Come donna non ho parole
Care donne amiche, non possiamo stare serene nemmeno per un giorno. Ieri contente per la cancellazione dal codice dei “bastardi”, oggi adirate per il ricorso contro la sentenza dell’Alta Corte di Strasburgo che il 28 agosto condannava l’Italia per “violazione del rispetto della vita familiare” in riferimento alla legge 40 sulla fecondazione assistita, giudicata incoerente con le norme giuridiche. Infatti una coppia portatrice di malattie genetiche sarebbe ammessa alla pratica della fecondazione e anche all’aborto nel caso di diagnosi infausta, ma non alla diagnosi preimpianto che potrebbe evitare il trauma abortivo.
La pretesa di “{{salvare l’integrità del sistema giudiziario italiano”}} , oltre che assurda e controproducente, offende tutte le donne. Infatti ben 19 tribunali regionali e la stessa Corte costituzionale, prima del pronunciamento della Corte europea, avevano bocciato tra gli elementi incoerenti di una legge insensata e malfatta, anche questa lesione dei diritti personali alla salute.
{{Come donna non ho parole}} e spero che, come di soppiatto il governo ha proceduto presentando il ricorso a Parigi il giorno prima della scadenza, così non sia coinvolta una donna ministro.
Ma soprattutto vorrei che dalle donne venisse forte {{il riconoscimento che noi non abbiamo mai preteso di fare della maternità un potere}}, ma abbiamo accettato la libertà di scelta individuale sotto la tutela delle leggi. Che non è stato facile conseguire, dai diritti della lavoratrice madre ai consultori, all’interruzione di gravidanza, alla fecondazione assistita.
Non vorremmo mai “usare” la maternità, ma vorremmo che fosse chiaro che, proprio {{nella nostra contestazione alla qualità dei poteri,}} la maternità sarebbe il potere più grande di tutti: se riconosciuto, la donna potrebbe fare tutto quello che vuole. Non sarebbe esistito neppure il termine “bastardo” perché solo alla madre sarebbe spettato il riconoscimento.
{{Sono davvero infuriata. Poi mi passa, ma volevo condividere.}}
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