Con tutta la violenza che c’è in giro e di varie tipologie, quella del linguaggio, può sembrare irrilevante e neanche ci scandalizziamo per poche o molte parolacce volgari e offensive rivolte al sesso femminile, è quasi tollerata come normale.

Siamo abituate, direi che le abbiamo bevute col ‘latte paterno’.

Se ‘lui’ si martella un dito, mentre lavora, accompagna il dolore con esclamazioni indebite, che giacciono sepolte nella sua corteccia cerebrale, per cui deplora la divinità e la donna: ‘Porco Dio! Porcaccia Eva!’ Forse in un certo senso potremmo anche sentirci lusingate dal fatto di essere {{equiparate per un attimo alla grande potenza divina della nostra religione,}} ci pone all’altezza di Dio Padre, forse non lo sa, ma nel suo dna potrebbe esserci traccia di una grande Dea Madre, antichissima, che si venerava millenni avanti Cristo e che i maschi hanno poi cancellata con fermezza. Date le circostanze della situazione incidentata di partenza, il martellarsi il dito, sarebbe più appropriato un ‘testa di cazzo’, ma è l’inconscio che affiora e preferisce: ‘Puttana, troia, mignotta, ecc…’

Quello stesso linguaggio può essere usato anche consciamente per altro tipo di contrattempo, come un diverbio con una partner: anziché intavolare una discussione per lui difficile e sfibrante, liquida tutto con quattro parolacce denigrative e svilenti rivolte al sesso femminile. Non si affronta un dialogo, tanto lei non ci arriva, anzi non vuole capire, ha un cervello limitato e anche contorto: questo è un grave preconcetto, significa che la parolaccia svela una forma di razzismo verso tutte noi.

Conscio od inconscio, il linguaggio che insulta e tratta il genere femminile come una sottospecie, è {{una forma di aggressione}}, che non agisce sul corpo, ma sulla psiche di tutte le donne, agisce in profondità e quindi va denunciata, specie quando l’utilizzatore è un personaggio pubblico, ad esempio un politico noto o comunque in vista e funge da modello, in quanto esposto alle televisioni o alla stampa.

Non so se c’è un blog specifico sulla violenza alle donne in cui esprimere riflessioni, denunce e segnalazioni. Se non c’è speriamo che nasca, sarebbe utile, se ne sente la mancanza: ci vorrebbe, un sito in rete che raccolga, amplifichi e diffonda le note dolenti delle voci sommerse.

Graziella Poluzzi – www.women.it/umorismo/

http://www.ebookitaliani.it/poesia/poesie-fiabesche