NAPOLI – La nostra libertà è l’unica sicurezza che riconosciamo. Un dibattito sulla prostituzione prima della manifstazione dell’8marzo
Loro invece la temono, perché la libertà non può essere concessa. Non dipende da loro. È sottoposta solo al nostro pensiero, che ha attraversato la storia e che l’ha cambiata e continuerà a cambiarla. È la loro paura che li induce a prendere in ostaggio tante donne, con la violenza e con il ricatto. In particolare è questo governo che teme la libertà più d’ogni altra cosa, e a maggior ragione teme:
* La facoltà di scegliere e di dire “no”, la nostra libertà sessuale, la nostra proposta di convivenza alla quale viene contrapposta l’oppressione della violenza di uomini che per soffocare i “no” uccidono, schiavizzano, sfruttano e stuprano. La risposta del governo è tacitare e nascondere, soprattutto chi è già schiava, nei bordelli.
*La libertà di riscattarci e conquistare la serenità con le nostre figlie e i nostri figli viene colpita da provvedimenti, di cui la proposta Pillon è solo una parte, che puniscono le donne che denunciano i violenti e obbligano i minori a rapporti con genitori che li opprimono e li spaventano.
* La nostra libertà materna. L’assegnazione del ministero della famiglia a Lorenzo Fontana, antiabortista militante, è la risposta del governo alla libertà di scegliere come e quando diventare madri. La sua nomina è stata la premessa liberatoria per le iniziative locali che permettono ai pro-vita di entrare nei consultori e accerchiare le donne che legittimamente si rivolgono ai reparti di interruzione volontaria di gravidanza.
Il segno che abbiamo lasciato nella civiltà è forte e autorevole, inciso da regole che le donne nel mondo hanno voluto e scritto: come la Convenzione di Istanbul che contraddice radicalmente il relativismo dei diritti, tanto caro ai padri dei nazionalismi. La continua infrazione delle regole da parte del governo in carica è una forma di attivismo ostile a noi tutte e alla civiltà che continueremo a costruire.
PROSTITUZIONE, QUALE LIBERTA’? Lunedì 4 Marzo alle ore 17 nella Sala Santa Maria La Nova ne parliamo con Julie Bindel, autrice de “Il mito di pretty woman” avvocata e attivista della rete abolizionista e Rachel Moran, autrice di “Stupro a pagamento”.
Il Italia, il dibattito sulla legalizzazione dello sfruttamento della prostituzione non si è mai definitivamente chiuso. La locuzione “legalizzazione dello sfruttamento” è tuttavia sempre defilata e sottintesa. In politica si preferisce “legalizzazione della prostituzione”, il che contiene una falsificazione del contenuto del progetto della “riapertura dei bordelli”, da più parti avanzato. La legge vigente infatti non criminalizza le prostitute, bensì lo sfruttamento e il favoreggiamento. Sarebbero questi infatti ad essere depenalizzati e legalizzati.
I numeri spaventosi dello sfruttamento sessuale in tutte le sue forme, e principalmente le conseguenze sulle condizioni di vita di donne pagate per essere violentate e danneggiate nella salute, se non uccise, sono ormai di pubblico dominio e via via stanno rendendo sempre più improponibile la visione di patinata “del mestiere più antico del mondo”.
Gli interessi che ruotano introno a quei numeri sono cospicui e mascherati da innumerevoli attività di facciata, tutte riconducibili a reti di stampo mafioso: la legalizzazione, oltre che contrastare i trattati internazionali, sarebbe in aperta contraddizione con la lotta al crimine organizzato.
La propaganda è perciò alla ricerca di sempre nuovi espedienti culturali per veicolare la regolamentazione come soluzione definitiva al problema-prostituzione. L’ultimo in ordine di tempo è quello di associare alla prostituzione la parola libertà. Probabilmente chi propone questo binomio intende invadere e mercificare la libertà sessuale che le donne conquistano ogni giorno, da secoli, respingendo la violenza degli uomini.
Le sopravvissute all’inferno dei bordelli legali, le attiviste impegnate nella protezione delle vittime della prostituzione sono le principali testimoni della rete abolizionista che si propone di difendere le donne dalle aggressioni legalizzate dallo scambio in danaro e che chiede di punire i clienti, fautori della domanda di prostituzione, quali maggiori responsabili di una strage silenziosa e quotidiana.
L’evento è il quarto in Italia, nelle tappe della rete abolizionista per la presentazione del nuovo libro di Julie Bindel, e precederà di poche ore la pronuncia attesa della Corte Costituzionale in merito al quesito/istanza presentato dai legali di Tarantini (processo per sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione) sulla costituzionalità della legge Merlin. Sulla pronuncia della Consulta la rete abolizionista terrà una conferenza stampa a Roma il giorno 5 marzo dopo la lettura della decisione dei Giudici.
Promosso da Resistenza Femminista, Associazione Salute donna, UDI di Napoli, Iroko onlus, Differenza Donna, Space e dalla dott.ssa Maria Esposito Siotto.
Col contributo attivo della Consigliera della Città Metropolitana dott.ssa Elena Coccia, della Consigliera di Parità della Città Metropolitana Isabella Bonfiglio.
Il dibattitto sarà moderato da Gabriella Ferrari Bravo. Sono previsti l’intervento di Valeria Valente, presidente della Commissione femminicidio del Senato e i saluti del Sindaco di Napoli On. Luigi De Magistris
Napoli 21 febbraio ’19