L’(in)formazione da salvare
La sera del 27 gennaio scorso, tre militanti femministe iraniane sono state arrestate all’aeroporto Imam Khomeiny di Teheran. Tala’t Taghinia, Mansoureh Shojaje et Farnaz Seify, giornaliste e membre del Centro culturale femminista di Teheran erano in partenza per New Delhi per un corso di formazione organizzato dall’Agenzia femminista Shahrzad News su giornalismo web e strategie internazionali di comunicazione.La polizia ha proceduto alla perquisizione dei loro appartamenti, requisendo passaporti, effetti personali, libri, computer, agende; le tre donne sono state trasferite nel carcere di Evin, a nord di Teheran. Vi hanno passato un giorno intero, prima di essere liberate sotto cauzione. Sono accusate di {{attacco alla sicurezza dello Stato, per aver tentato di partecipare ad un “seminario educativo” all’estero}} e dovranno restare a disposizione degli inquirenti per un periodo non inferiore a due mesi, in attesa di conoscere la loro condanna.
L’avvocata e premio Nobel {{Shrin Ebadi ha deciso di assumere la loro difesa}} e di smontare punto per punto le accuse rivolte alle sue compatriote. Sul piano legale, infatti, la legge iraniana non impedisce di uscire dal Paese né tanto meno di seguire corsi di formazione. Questo accanimento risulterebbe motivato dall’impegno delle tre militanti nella campagna ‘Un milione di firme’ lanciata lo scorso anno da alcune organizzazioni femministe per chiedere l’abrogazione delle norme legali che discriminano le donne in Iran, un’iniziativa che in poco tempo ha preso un’ampiezza inaspettata.
Al momento dell’imbarco, insieme a loro, sono state fermate altre dieci donne: come le loro compagne, erano tutte in possesso di un regolare visto d’ingresso per l’India. La polizia le ha lungamente interrogate sul loro legame con l’Agenzia e con la sua caporedattrice, poi le ha rilasciate, impedendo loro di lasciare il paese.
La storia delle tre attiviste ha raggiunto in breve i siti di alcune reti femministe attive in India, Francia e Olanda, delle organizzazioni dei diritti umani e naturalmente di Reporter senza frontiere. Per il momento non ci sono mobilitazioni in programma, per evitare di mettere a rischio la sicurezza delle giornaliste.
{{Cos’è dunque Shahrzad News}}? È una giovane Agenzia giornalistica nata in Olanda da una radio comunitaria e da un centro di documentazione femminista, grazie ad un finanziamento governativo olandese. All’interno di essa lavorano giornaliste/i iraniane/i della diaspora e interne/i. La formazione così brutalmente impedita era indirizzata a tredici delle giornaliste residenti in Iran, alcune delle quali collaborano anche con altre testate, tra cui {Zanestan} (La città delle donne) e {Tagir Bary Barbary} (Cambiamento per l’uguaglianza)
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