Sul separatismo
Premesso che il separatismo non è un fine ma un mezzo come acutamente fu detto ed attuato nei primi anni settanta quando iniziò, davvero, la lotta contro il patriarcato feroce e minaccioso,
parlarne oggi, che di anni ne sono passati un’inezia di fronte ai secoli in cui ha imperversato, potrebbe sembrare un vezzo intellettuale, invece credo sia ancora {{necessario sia politicamente che emotivamente}}.
Perché intendo parlare non tanto di quello geografico ma di quello più profondo ed soprattutto utile che ci fa essere “{{politica}}”.
Che sa distinguere il confine fra l’esistenza e la sopravvivenza perché non è più permesso che il maschile prevarichi, che il potere sia ancora nelle mani letali di un patriarcato sempre troppo sordo e troppo cieco di fronte ai disastri che lui stesso produce.
Oggi le donne non lo permettono più e il separatismo a ciò è servito, con la pratica dell’autocoscienza, a capire che i sessi sono due e nessuno dei due può inglobare, assimilare, rigettare ciò che non gli è simile.
Noi esistiamo e se un mondo c’è è perché amiamo anche chi vorrebbe distruggerci.
Noi sappiamo che con l’educazione sentimentale s’impara l’amore e che gli odi e gli orrori potrebbero sparire.
Invece il mondo intorno a noi precipita sempre più in {{abissi di indifferenza}}; noi tessiamo fili che riportano alla ragione, troppi li disfano con le loro guerre, i loro massacri, le loro presunte superiorità e le loro incoscienti debolezze.
Noi, {{penelopi }} che dell’utopia hanno conosciuto tutti i risvolti, da sempre, avendo supportato l’economia della terra da che mondo è mondo, non ci arrendiamo.
Infaticabili e “preziose”.
Così intendo anche per quella che io chiamo {{lesbicità}}, questo nuovo concetto di amore fra donne che ci ha regalato il femminismo e la sorellanza e che non dovremmo mai dimenticare; perché lesbicità è un moto dell’anima, è sapersi sorelle che insieme possono persino cambiare la vita.
Il piacere dei corpi e delle menti che s’incontrano al di là del sesso, perché sapersi simili amandoci ha regalato a tutte {{e a tutti }} la speranza di nuovi territori dove noi per prime siamo entrate, li abbiamo attraversati, scoprendo che insieme potevamo cambiare le nostre esistenze.
Ma nemici ostili al cambiamento non mancano: sono tutti quelli che-e purtroppo ve ne sono anche fra noi donne-per antichi vizi di potere, impediscono il dialogo.
Per paura del diverso, dell’altro; e per quanto ci riguarda dell’altra e della sua {{immensa forza rivoluzionante}}.
Perchè ciò che il femminismo, o più precisamente i femminismi, hanno dispiegato, è stato il loro andare alla radice dei problemi per risolverli e il machismo è stato ed è il più pericoloso perché affonda nel buio dei secoli.
Un dialogo che viene interrotto da alcune donne per una malriposta emancipazione omologata al maschile, per gli uomini per vetusti privilegi che non intendono perdere.
Ma oggi, ciò che il femminismo ha seminato vede crescere, in barlumi, qualche ripensamento e se una speranza c’è per il futuro questa è {{nelle mani delle giovani generazioni.}}
Mi auguro che facciano tesoro di ciò che noi donne in questi anni abbiamo conquistato.
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