Consultorio? Sì, grazie!
La situazione dei consultori di Roma è sempre più precaria, e, considerando che già negli ultimi anni il loro numero e quello degli operatori si è sensibilmente ridotto, la situazione è davvero molto grave per la salute della donna e della coppia. Questo nonostante la validità del modello d’intervento consultoriale sia ogni anno ribadita dai rapporti sull’andamento dell Interruzioni Volontarie della Gravidanza.Il [rapporto del ministro Balduzzi sull’andamento dell’interruzione volontaria della gravidanza in Italia->http://www.salute.gov.it/resources/static/nuovoPrimoPiano/351/presentazione.pdf] conferma quello che chi lavora nei consultori sa bene da sempre: la presenza dei consultori riduce il ricorso all’IVG perchè aumenta il livello di prevenzione con l’informazione, la somministrazione e il controllo dei sistemi contraccettivi e perchè consente alle donne e alle coppie di prendere coscienza della necessità di tutelare la propria salute e di scegliere in sicurezza quando e come avere una gravidanza.
Nonostante il monitoraggio sistematico dei dati confermi anno dopo anno questa realtà e dimostri il risparmio – non solo in termini economici – che un investimento su questi servizi determinerebbe per tutelare la salute della donna, della coppia, del bambino, i consultori vengono inspiegabilmente emarginati all’interno delle Asl e ingiustamente attaccati da progetti legislativi regionali e Piani Famiglia governativi che ne mettono in discussione il valore e la necessità, attribuendo loro valenze ideologiche destituite di qualsiasi fondamento.
A Roma e nel Lazio è un continuo progettare, e purtroppo anche realizzare, chiusure e accorpamenti di sedi consultoriali da parte delle Asl, non considerando che il consultorio per definizione deve essere un servizio diffuso capillarmente sul territorio, perchè solo così potrebbe garantire interventi di “offerta attiva” su tutte le tematiche relative al Percorso Nascita, alla contraccezione, alla salute sessuale e riproduttiva, alla prevenzione dei tumori femminili …
Arrivano continuamente alla Consulta segnalazioni di utenti preoccupate dalle “voci” che fanno temere la perdita di un riferimento per la salute come il consultorio, la cui presenza è da tempo diventata significativa nel proprio quartiere; qualche mese fa ha riguardato i consultori di via Casilina e di via Spencer nella Roma C, poi quelli di piazza dei Mirti e via Rubelia della Roma B, le sedi dei CCFF di piazza Castellani, di via Salaria e di via Atto Tigri della Roma A, e adesso c’è grande fermento per la chiusura annunciata di via Manfredonia, presidio consultoriale frequentatissimo, nel quale si effettuano anche le vaccinazioni obbligatorie ai bambini. Per i cittadini di un quartiere come Quarticciolo perdere il consultorio di zona significherebbe non avere nessun riferimento ed essere costretti a spostarsi in località distanti e difficilmente raggiungibili.
Leggendo la relazione del ministro Balduzzi, così piena di affermazioni lusinghiere sull’efficacia del modello di intervento consultoriale, affermazioni che discendono non dall’opinione del ministro ma dall’elaborazione dei dati in possesso del Ministero, viene da chiedersi perchè non se ne traggano le logiche conseguenze e non si dia il via ad un piano nazionale che porti a regime il numero dei consultori e la completezza delle équipe, come avviene per i medici di base.
Le risorse scarseggiano, lo sappiamo, ma partendo dal non sopprimere i consultori che esistono e delineando una direzione di incremento, si potrebbe progressivamente dotare il Paese di una rete completa di consultori che, come più volte sottolineato – essendo servizi a bassa soglia e a basso costo – consentirebbero una reale tutela della salute sessuale e riproduttiva, facilitando gli accessi delle donne e degli uomini del territorio e gli interventi di “offerta attiva” da parte degli operatori
{L’articolo è stato pubblicato anche su consultaconsultoriroma.blogspot.com}
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