La “Tavola per la Pace” del Friuli Venezia Giulia sul nucleare ad Aviano
Riceviamo da Wilpf Italia, con richiesta di pubblicazione, il seguente report dell’incontro svoltosi sabato 18 maggio a Pordenone della “Tavola per la Pace del Friuli Venezia Giulia”
PORDENONE – REPORT DELL’INCONTRO PER IL NUCLEARE DI AVIANO, CON LA PRESENZA DEI CANDIDATI ALLE ELEZIONI EUROPEE
Sabato 18 maggio alle 11.30 presso la Casa del Popolo di Torre in via Carnaro 10 a Pordenone, la Tavola per la Pace del Friuli Venezia Giulia ha organizzato un incontro aperto alla stampa e ai candidati alle prossime elezioni europee – prima dell’incontro degli stessi coi giovani a cura dall’associazionismo cattolico e della visita alla base della Commissione consiliare regionale – per esporre delle criticità relative ad Aviano, alla tensione bellica e all’escalation nucleare in corso, che minacciano gravemente anche il nostro territorio. All’iniziativa – disertata da tutta la stampa regionale – hanno partecipato i candidati Giulia Giorgi di Alleanza Verdi e Sinistra, Alessandra Guerra di Pace Terra e Dignità e Ugo Rossi di Libertà, che si sono riservati di intervenire in merito con proprie comunicazioni, così come il rappresentante del Movimento 5 Stelle Marco Grilli.
Alessandro Capuzzo di Tavola Pace FVG ha esposto la mozione sul NO al nucleare militare e SI a una nuova Legge regionale per la Pace, presentata in Regione dai consiglieri Pellegrino Honsell Fasiolo Capozzi Martines e Mentil. Le manovre nucleari contrapposte di Federazione Russa e Nato stanno coinvolgendo il Friuli Venezia Giulia, sollevando grave preoccupazione. Compito di Italia Europa e Comunità internazionale è perseguire la fine di tutti i conflitti, ancor più se potenzialmente nucleari; le esercitazioni che tuttora si stanno svolgendo, anche sul Friuli Venezia Giulia mettono l’Italia e l’Unione Europea in una posizione delicatissima col fronte di guerra espanso dall’Ucraina alla Palestina e le tensioni, in Bosnia Serbia e Kosovo che preludono a un fronte bellico possibile interno all’UE.
I proponenti la mozione propongono che il Consiglio del Friuli Venezia Giulia si impegni a intraprendere una diplomazia di Pace attiva, per affrontare con le Regioni consapevoli di Alpe Adria il rischio bellico nucleare incombente; le emergenze esistenziali e umanitarie derivanti dal conflitto sul suolo Europeo e sul Mediterraneo – rischio nucleare compreso – anche a mezzo di una nuova Legge regionale sulla Pace. Riaffermando quanto espresso il 1° febbraio 2005 con la Proposta di legge costituzionale di riforma dello Statuto inviata al Parlamento: “Il Friuli Venezia Giulia persegue una politica di pace e dialogo con tutti i popoli; promuove la cooperazione internazionale; ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; sostiene i processi di moratoria delle armi di distruzione di massa.”
Alcuni mesi fa in base al Diritto interno e internazionale 22 attivisti hanno presentato alla Procura di Roma una denuncia contro la presenza delle bombe nucleari americane nelle basi di Ghedi e Aviano affinché la Magistratura ne confermi stazionamento e uso, anche da parte di piloti italiani e responsabilità della loro importazione e detenzione. La sostituto Procuratore romana ha chiesto l’archiviazione ma gli avvocati dei proponenti stanno redigendo un’opposizione da sottoporre al Giudice; tre di loro sono friulgiuliani. Sulla base di molteplici fonti la presenza di circa 90 ordigni nucleari nelle basi di Ghedi e Aviano può considerarsi certa. Il governo italiano si ostina a rifiutare ogni informazione, ma le forze armate statunitensi usano applicazioni per memorizzare i dati di accesso agli ordigni, diventate ormai di dominio pubblico.
Gli ordigni atomici rientrano nella definizione di “armi da guerra” (legge 110/75) e “materiali di armamento” (legge 185/90, art.1). La denuncia affronta la questione della presenza o meno di licenze e/o autorizzazioni all’importazione. L’articolo 1 della legge 185/90 infatti recita: “l’esportazione, l’importazione, il transito, il trasferimento intra-comunitario e l’intermediazione di materiale di armamento nonché la cessione delle relative licenze di produzione e la delocalizzazione produttiva devono essere conformi alla politica estera e di difesa dell’Italia. Tali operazioni vengono regolamentate dallo Stato secondo i principi della Costituzione repubblicana che ripudia la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”.
La Tavola per la Pace ha attivato le competenti Prefetture per l’ottenimento dei Piani di emergenza in caso d’incidente nucleare alla base di Aviano e al porto di Trieste, di cui la Direttiva europea e la Legge impongono la divulgazione. Da Trieste è giunta una tardiva e insufficiente risposta; di fronte al silenzio di Pordenone la Tavola è stata obbligata a denunciare il prefetto per omissione d’atti d’ufficio. Anche qui la Procura ha chiesto al Giudice per le indagini preliminari l’archiviazione, con motivazioni assai discutibili e la Tavola per la Pace si è opposta al provvedimento con le argomentazioni esposte dall’avvocato Pierumberto Starace, che verranno divulgate prossimamente.
Sussiste comunque un’importante novità in argomento alle Nazioni Unite: l’entrata in vigore del Trattato di Proibizione delle Armi Nucleari sottoscritto da 122 Paesi e ratificato da 70, fra i quali Austria Malta San Marino e Vaticano; che nei fatti inizia a conseguire quanto ipotizzato nel lontano 1975 dal Trattato di Non Proliferazione, il Disarmo nucleare. A differenza di altri Paesi Nato o UE, quali Germania Olanda Norvegia Irlanda e Svezia, l’Italia non ha partecipato ai lavori.
Per gli organizzatori, Alessandro Capuzzo