Lo scorso 1 novembre, durante una grande manifestazione in
programma a Makeni, nella Provincia settentrionale della Sierra Leone,
centinaia di persone, tra soci di Amnesty International e attivisti
locali, hanno chiesto al nuovo governo di impegnarsi ad assicurare piena
giustizia e riparazione alle decine di migliaia di donne vittime di
violenza sessuale.In quell’occasione, Amnesty International ha diffuso un rapporto
di 35 pagine intitolato ‘[Il diritto di ottenere riparazione per le vittime
di abusi sessuali->http://web.amnesty.org/library/index/engafr510052007]’, in cui denuncia fino a che punto le donne siano
stigmatizzate e subiscano ancora oggi gli effetti delle violenze subite
nel corso del conflitto in Sierra Leone.
“L’inimmaginabile brutalità dei crimini commessi contro un terzo della
popolazione femminile della Sierra Leone, sebbene ben documentata, non è stata ancora completamente riconosciuta dal governo – ha dichiarato Tania Bernath, ricercatrice di Amnesty International sul paese africano – Per le donne della Sierra Leone, la storia non è finita. Oggi hanno bisogno di cure mediche, di accesso alla giustizia e al lavoro, di opportunità economiche ed educative che le aiutino a ricostruire le loro vite”.

Secondo il diritto internazionale, coloro che si rendono responsabili di
stupri, di atti di schiavitù e violenza sessuale che costituiscono
crimini di guerra, di crimini contro l’umanità e di tortura devono essere
sottoposti a processo e {{alle vittime deve essere garantita piena ed
effettiva riparazione}}. Questa deve, per quanto possibile, annullare
qualsiasi conseguenza derivante dall’atto illegale e ristabilire le
condizioni che si presume ci sarebbero se il crimine non fosse stato
commesso.

L’Accordo di pace di Lomè, siglato nel 1999, aveva disposto l’istituzione
di un Fondo speciale per le vittime di guerra e di una Commissione per la
verità e la riconciliazione. Nonostante il governo fosse obbligato a
farlo e nonostante le ripetute sollecitazioni da parte della società
civile, il fondo non è stato ancora costituito.
_ La stessa Commissione per la verità e la riconciliazione ha chiesto
l’istituzione di un programma di riparazione. Quest’ultimo è ora in via
di realizzazione, sotto la guida della Commissione nazionale per l’azione
sociale, ma necessita ancora del pieno supporto governativo per essere
effettivo.

“Il ritardo nella predisposizione di un fondo speciale per le vittime del
devastante conflitto in Sierra Leone ha indubbiamente provocato ulteriori
sofferenze, in special modo per le donne – ha dichiarato Bernath – Alle
vittime della violenza sessuale è stata negata la riabilitazione, con il
risultato di prolungare la loro agonia e aggravare i loro problemi fisici
e psicologici.
_ Applicare il programma di riparazione, come chiesto dalla Commissione per la verità e la riconciliazione, sarà un passo cruciale: il governo
dovrà portarlo a termine correttamente, in modo che le vittime della
violenza sessuale non perdano l’opportunità di ottenere la riparazione di
cui hanno bisogno”.

Nel suo rapporto, Amnesty International sottolinea come {{misure giudiziarie possano costituire un importante complemento}} per altre forme di riparazione.
_ “Un sistema giudiziario correttamente funzionante potrebbe creare un
ambiente in grado di permettere alle vittime di denunciare le violenze
subite e potrebbe porre termine all’impunità, costringendo i responsabili
a rendere conto di fronte alla giustizia dei loro orribili crimini – ha
commentato Bernath – Sono trascorsi quasi sei anni dalla fine del
devastante conflitto che ha dilaniato la Sierra Leone, provocando
sofferenze incommensurabili alla popolazione civile, soprattutto alle
donne. Il dolore per loro non è finito. La mancanza di giustizia e di
effettivi rimedi sono stati in parte i presupposti per ulteriori violenze
contro di loro.
_ Nonostante l’approvazione di alcuni disegni di legge sui diritti delle
donne, {{le violazioni in Sierra Leone continuano indisturbate}} e gli sforzi
per perseguire i responsabili si sono dimostrati largamente inefficaci.
_ {{La mediazione familiare}} per riportare la ‘pace’ nei casi di stupro
{{contribuisce all’impunità}} anziché promuovere la giustizia e favorisce
l’inazione del governo, che in questo modo viene meno alla propria
responsabilità di assicurare che ogni tipo di violenza contro le donne
sia perseguita”.

{{Un po’ di storia}}

Di giustizia per le vittime della violenza sessuale nel conflitto della
Sierra Leone ve n’e’ stata ben poca. Il 20 giugno di quest’anno la Corte
speciale per la Sierra Leone ha per la prima volta emesso un verdetto per i crimini commessi durante la guerra. Tre alti esponenti del Consiglio
rivoluzionario delle forze armate sono stati giudicati colpevoli di 11
tipologie di crimini di guerra e crimini contro l’umanità, tra cui lo
stupro, l’oltraggio alla dignità della persona e la schiavitù sessuale.
Questo passo avanti, sebbene significativo, risulta davvero minimo e
parziale in confronto all’impunita’ che ha consentito a centinaia di
responsabili di reati del genere di sfuggire alla giustizia.

Una clausola di amnistia contenuta nell’Accordo di Lomè esclude
procedimenti giudiziari ai danni di chiunque si sia macchiato di crimini
di guerra, crimini contro l’umanitàe altri reati commessi tra il 1991 e
il 1999. L’amnistia impedisce inoltre alle vittime di chiedere una
riparazione nelle corti ordinarie della Sierra Leone.

Amnesty International continua a chiedere al governo della Sierra Leone di revocare l’amnistia con un provvedimento di urgenza e di dare priorità
alla ricostruzione del sistema giudiziario, in modo tale che sia possibile
indagare in maniera efficace su tutti i reati commessi durante il
conflitto e perseguire coloro che siano sospettati di averli commessi.