La moratoria per la pena di morte e la questione maschile
Non mi unisco al coro che saluta la moratoria della pena di morte come un
passo decisivo nell’evoluzione civile dell’umanità, non solo perché si
tratta di un atto puramente simbolico – e ormai non possiamo più
accontentarci di semplici “segnali” – ma anche e soprattutto per l’estrema
parzialità che ne annulla la portata anche a livello di mero simbolismo.La {{guerra, infatti, resta fuori dalla moratoria}}, così come le altre forme di sopraffazione che costituiscono gli elementi strutturali delle
organizzazioni sociali patricentriche e determinano di fatto la morte di
milioni di esseri umani ogni giorno.
_ Secondo me non ha alcun senso chiedere il rispetto della vita di persone che si presumono colpevoli di crimini efferati (anche se sappiamo che spesso non è così), permettendo nel contempo che un numero incalcolabile di innocenti venga falcidiato dalla guerra e da un sistema economico aventi l’una e l’altro il solo scopo di assicurare il potere ad individui che si sentono
deboli ed impotenti.
_ {{Che dire poi del femminicidio}} e dell’infinita serie di
lutti che gli uomini procurano a sé e agli altri, persino nei momenti
ludici?
Io credo che la specie farà un reale passo in avanti quando comincerà a
scorgere nel tenace disprezzo della vita da parte di viventi, quali gli
uomini sono, il segno di un serio problema cognitivo. Quando un uomo uccide la compagna pronunciando la fatidica frase “o mia o di nessuno”, non sta forse manifestando l’incapacità di distinguere una persona da una cosa, dato che solo su un oggetto posseduto a vario titolo si può vantare il diritto di proprietà?
_ Non evidenziano forse la stessa difficoltà {{gli uomini di stato
che scatenano guerre}} mettendo sullo stesso piano territori, materie prime,
ricchezza, potere e vite umane che hanno un ben diverso peso specifico?
La vita non è un bene che si può barattare, perché è solo il suo possesso
che permette qualsiasi esperienza.
_Ciò vale anche per gli uomini che possono
inseguire il potere in quanto viventi; l’oblio della vita rivela perciò una
falla rilevante nella loro percezione della realtà.
_ Non c’è ragione che
possa giustificare le infinite sofferenze e i lutti che essi provocano,
tranne il fatto che scambiano le persone per cose ed hanno la puerile e
irrazionale convinzione che il mondo esiste solo per compensare la loro
debolezza.
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