UN ESEMPIO DI INFORMAZIONE DI GENERE
Siamo presenti sulla scena accademica e culturale dal 2009, abbiamo iniziato con una NEWSLETTER quindicinale una nuova forma di dialogo con le iscritte e gli iscritti e quanti sono interessati a queste tematiche; saremo presenti nel dibattito contemporaneo, che richiede sempre una presenza vigile, a 360 gradi, e chiediamo altresì una interlocuzione con voi. Scrivete, proponete incontri, segnalate notizie e fatti che “diano da pensare”. Per iscriversi all’Osservatorio Interuniversitario di genere visita il nostro sito http://www.giobs.it/contatti.html Il Comitato scientifico di GIO
QUESTE LE NOTIZIE CHE PROPONIAMO ANCHE NELLA NOSTRA NEWSLETTER
Il razzismo riesce ancora una volta a trionfare
Tre studentesse afroamericane diciassettenni hanno partecipato ad un concorso della NASA, elaborando un progetto che permette di filtrare l’acqua contaminata dal piombo nei rubinetti, riuscendo a qualificarsi alla finale di una competizione per studenti delle scuole superiori americane messa in onda dalla NASA. L’ultima fase della gara prevedeva una votazione pubblica sul sito del concorso per cui le tre studentesse hanno ritenuto utile fare pubblicità sui social al loro progetto. Il risultato è stata una serie di commenti e critiche razziste per sabotare sia il progetto che il voto stesso della NASA. Ebbene, il risultato è stato che l’Agenzia Aerospaziale Americana ha deciso di sospendere la votazione online e rinviare la decisione.
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Da molto tempo si parla di dare la pensione alle casalinghe e di concedere loro dei prestiti ed ora sembra proprio che i politici si siano convinti ad elaborare una legge in tal senso. É una decisione molto importante che riconosce il lavoro che le donne fanno tra le mura domestiche, spesso rinunciando ad un lavoro extradomestico. Il loro vissuto è ben diverso da quello degli uomini che, dopo il lavoro fuori di casa, rientrano la sera e trovano tutto pronto, perché fare la casalinga è un vero lavoro, un lavoro molto impegnativo come qualunque altro. Si dedica la propria vita a casa e famiglia senza tutele di nessun genere. La pensione casalinghe 2018 INPS, coperta dal Fondo di previdenza, ha la finalità di tutelare le casalinghe, ed un riconoscimento, al tempo stesso, del valore del loro lavoro a tempo pieno.
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Una ricercatrice britannica, Jess Wade, si è cimentata a prendere in esame Wikipedia accusato di gap di genere. Con una start up di San Francisco-Primer e con l’aiuto dell’intelligenza artificiale ha ideato un algoritmo capace di estrarre i nomi degli scienziati illustri, col quale è riuscita ad identificare 40mila ricercatori su circa 30mila articoli di Wikipedia, dedicati a scienziati, e su oltre 3 milioni di frasi tratte da news che descrivevano gli autori e il loro lavoro sconosciuti. Grazie al suo algoritmo è arrivata alla conclusione che la scienza non è “donna”. Immediatamente ha pubblicato un campione di circa cento nomi eccellenti sul suo sito, neanche a dirlo, quasi tutte donne, con l’obiettivo di stimolare i contributori di Wikipedia soprattutto per colmare l’assenza di donne.
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Le pioniere del cinema erano donne
Prima che a Hollywood si affermasse il potere maschile, negli anni dal 1910 al 1920, gli anni cioè del cinema muto, le vere pioniere che stavano dietro la macchina da presa erano donne. Esse avevano una grande libertà, dall’interpretazione di supereroine ai film di cowboy, vere donne intrepide che avevano il coraggio di affrontare anche temi per così dire delicati come quelli riguardanti il sesso o il controllo delle nascite. Così oggi, su pressione di moltissime donne, la BAMcinématek ha deciso di rendere omaggio a queste donne allestendo una rassegna dal titolo Pioneers: First Women Filmmakers, raccogliendo tutte le pellicole, ovviamente restaurate, e proiettandole. È una maniera giusta per celebrare la “golden age” delle registe hollywoodiane e dimostrare quanto è andato perso nell’industria del cinema con la marginalizzazione delle donne in ruoli secondari.
