Moratoria sull’aborto: di nuovo si attaccano le donne e il loro diritto alla libertà di scelta
Il nuovo anno è appena iniziato ed ecco che ricompare sulla scena, ma in
realtà non ne era mai uscito, il cardinale Ruini che naturalmente a nome
della Santa Chiesa Cattolica non ha perso tempo ad elargire la piena
benedizione all’appello per la moratoria dell’aborto, lanciata da Giuliano
Ferrara dalle pagine del quotidiano “Il foglio” Solo alcuni mesi fa “terroriste dal volto umano” sono state definite dalla
chiesa di Ratzinger/Ruini/Bagnasco le donne che ricorrono all’aborto, oggi
perfino esecutrici della pena capitale che lo squadrista mediatico Ferrara
identifica con l’interruzione di gravidanza.
“ …{Visto il risultato felice ottenuto riguardo alla pena di morte…}” la
logica conseguenza per il cardinale Ruini è chiedere ora con sollecitudine
una moratoria sull’aborto “{…quantomeno per stimolare, risvegliare le
coscienze di tutti, aiutare a rendersi conto che il bambino in seno alla
madre è un essere umano e la sua soppressione è inevitabilmente la
soppressione di un essere umano}”. Moratoria come uno stimolo per
“l’applicazione integrale” della legge 194, se si dice che sia una “legge
che intende difendere la vita”. (da Repubblica.it del 01/01/2008).
E sul piano politico mentre da un lato il coordinatore di Forza Italia
Bondi plaude alle parole di monsignor Ruini e annuncia una mozione parlamentare per rivedere le linee guida della legge 194, dall’altro arriva anche la tempestiva benedizione della senatrice Binetti del Partito Democratico che si è detta pronta, allo scopo di rivedere la legge sull’aborto, a votare anche con Fi affermando che “{nel Pd e in parlamento siamo in più di quanti si creda a ritenere indispensabile la rivisitazione della legge 194}” (da Repubblica .it del 02/01/2008).
Si rimette in moto nel nostro paese il fronte antiabortista che
rivendicando adesso a gran voce una moratoria dell’aborto, dietro il “premuroso” messaggio mediatico della nuova coppia Ferrara/Ruini, su nessuna allusione da parte loro ad un’eventuale cancellazione della 194 bensì alla sua piena applicazione lavorando per incentivare politiche che sostengano le donne nella maternità, mira a raggiungere in realtà il suo vero obiettivo: più restrizione all’attuazione della 194 per quanto riguarda la libera decisione della donne di interrompere la gravidanza, di nuovo all’attacco contro il diritto di aborto puntando ad esaltare in realtà quelle parti della 194 che già ora penalizzano le donne per legittimare ancora di più l’uso/abuso dell’obiezione di coscienza o la presenza nei consultori dei “volontari” cattolici all’interno dell’iter, già difficile, di scelta della donna.
Tutto ciò non è affatto casuale o isolato
Il terreno su cui nasce questa proposta, è quello su cui precedentemente è stata concepita e poi approvata la vergognosa legge 40 per la quale la
donna vale meno di un embrione, è quello sulla base del quale si volevano imporre i consultori confessionali, si è approvato un provvedimento regionale di stampo medievale come quello della sepoltura dei feti in Lombardia, si è cercato e si cerca di impedire alle donne non solo l’uso della pillola RU486, ma addirittura della pillola non abortiva del giorno dopo, è il terreno sulla base del quale lo Stato borghese che non deve disporre della vita in generale (vedi la moratoria della pena di morte), deve invece poter disporre del corpo e delle vita delle donne decidendo al posto loro, è il terreno fertile per una maggiore ripresa del maschilismo per il quale si sviluppa sempre più violenza contro le donne in diverse forme, è il terreno nel quale si vuole sotterrare e far marcire per sempre il diritto delle donne alla libera scelta in tema di maternità che simbolicamente ha rappresentato e rappresenta le dure lotte dei decenni passati, la conquista di diritti irrinunciabili, l’affermazione del protagonismo delle donne e praticamente l’uscita dalla barbarie degli aborti clandestini e della criminalizzazione del diritto di aborto.
E’ il terreno sociale su cui la borghesia capitalista dei cosiddetti paesi
civili riversa e sparge continuamente l’humus oscurantista, da moderno
medioevo contro le donne come una delle basi ideologiche e politiche
determinanti per lo sviluppo di un moderno fascismo necessario a mantenere il suo potere economico e politico, un potere che attraverso le politiche reazionarie e antipopolari dei propri governi, dal centrodestra
all’attuale governo Prodi di falsa sinistra con la partecipazione attiva della Chiesa Cattolica, si concretizza in un doppio attacco contro le donne per frenarne il cammino di emancipazione, in particolare contro le donne più disagiate e sfruttate.
Si rafforza sempre più attraverso le politiche familiste la concezione
della “sacra famiglia” e del ruolo di subordinazione in essa della donna, si incentivano il “ritorno a casa” o “i mezzi lavori” per le donne con gli
ipocriti provvedimenti di stampo fascista, i vari bonus bebè, per la dote
dei figli fino alla maggiore età e via dicendo, quando poi ancora oggi si
muore di parto negli ospedali pubblici in cui a causa dei continui tagli
alla sanità l’assistenza è sempre più carente, si scaricano sul lavoro di
cura delle donne all’interno delle pareti domestiche i costi di uno stato
sociale che non c’è, i costi della carenza di adeguati servizi sociali, di
asili, di scuole, è sempre più difficile arrivare a fine mese in un paese
dove il tasso di occupazione femminile è tra i più bassi dell’Europa
mentre i governi hanno continuato a riversare ingenti risorse per le missioni di guerra imperialista, come in Iraq o in Afghanistan, in cui a fronte dei tanti bambini uccisi e massacrati la difesa della “sacralità della vita” non ha avuto più alcun valore.
Diventa allora assolutamente necessario contrastare sul piano ideologico e pratico questa offensiva contro il diritto di aborto.
In questo senso l’assemblea nazionale delle donne che si terrà a Roma il
12 gennaio, dopo la grande e combattiva manifestazione del 24 novembre scorso contro la violenza sessuale, come momento di incontro/confronto, di valutazione collettiva del corteo, di dibattito, per continuare in un percorso di lotta, può essere una prima occasione significativa anche per la ripresa di questa lotta come altro aspetto determinante insieme a quello della violenza sessuale contro l’attacco generale alle condizioni di vita delle donne.
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