IBS omofoba: rifiuta l’inserzione della casa editrice Il dito e la luna
Arcilesbica esprime solidarietà per il grave episodio di censura del portale di libri IBS che ha rifiutato uno spazio pubblicitario a pagamento della casa editrice Il Dito e la Luna che dal 1995 libri di narrativa e saggistica a tematica lesbica, femminista, gay e transgender.L’associazione nazionale ArciLesbica esprime solidarietà alla casa editrice IBS ha rifiutato l’inserzione sul proprio portale della pubblicità a pagamento della casa editrice che recitava
“{Libri lesbici gay e transgender.
_ Butta via i pregiudizi!
_ Vieni a conoscere la cultura LGT}”
“Mi è stato detto che la mia inserzione non rispettava la politica di comunicazione di IBS – spiega Francesca Polo, titolare della casa editrice nonché presidente nazionale di ArciLesbica – anche se non hanno voluto esplicitare cosa desse fastidio. Non credo peraltro che si riferissero ai termini ‘cultura’ o ‘pregiudizio’!”
Evidentemente le parole LESBICA GAY e TRANSGENDER sono considerate delle parolacce, delle volgarità che possono offendere il comune sentire; e come sempre {{ci si dimentica di non offendere proprio il ‘comune sentire’ di lesbiche gay e transgender}}, dei loro amici e dei loro parenti: se si iniziasse a dare valore alle relazioni di tutti questi soggetti, ci si accorgerebbe che con queste censure si stanno offendendo e violando i sentimenti di milioni di persone in Italia.
L’atto di censura di IBS ha l’impronta tipicamente italiana dell’ignoranza e
dell’ipocrisia: ignoranza perché continua a dare valore negativo e volgare a scelte di vita che sono seguite serenamente e orgogliosamente da milioni di persone (e che all’estero sono saggiamente protette da violenze e discriminazioni); {{ipocrisia perché IBS continua a commercializzare (e dunque guadagnare) con i libri de Il Dito
e La Luna}}, nonostante siano libri lesbici gay e transgender: l’importante è farlo senza dirlo, senza dargli troppo risalto, senza pubblicità appunto.
_ E quindi l’invito a conoscere la cultura LGT è rifiutato perché “qualcuno potrebbe lamentarsi”.
_ “È pazzesco! È come se l’invito a conoscere la cultura afroamericana – continua Francesca Polo – venisse censurato con la scusa che qualche razzista potrebbe risentirsene!”
Riteniamo che questo atto di censura sia uno dei tanti effetti nefasti
dell’ignoranza e della viltà della classe dirigente politica italiana: un paese che non è in grado di produrre delle leggi che sanzionino l’omofobia la violenza e le discriminazioni nei confronti di lesbiche gay e transgender e delle leggi che riconoscano e diano valore alle relazioni omosessuali, è un paese incivile, le cui istituzioni hanno ormai rinunciato al buon governo e sono responsabili del degrado culturale e dell’intolleranza di cui siamo testimoni ogni giorno.
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