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Aretha Franklin, la donna che ha chiesto rispetto
“La regina del soul”, come è stata giustamente definita, vincitrice di 18 Grammys Awards e che ha venduto 75 milioni di dischi, ci ha lasciati il 16 agosto scorso, all’età di 76 anni, dopo una aspra battaglia contro il cancro. É stata questa una delle poche battaglie che ha perso, perché il coraggio e la determinazione di questa mirabile artista non ha conosciuto né limiti né frontiere. Figlia di un pastore battista di Detroit, aveva assimilato molto dal padre che era un celebre predicatore, tanto da aver avuto il suo maggiore successo musicale grazie ad una bellissima canzone intitolata Respect, che cantava magistralmente in una indimenticabile scena del film culto del 1980 The Blues Brothers, proprio come un sermone. Nel testo, di cui lei ha scandito ogni singola parola con una forza eccezionale, chiedeva disperatamente rispetto, quando il suo uomo tornava a casa la sera e la maltrattava. “Rispetto, rifletti su ciò che questo vuole dire per me”, in originale “Respect, find out what it means to me”. È questo il perno su cui si muovono tutte le battaglie femministe, tutto l’associazionismo femminile, tutto, ma proprio tutto, quello che giustamente richiediamo al mondo che ci circonda. La prova della forza di questa sua magica interpretazione la offre la storia di questa canzone, che era già uscita nel 1965 cantata da Otis Redding, altro mago del soul, ma nella versione al maschile non aveva avuto successo. Aretha Franklin, che aveva cantato al funerale di Martin Luther King, che aveva sostituito Luciano Pavarotti al Madison Square Garden all’ultimo momento cantando “Nessun dorma” senza averla mai provata prima e lasciando basita per la sua bravura tutta la platea, è stata una delle più grandi portatrici della bandiera dei diritti delle donne e così andrebbe ricordata, oltre che come una straordinaria artista.
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Anne Wintour, Direttrice di Vogue a vita
L’abbiamo vista tutti con il suo caschetto biondo al comando della prestigiosa rivista Vogue, e anche se non l’avessimo notata, ci ha pensato Meryl Streep nel film Il diavolo veste Prada a sottolineare la sua spiccata attitudine al comando. É stata per ben 30 anni la direttrice di Vogue ed ora la sua carica è stata confermata a vita, senza alcuna preoccupazione per i suoi 68 anni di età, dato che era arrivata alla casa editrice Condè Nast nel 1988, giornalista di pedigree britannico. Una vera miniera di idee in questa lunga carriera, seppure la sua prima copertina avesse generato non poche perplessità, dato che invece di raffigurare una delle solite supermodel, aveva fatto uscire la foto di una giovanissima Michaela Bercu, con un paio di pantaloncini e una camicetta con una maxi croce tempestata di pietre colorate e gli occhi semichiusi. La redazione aveva pensato ad uno scherzo, ma poi si è ricreduta. Poiché ha amato le forti personalità, ha convinto tutte le prime donne della sua era, da Hillary Clinton a Michelle Obama, da Kate Middleton a Oprah Winfrey, a fare da modelle per le copertine, foto bellissime fatte dai migliori fotografi del mondo, che sono rimaste iconiche. Cosa l’ha aiutata maggiormente? Il senso dell’umorismo, l’unica cosa che ha confessato di non avvertire negli States come nel Regno Unito. Ha detto una volta la nostra attrice Franca Valeri che bisogna diffidare delle donne che cambiano spesso taglio di capelli: la Wintour ha la stessa pettinatura da quando era una ragazza, se la fa rifrescare due volte al giorno da solerti parrucchieri e, in effetti, la Condè Nast non ha diffidato di lei.
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Il Rinascimento politically correct
Giunge da Londra la notizia che la parità di genere è stata raggiunta anche nell’arte: nella mostra Renaissance nude, che aprirà nel marzo 2019 presso la Royal Academy of Art, verranno esposti nudi maschili e nudi femminili in numero uguale. Isterica attenzione al rispetto della differenza? Forse, afferma Melania Mazzucco, ma dopo tale selezione – molto interessante a detta del Direttore Tim Marlow – si dovrebbe procedere più a fondo. Chiedersi perché le donne pittrici sono (state) poche, perché anche le committenti (che chiedevano un nudo maschile) si contassero sulle dita di una mano, ad esempio Cristina di Svezia, perché il corpo è trattato diversamente nella pittura, naturalistico quello delle donne, eroicizzante quello dell’uomo. Ma forse la notizia più clamorosa è quella che la gender equality sarà estesa a tutti coloro che partecipano all’allestimento, quindi studiosi/e, esperti/e di comunicazione, autori/trici dei cataloghi e conferenzieri/e. Le battaglie trentennali delle Guerrillas Girls cominciano ad avere un qualche effetto: una loro istallazione del 1989 è stata acquistata oggi dalla Tate Modern, ora diretta da una donna, Frances Morris.
