8 marzo, Amnesty: in ogni parte del mondo giustizia e dignità negate alle vittime di stupro
In ogni parte del mondo, le vittime di stupro e di violenza sessuale si
vedono negare l’accesso alla giustizia, a causa della discriminazione di
genere e di pregiudizi sul loro comportamento sessuale. E’ questa la
denuncia che Amnesty International rende nota in occasione della Giornata
internazionale delle donne, attraverso due rapporti che mettono a
confronto la violenza sessuale in due contesti opposti: la Cambogia e i
paesi nordici europei (Danimarca, Finlandia, Norvegia e Svezia). ‘Tanto nei paesi poveri quanto in quelli ricchi, le donne che hanno subito
stupri e violenza sessuale hanno poche speranze di vedere i loro
aggressori portati davanti alla giustizia’ – ha dichiarato Widney Brown di
Amnesty International. ‘E’ agghiacciante constatare che nel 21° secolo,
con tutte le leggi che dovrebbero garantire l’uguaglianza delle donne,
praticamente ogni governo non le protegga e non chiami i responsabili a
rispondere dei loro crimini’.
I rapporti di Amnesty International, diffusi mentre sono in corso di
svolgimento i lavori della Commissione Onu sulla condizione delle donne,
mettono in luce i molti ostacoli che vengono posti alle donne che cercano
giustizia per la violenza sessuale e domestica, quali l’atteggiamento
inadeguato, negativo o minimizzante da parte della polizia, dei giudici e
dei medici.
_ A causa della radicata indifferenza delle autorita’ nei
confronti della violenza sessuale, molte donne si vergognano o addirittura
si addossano la colpa e rinunciano a denunciare alla polizia i reati
subiti. Quando invece lo fanno, le loro richieste di giustizia vengono
accolte raramente. I due rapporti dimostrano come le incriminazioni per
stupro siano tra quelle percentualmente piu’ basse rispetto ad altri tipi
di reato.
‘Salvo che non sia accompagnata da violenza fisica, la violenza sessuale
non viene presa seriamente in considerazione’ – ha sottolineato Brown.
_ ‘Una donna che ha subito uno stupro senza gravi conseguenze fisiche viene
spesso stigmatizzata e giudicata responsabile per un crimine che in
realta’ e’ stata lei a subire, mentre il suo aggressore se la cava, nella
maggior parte dei casi, con una blanda sanzione penale e una riprovazione
sociale minima’.
Sebbene i sistemi penali esaminati nei due rapporti varino profondamente,
Amnesty International vi ha trovato carenze e discrepanze che allo stesso
modo scoraggiano le donne e le ragazze dal chiedere giustizia.
[Nei paesi nord-europei->http://www.amnesty.it/scandinavia_stupro_protezione_donne.html], a determinare la gravita’ di uno stupro non e’ la
violazione dell’autonomia sessuale di una donna quanto l’uso o meno della
violenza o la minaccia di violenza. Amnesty International descrive un caso
in {{Finlandia}}, dove un uomo ha costretto una donna ad avere un rapporto
sessuale nel bagno di un parcheggio, facendole sbattere la testa contro il
muro e tenendo bloccate le sue mani dietro la schiena. Secondo
l’inchiesta, non si e’ trattato di stupro in quanto la violenza usata era
stata di entita’ lieve. L’uomo e’ stato giudicato colpevole per
coercizione a un rapporto sessuale e condannato a sette mesi di carcere
con la condizionale. Per raffronto, le leggi finlandesi prevedono almeno
sei mesi di carcere per il rifiuto di svolgere il servizio militare
obbligatorio, compresa l’opzione del servizio civile.
{{In Cambogia}}, le donne non hanno fiducia nel sistema giudiziario. Le spese
legate ai procedimenti (talvolta sotto forma di ‘mazzette’ da pagare alla
polizia perche’ apra un’inchiesta, ma sovente anche legate alle visite
mediche e ai trasporti) hanno un effetto scoraggiante. Un altro aspetto
tipico del paese asiatico e’ quello del ‘pagamento extragiudiziario’, che
la polizia negozia tra la l’aggressore e la vittima, in modo che
quest’ultima ritiri la denuncia. Il mediatore riceve una percentuale.
