Delitti incrociati
Come in un film storico, l’Autrice, dopo un’accurata ricerca d’archivio, ricostruisce nei dettagli due delitti, la cultura e il tessuto sociale in cui sono maturati, l’omertà generale che ha circondato e supportato i colpevoli.Edito da Mephite (2012), il libro di {{Cecilia Valentino}} {Delitti incrociati} inizia “nella nebbia di un uggioso mattino autunnale” quando i vicoli del paese irpino di Montella “cominciano ad animarsi, qualche finestra si illumina, dai casolari sparsi nella campagna arriva l’abbaiare dei cani”. La maestra Luigina Ceccaci viene uccisa mentre sta per raggiungere la scuola, davanti agli occhi atterriti di alcuni piccoli alunni.
I suoi due assassini sono il giovane figlio e la moglie (Antonietta) del suo amante, un importante e libertino uomo del paese, lasciati liberi di vivere una tranquilla e omertosa “latitanza”.
A questo delitto seguuirà, due anni dopo, quello di Ferdinando Cianciulli, avvenuto a pochi passi dal primo, “davanti a un bar nell’ora che precede la sera.”
Ferdinando è un appassionato socialista che paga con la vita la denuncia dei colpevoli e la difesa di Gina attraverso le pagine del suo giornale “Il Grido”.
Come in un film storico, l’Autrice,{{ dopo un’accurata ricerca d’archivio}}, ricostruisce nei dettagli i due delitti, la cultura e il tessuto sociale in cui sono maturati, l’omertà generale che ha circondato e supportato i colpevoli, partendo dal presupposto che “Nessuno ha una vita degna di considerazione, di cui non si possa raccontare una storia.” ({{Hanna Arendt}}).
Il libro, debitore degli studi di genere, ricostruisce anche {{il mondo delle maestre nell’Italia Unita}} che insegnavano “una storia da cui erano espropriate, nessuno però aveva insegnato loro a mettersi al riparo da quella che era considerata una trasgressione: lavorare fuori casa e mantenersi con il proprio lavoro, ottenuto mediante un titolo di studio. (…) Nè una qualsiasi forma di educazione sessuale poteva metterle al riparo dalle conseguenze di rapporti fuori dal matrimonio, in cui la procreazione non solo non era lo scopo finale della coppia, ma anzi ne rappresentava la più tragica conseguenza” ({{Fiorenza Taricone}}).
Gina, di umili origini e poverissima, ma donna che si mantiene con il suo lavoro, è una donna di tipo nuovo, così come lo è la coppia dei Cianciulli, unita nell’amore e negli ideali, anticonformista, paritaria, coraggiosa. Per i Cianciulli, è la morte della maestra, le sue modalità, il successivo comportamento degli assassini e del suo ex amante, dell’intero paese il vero motivo di scandalo, così come scandaloso e impunita sarà la morte di Ferdinando “in quello che potrebbe sembrare un luogo barbarico sospeso fra i monti e per l’antiquato codice morale”.
“Gina usa l’arte femminile della seduzione e dignità ma non è una prostituta come si vorrà far credere nel processo (1921-1925)” afferma nella Prefazione{{ Fiorenza Taricone}}: “É l’emblema e la vittima, insieme ai suoi due assassini”, la moglie (Antonietta) e il figlio del suo amante, “di un codice morale che detta doppia morale, casta e repressiva per le donne, libertina e impunita nelle sue conseguenze, per l’uomo”.
{{Cecilia Valentino}}, {Delitti incrociati}, prefazione di Fiorenza Taricone, ed. Mephite, Atripalda (NA), 12 euro
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