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Il nemico adesso è la plastica per l’ex soldato Jeanne
Sarah-Jeanne Royer, 38 anni, ricercatrice canadese, ha navigato i mari di tutto il mondo studiando i danni provocati dalla plastica che finisce negli oceani. Ex militare, per mantenersi gli studi ha servito per 13 anni nel Voltigeurs de Québec dell’esercito canadese e partecipato a due missioni a Kabul e Kandahar. Sarah-Jeanne ha conseguito due master in oceanografia in Canada e Brasile, successivamente a Barcellona ha fondato uno dei primi gruppi di plogger runner che raccolgono i rifiuti mentre fanno jogging. Di recente, la Royer ha firmato uno studio che dimostra come la plastica, degradandosi, produca gas serra: «Non sappiamo ancora l’impatto che potrebbe avere sul riscaldamento globale, ma potrebbe fare la differenza». Anche le spiagge che crediamo incontaminate non lo sono. Alle Hawaii gli albatros stanno morendo uccisi dai pezzi di rifiuti in plastica che scambiano per cibo. Come consulente scientifica di una Ong, Sustainable coastlines Hawaii, che si occupa di ripulirle una volta alla settimana, in sette anni, con un migliaio di volontari, il “soldato Jeanne” ha raccolto 160 tonnellate di plastica. «Più del 95 per cento arriva qui da ogni parte del mondo». Quando cavalca le onde alle Hawaii, al largo della “Costa paradiso” dei surfisti, i pezzi di plastica le rimangono incollati alla tuta.
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Titolo e copertina altisonante sull’Espresso, che premia le nostre battaglie trentennali. Si tratta, in effetti, di un auspicio che nasce dalla vittoria che molte giovani e meno giovani donne stanno ottenendo nelle primarie del partito democratico, in vista delle prossime votazioni di novembre negli Stati Uniti. Meritoriamente veniamo a conoscere tante storie, tante battaglie sostenute per giungere a questo primo traguardo, da quella di Rashida Tlaib, avvocata di origine palestinese a quella di una rifugiata somala o, infine, a quella della più famosa Alexandria Ocasio-Cortez, di origine portoricana, 28 anni, del Bronx. Nuovi volti, nuovi slogan, tutte in opposizione all’establishment e all’upper class. Il nostro augurio, quindi, è per una vittoria finale, significativo segnale nel paese che non è riuscito a portare una donna alla Presidenza, limitandosi a produrre una bella serie televisiva con una Commander en chief, interpretata da una splendida Geena Davis, ma sempre di fiction si trattava.
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Niente rugby per le donne di Tonga
Divieto incomprensibile quello del Ministro della pubblica istruzione di Tonga (arcipelago di 170 isole del Pacifico) che ha vietato a tutte le studentesse della scuola pubblica di praticare il rugby, perché, a suo parere, questo sport va contro le tradizioni e i valori della donna tongana. Immediata la reazione sui media da parte delle donne e non solo; il giocatore Opeti Fonua, noto anche in campo internazionale, ha dichiarato a Le Figaro come sacrosanto il diritto delle donne a praticare questo e altri sport, sottolineandone il talento. Di fronte alla protesta e alle pressioni internazionali il Primo Ministro ha fatto una parziale marcia indietro, ma Caroline Matamua, allenatrice della nazionale di rugby, continua la lotta e, con lei le cinquantamila donne che popolano Tonga.
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Una donna giapponese alla guida di un aereo da combattimento
La ventiseienne Misa Matsushima da sempre aveva sognato di diventare pilota da combattimento, quando era ancora nella scuola elementare e dopo aver assistito alla proiezione del film Top Gun, celebre pellicola del 1986 che parla della storia di un giovane aviatore che viene addestrato in una scuola militare. É iniziato così il suo sogno che si è realizzato quando è stata finalmente accettata la sua reiterata richiesta di ottenere il brevetto di pilota da caccia per il Giappone. La revoca del divieto alle donne di diventare piloti da combattimento ha costituito un passo importante contro la disparità di genere, per di più in un campo così maschile, al punto che altre tre donne giapponesi si stanno addestrando per seguire le orme di Misa.
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