BERGAMO – le donne invitano la città a discutere su un libro per conoscere l’islam e le persone che cercano convivenza, libertà e pace
L’Associazione “Donne per Bergamo – Bergamo per le donne” presenterà nel pomeriggio dell’11 febbraio Non ci avrete mai. Lettera aperta di una musulmana italiana ai terroristi (Rizzoli), presente la giovane autrice, Chaimaa Fatihi, nata in Marocco e con cittadinanza italiana che non tace davanti al sangue versato negli attentati terroristici per sconfessare gli assassini che si nascondono dietro la sua stessa religione. Un libro “necessario”, scritto con cuore e intelligenza, per iniziare a conoscere l’Islàm e per restare a fianco di tutt* i e le musulman* che cercano la convivenza, la libertà e la pace.
Aderiscono: Consiglio delle Donne Comune di Bergamo, Commissione Pari Opportunità Provincia di Bergamo, Coordinamento Provinciale Enti Locali per la pace e i diritti umani, Donne in nero, IFE Italia, Politeia laboratorio di donne e Politica, Forum per l’accoglienza dei richiedenti asilo, Centro antiviolenza Aiuto donna – Uscire dalla violenza, la Vecchia sirena, Adesso Donna 3.0, Ass.SIES, Arcilesbica-Bergamo, Orlando-identità, relazioni-possibilità, Shinui.
Da Parigi a Bruxelles, i terroristi, inneggiando ad Allah, hanno seminato morte e paura negli ultimi mesi. Ma qual è la reazione dei tanti musulmani che vivono oggi in Europa? A risponderci in questo libro è la voce, fermissima e dolce, di Chaimaa Fatihi, una ragazza di 23 anni, nata in Marocco e cresciuta in provincia di Mantova, studentessa di Legge. Cittadina italiana di seconda generazione, musulmana, fiera di essere parte integrante della nostra società nonostante abbia spesso dovuto fare i conti con i pregiudizi contro la religione islamica. La stessa ragazza che, all’indomani della strage al Bataclan, ha scritto una lettera aperta ai terroristi che è stata ripresa in prima pagina da «la Repubblica» e poi da diverse altre testate. Ebbene, verso i terroristi, i musulmani come Chaimaa provano orrore e si sentono in prima linea per combatterli, unendosi in un formidabile esercito di coraggio e non violenza. Chi uccide non è un vero fedele dell’Islam – una religione basata sui valori della pace e della gentilezza –, ma un efferato criminale. Leggendo la storia di Chaimaa, scopriamo come abbia raggiunto l’obiettivo dell’integrazione senza rinnegare la propria cultura d’origine e, allo stesso tempo, capiamo quanto in comune ci sia fra lei e una sua coetanea di famiglia da sempre italiana. Se poi ci soffermiamo sugli spunti di riflessione che Chaimaa ci offre – dal ruolo della donna all’importanza della spiritualità, alla nostalgia per il Paese d’origine – ci appare chiaro che l’alleanza con i musulmani europei di seconda e terza generazione può diventare un’arma vincente contro il terrorismo. E che la tolleranza, il confronto positivo fra culture, la capacità di convivere in pace nella diversità sono le basi incrollabili su cui costruire il nostro futuro.