Giunge proprio al momento più opportuno il volume “Crimini su Donne e Bambine”, l’accurata riflessione svolta dalla criminologa Noemi Novelli attorno al tema della violenza alle donne, a reindirizzare le coordinate di un dibattito che negli ultimi tempi ha spesso trasceso, e da più parti, i termini di una discussione seria e ben argomentata. Una siffatta inchiesta non cesserà di rappresentare un valido strumento di riferimento su tale scivolosa materia, anche quando, c’è da scommetterci, il “polverone mediatico” attorno all’argomento si sarà posato nuovamente sul terreno delle discussioni ormai dimenticate (ma solo dal tritacarne catodico).
_ La Novelli, Presidente dell’“{Osservatorio Multidisciplinare Crimini su Donne e Minori}”, affida ad un volume essenziale e insieme ricco di testimonianze, alcuni importanti spunti di approfondimento da lei individuati a partire proprio dai racconti in prima persona resi da tante donne vittime di soprusi in varie parti del globo. Il suo è {{un approccio omnicomprensivo e indagatore,}} mai pago delle solite spiegazioni pronte all’uso per rendere conto ogni volta delle azioni barbariche ancora oggi perpetrate contro le donne. {“Molti dei feroci crimini denominati con leggerezza “tradizioni”, quali l’uccisione d’onore, l’infanticidio, l’infibulazione, l’acidificazione, vengono odiernamente commessi da appartenenti di varie religioni, tra cui quella cristiana e quella islamica”}.

Ai cattolici benpensanti, spesso pronti a scagliarsi contro il “barbaro straniero e invasore”, viene dunque rivolto l’invito, dal sapore biblico, a “guardare prima la trave nel proprio occhio” e cercare di porvi rimedio. Laddove si affermi che una certa pratica sarebbe diretta emanazione di un’esplicita {{norma coranica}}, la Novelli si premura di andare a ricercare il punto o i punti esatti in cui il testo sacro dell’Islam esprimerebbe tale necessità, andando a scoprire che, quasi sempre,{{ le parole originarie ivi contenute sono state piegate ad interpretazioni di comodo da parte dell’autorità vigente in molti Paesi a maggioranza musulmana. Un autorità invariabilmente ma}}schile. Una ricerca di verità tanto ortodossa conduce all’individuazione puntuale rispetto alla provenienza di tali comportamenti: emerge in forma adamantina il movente della cultura patriarcale, la sola che abbia potuto legittimare la pratica sistematica della sottomissione imposta in forme violente alle donne, nei confronti del potere e del volere dell’uomo. Pratiche distorte che legittimano comportamenti deviati, se pensiamo che siffatti crimini rimangono per la stragrande maggioranza impuniti, quando non è la donna stessa a finire incarcerata in quanto “causa” di quei reati!

L’indagine è condotta con toni pacati, {{i fatti assunti dalla Novelli sono circostanziati e descritti con parole chiare e senza mai denunciare alcun livore}}, e questo rappresenta senz’altro un valore aggiunto al suo scritto (soprattutto dal momento che i fatti, così come vengono narrati, non possono mancare di indignare il lettore per la loro inaudita gravità). In dodici capitoli, la Novelli passa in rassegna le diverse modalità assunte dal “furore punitivo” maschile nei confronti di donne percepite come oggetti di proprio possesso, su cui scaricare {{legittimamente}} tutta la propria rabbia e la propria frustrazione. I titoli sono di per sé illuminanti, tanto che val la pena, riteniamo, passarli rapidamente in rassegna:
{
1. Il “genere”;

2. La condizione della donna tra patriarcato e religione;

3. Violenza di genere: uno sguardo alla condizione della donna in alcuni paesi del mondo;

4. {Sharja} e diritti della donna negati;

5. Sessuofobia e ossessione per la verginità nelle società patriarcali;

6. Segregazione dei sessi e perversioni sessuali;

7. Stupro;

8. Infibulazione e mutilazioni genitali femminili;

9. Donne aggredite con acido;

10. Matrimoni coatti e figlie vendute;

11. Delitto d’onore;

12. Violenza domestica;}

_ Spaziando in lungo e in largo, da Nord e Sud del mondo, fra Oriente e Occidente, la studiosa acquisisce come “prove a carico” le diverse testimonianze raccolte nel corso di {{lunghe ricerche condotte direttamente su campo}}. Il dato che emerge e che avrebbe dovuto far riflettere la moderna Europa molto prima dello spunto offerto dall’imminente manifestazione del 24 novembre (ma è storia vecchia: il mondo, lo sappiamo, ha cominciato a deprecare il burqa solo dopo l’11 settembre 2001… ), è l’incontrovertibile dato che la Novelli torna ad illuminare per l’Occidente smemorato: {“La causa dell’invalidità o della morte delle donne nel mondo non è dovuta al cancro, né alla guerra, né agli incidenti stradali ma, prevalentemente, {{alla violenza che queste subiscono da mariti, fidanzati, partners}}, come ha rilevato recentemente il Consiglio d’Europa”}. Non l’irresistibile minaccia dello straniero, dunque, quanto il compagno di vita di tutti i giorni.

_ La conclusione pare dunque affidata soprattutto alle {{note editoriali poste a prefazione dell’opera}}: “I dispotici attribuiscono alla divinità le loro caratteristiche peggiori: l’arbitrio, la voglia di dominio, la rigidità, il diritto di uccidere. E’ ragionevole pensare che un dialogo fruttuoso sia possibile solo tra chi è dotato di natura non autoritaria e dogmatica, tra chi, pur fermo nei propri valori etici e civili, sia disponibile al confronto e a eventuali modificazioni. E questa propensione non appartiene a zone geografiche o a nazionalità ma attraversa le terre e i popoli orizzontalmente […]”.

{{Noemi Novelli}}
_ {Crimini su Donne e Bambine originarie delle società patriarcali e tribali}
_ Roma: Generoso Procaccini Editore
_ pp. 119
_ Euro 22,00
_ Presentazione di Carmelo Lavorino
_ {{Link consigliati}} [Sito Procaccini Editore->http://www.procaccinieditore.it/salvaguai/default.htm]