8 MARZO: con gli occhi di Antonietta Gargiulo e Rokhaya Kene Mbengue
Non si può morire di violenza, oltre tutte le malattie che questa società ci regala. Lo scrissi molti anni fa e mi ritrovo a ripetere le stesse cose: questo 8 marzo 2018 lo dedico a due donne vive, (…)
Non si può morire di violenza, oltre tutte le malattie che questa società ci regala. Lo scrissi molti anni fa e mi ritrovo a ripetere le stesse cose: questo 8 marzo 2018 lo dedico a due donne vive, Antonietta Gargiulo e Rokhaya Mbengue, anche se una parte di loro è morta per sempre.Una donna vittima di una violenza di genere è “vittima di violenza fisica, psicologica, economica e sociale”; cosa sarà nei prossimi giorni mesi anni di di queste due donne, colpite negli affetti più cari, per mano violenta?
Rokhaya Mbengue piange in 7 anni due mariti, entrambi ammazzati da un bianco: lei come loro sono neri. Facili da colpire per chi è razzista, folle, con un permesso di armi. Il primo marito si chiamava Samb Modou ed era stato uno dei senegalesi uccisi sette anni fa a Firenze, dal killer razzista e simpatizzante di Casa Pound Gianluca Casseri. Poi Idy Diene è ucciso lunedì 5 marzo da Roberto Pirrone, faceva il venditore ambulante, era amato da tutti e dalla sua compagna a cui affidava quei pochi soldi per vivere, lei e i figli del marito morto.
Aveva 54 anni, dieci di meno di quell’avanzo di uomo che non ha avuto neanche il coraggio di farsi fuori, Roberto Pirrone. Voleva togliersi, dice lui, la vita per motivi economici. E’ uscito di casa con la sua beretta, non doveva ammazzarsi dentro, ma fuori. Sul ponte ha trovato invece il coraggio di ammazzare un venditore ambulante, nero: aveva il permesso di soggiorno regolare.
Lo mancherà lassù −
Perché gli Angeli prendono Casa
accanto alla nostra,
Ovunque ci spostiamo” scriveva Emily Dickinson.
Nel 2017 sono state uccise 121 donne. Nel 46% dei casi ad uccidere è il partner, nel 13% un ex compagno o marito, nel 38% dei casi un familiare e nel 3% un conoscente. La stragrande maggioranza degli omicidi, l’81% dei casi, avviene nelle mura domestiche o in contesti parentali. “La violenza non è amore. Non raccontiamoci favole!”