‘Per troppe, troppe donne, l’esperienza col sistema giudiziario acutizza
la violenza subita’ – ha proseguito Brown. ‘Ogni stupratore che rimane
impunito rappresenta il segnale che le autorita’ sono indifferenti di
fronte alla sofferenza delle vittime della violenza sessuale’.
La violenza contro le donne rimane una delle piu’ gravi e invasive
barriere all’uguaglianza di genere. Amnesty International chiede ai
governi di fare il proprio dovere, prevenendo, indagando e punendo gli
atti di violenza e garantendo cio’ che e’ di fondamentale importanza:
l’accesso delle donne alla giustizia e a rimedi effettivi per la violenza
che hanno subito.
Amnesty International sollecita anche la {{creazione di un organismo stabile
e forte delle Nazioni Unite}} che possa garantire il pieno e concreto
godimento dei diritti umani da parte delle donne. Per questo,
l’organizzazione fa parte della [campagna globale sulla Gender Equality
Reform Architecture->http://www.un-gear.eu/], che chiede ai governi e al sistema delle Nazioni
Unite di assicurare che la nuova agenzia dell’Onu per le donne abbia
risorse, personale e autorita’ per fare davvero la differenza nella vita
delle donne di ogni parte del mondo.
Amnesty International sollecita tutti i governi a riaffermare a chiare
lettere il loro impegno a rispettare i diritti umani delle donne contenuti
in numerosi trattati internazionali e nella Dichiarazione di Pechino e
Piattaforma d’azione, un’agenda per conseguire gli obiettivi di
eguaglianza, sviluppo e pace per tutte le donne.
{{Le attivita’ della Sezione Italiana in occasione dell’Otto marzo}}
In occasione della Giornata internazionale delle donne, la Sezione
Italiana di Amnesty International propone una serie di iniziative e
appelli per sensibilizzare l’opinione pubblica sui temi della violenza
sessuale e dei diritti sessuali e riproduttivi.
Del {{tema degli stupri di guerra si discutera’ oggi alle ore 16 presso il
Rettorato dell’Universita’ degli Studi di Torino}}, in occasione della
presentazione del volume ‘Stupri di guerra’, pubblicato da Franco Angeli e
patrocinato da Amnesty International. Interverranno il curatore Marcello
Flores, Anna Bravo e Marco di Giovanni dell’Universita’ degli Studi di
Torino e, per Amnesty International, Laura Renzi, coordinatrice della
campagna ‘Mai piu’ violenza sulle donne’.
Iniziative sono anche previste in diverse citta’ italiane tra cui Bologna,
insieme alla sezione provinciale della Confederazione nazionale
dell’artigianato e della piccola e media impresa (Cna).
Per dare piu’ efficacia all’azione per salvaguardare i diritti sessuali e
riproduttivi delle donne in tutto il mondo, la Sezione Italiana ha siglato
un accordo di collaborazione con la Societa’ italiana di ginecologia e
ostetricia (Sigo). L’accordo ha l’obiettivo di promuovere e sostenere i
diritti delle donne presso istituzioni nazionali e internazionali,
abbattere le barriere culturali che pregiudicano il godimento del diritto
alla salute delle donne e combattere discriminazione e disuguaglianza nel
loro accesso ai servizi sanitari.
Nell’ambito della principale campagna globale di Amnesty International,
[Io pretendo dignità->http://www.iopretendodignita.it], le attiviste e gli attivisti dell’associazione
saranno coinvolti in una raccolta di [firme e invio di cartoline al
presidente del Nicaragua->http://www.amnesty.it/9_attiviste_nicaragua.htlm] per chiedere che la salute delle donne sia
tutelata. Nel luglio 2008, infatti, e’ entrato in vigore il divieto
assoluto di abortire, anche in caso di rischio per la vita della donna.
_ Il
sito Internet e la bacheca su Facebook di ‘Donna moderna’ pubblicheranno
link e informazioni su questa iniziativa.
– [Ulteriori informazioni e appelli->http://www.amnesty.it/8marzo-donne]
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