioia, fosse pure scaldando un po’ d’acqua olio e parmigiano per la minestrina che c’è sempre qualcuno che lo consola alla sera, quel piatto che fuma e così ti inventi che stai piangendo per il vapore e trovi il coraggio di rimanere a testa alta e sognare ancora… l’odore buona della cucina italiana.