Esiste una violenza delle donne o si tratta dell’ennesima omologazione al maschile?
Non so…magari a sbagliare sono io ma sento il dovere di esprimere il mio disorientamento e il mio profondo dissenso di fronte a discorsi che corrono sul “Farsi giustizia da sé” e a immagini di donne che imbracciano un fucile (proprio stamane in fb) che di fatto – consapevolmente o no, funzionano, per le donne, da istigazione alla violenza come unica via praticabile per contrastare la violenza maschile. Certo, dal dire al fare, dall’immaginare all’agire, corre differenza ma ciò non toglie che certe parole e certe immagini risultano essere quanto c’è di peggio per concorrere ad alimentare e a fagocitare rabbie represse – ancorché comprensibili – rendendole talmente incontenibili da sfociare in gesti insani e fuori controllo.
Parole e immagini hanno sempre degli effetti – si sa – e occorre dunque assumersene in toto la responsabilità soggettiva, culturale, etica e politica.
Il genere di femminismo che conosco, quello che pratico e che si ispira al “pensiero della Differenza”, non ha nulla a che vedere con l’imitazione, l’omologazione e la mimesi a modelli di comportamenti maschi, che, lungi dal prendere le distanze dalla violenza patriarcale, la confermano, la rafforzano legittimandone la continuità.
Questa nuova via dell’istigazione – sia pure anche solo fantasticata come possibile soluzione del conflitto uomo-donna – che si sta facendo largo fra un certo numero di donne, mette in risalto un elemento importante non più eludibile: la via, sia pure indiretta o velata, di un “lasciapassare”, di un’autorizzazione alla violenza femminile, che altro non è se non il segno tangibile ed evidente di una Forza ATTIVA che NON C’E’, di una Forza incapace di volere ciò che può, di una Forza dunque separata, scissa da ciò che può: la Forza di ricostruire, dal basso, un movimento politico femminile-femminista che pare abbia perduto ogni capacità di incidenza sui processi sociali, economici e politici che abbiamo oggi di fronte.
Di qui l’emergere e l’affermarsi di forze reattive estremamente pericolose per una sana convivenza fra donne e fra donne e uomini.
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