Far da madre alle madri: riflessioni intorno al nuovo libro di Ibu Robin
Ci voleva Robin Lim, un’ostetrica che vive dall’altra parte del mondo, per raccontare anche al nostro Paese una realtà semplice: attorno a una donna che diventa madre, attorno a un neonato, c’è bisogno di tutto e di tutti.
Di scienza e fede, conoscenze e intuito, freddezza, passione e armonia. E volontà di creare armonia tra tutto questo e tra tutte/tutti le protagoniste. Questo è il terzo libro di Robin Lim tradotto nella nostra lingua, a testimoniare il grande interesse e la grande fascinazione suscitata nel nostro Paese da questa ostetrica che, accanto alla scienza medica, preserva una medicina povera, legata al sapere popolare, al saper fare fondato sull’esperienza e sul sistema simbolico e culturale, sulle risorse umane e spirituali delle donne.
Dopo aver dedicato ‘Dopo la nascita del bambino’ alla donna nel dopo parto (“la gravidanza dura 9 mesi, il post partum tutta la vita”) e ‘Il Chakra dimenticato. Il libro della placenta‘ alla placenta, contemplata con uno sguardo inedito, tra fisiologia e spiritualità (“la separazione drastica e immediata della placenta dai corpi lascia una cicatrice profonda e la paura della perdita”) con dedica una guida a ostetriche, doule, donne, coppie.
A chi intende cooperare per una nuova umanità. Ostetrica ‘di frontiera’ in ogni senso, rispettata per come sta accanto alle madri (e per questo chiamata Ibu, Madre), con dolcezza ma pronta a tutto, si concentra ora sulle ‘custodi della nascita’, consulenti moderne dalla pratica millenaria, passato remoto che si fa futuro.
Madrisane, Terrafelice per Ibu Robin (che dal 2006 fa conoscere e affianca il suo lavoro, invitandola in Italia per la prima volta per il Premio Internazionale intitolato a Alexander Langer, europarlamentare che ha consacrato il suo viaggio troppo leggero su questa terra a ‘costruire ponti tra le persone e i popoli’-) propone ora questo suo lavoro, per sostenerla nel costruire anche in Italia ponti tra realtà diverse solo in apparenza. Robin Lim con questo libro risponde a una domande semplice: Di chi ha bisogno una donna quando partorisce, quando diviene madre? La maternità, evento felice, dolce, a volte idealizzato, implica dolore, sofferenze, fatiche e conflitti (inconfessati e inconfessabili). Conquiste igieniche, miglioramento del tenore di vita e sapere medico hanno certo diminuito mortalità materna e neonatale, ma anche ‘medicalizzato’ processi fisiologici, così che in molte società, e non solo occidentali, gli aspetti sanitari predominano su ogni altra dimensione e gli operatori occupano lo spazio dei protagonisti, sottraendo alle donne libertà di scelta, informazione, intimità (nonostante consolidate evidenze scientifiche dimostrino che questo peggiora gli esiti di salute materna e neonatale).
Robin Lim ci rammenta che per non comprimere i vissuti è necessario affiancare alle pratiche ostetriche evolute (rivisitate alla luce delle attuali prove d’efficacia), i saperi non scritti elaborati nei secoli. E che sono necessarie nuove presenze, capaci di concreti e semplici gesti che comunicano: “non sei sola nel grande compito di staccare una parte di te e lasciare che diventi persona”.
Robin Lim, ostetrica
L‘ostetrica di oggi è una professionista laureata che mantiene la nascita nell’ambito fisiologico e naturale. Un lavoro faticoso e rischioso, che richiede grande passione, umiltà e curiosità. Robin Lim lo fa in contesti in cui la sopravvivenza di madri e bambini è minacciata dalla povertà, mentre, dall’altra parte, l’abuso di tecnologie mette in pericolo l’essenza dell‘umanità. Nel 1994 ha fondato a Bali, dove l’emorragia post-partum è la più comune causa di mortalità materna, Bumi Sehat (Terra Madre sana), un luogo sicuro e gratuito per le nascite, le cure pre e post partum e per l’intera comunità.
Nel 2004 Ibu Robin e il team di ostetriche accorrono nella regione di Aceh, all’epicentro del terremoto che ha causato lo tsunami, dove la maggior parte della popolazione è stata spazzata via insieme all’identità, individuale e collettiva, alla possibilità di riconoscersi e di vivere. In situazioni così tormentate, la grande forza di partorienti e ostetriche riesce a coniugare fatica e paura con naturalità e fiducia. Oggi Bumi Sehat è molto cresciuta, il lavoro è ormai conosciuto in un territorio ampio; le donne cercano amicizia e supplementazioni alimentari, analisi e sopravvivenza, informazioni per l’allattamento, educazione, pianificazione delle nascite e parti naturali, in acqua, nascite Lotus.
Come una madre, Ibu Robin è ‘presente’: è lì, per ogni singola donna e per il suo bambino/a. Come una madre, cura: cura la terra, l’aria, l’acqua, il cibo, la qualità della vita. La sua missione è la connessione tra pace, donna, ambiente, cuore e mente: “Come possiamo vivere in un mondo dove siamo concepiti nell’amore, ma poi l’esistenza continua tra problemi e guerre, odio e male?”. Con l’aiuto di rimedi naturali, medicina cinese, omeopatia, il suo lavoro incessante garantisce un approccio premuroso e qualificato alla salute di madre e bambino (una semplicità che richiede molteplici e diversificate competenze professionali).
Due mondi, un libro, ma come è possibile, allora, che le conoscenze, le pratiche, le esperienze di Ibu Robin in condizioni e situazioni territoriali, di classe sociale, appartenenza familiare e provenienza culturale tanto diverse, possano divenire esempio e insegnamento anche per chi lavora e si impegna nella nostra realtà? P
erchè accompagna le conoscenze scientifiche e lo studio costante con l’amore, parte vitale del suo modo di esistere. Così anche questo libro è scritto col cuore, ha il ritmo vivace del battito cardiaco, non la pedante regolarità di una pubblicazione cattedratica. L’attesa, un tempo lento che il corpo si prende per cambiare, da noi oggi è ‘riempita’ di ‘pre-dizioni’ -visite, esami, intrusioni che trasformano le opportunità in obblighi e ampliano in modo abnorme la solitudine dell’autoresponsabilità- aumentando dipendenza e smarrimento della donna. In una società sempre meno comunità che chiude gli occhi di fronte a nuove povertà e solitudini delle madri, questo libro può accostare compagni, madri, padri, amiche, professionisti, ciascuna e ciascuno di noi, l’intera società, a sostenere ogni madre perché possa riappropriarsi di ogni fase fisiologica e adattarsi al nuovo nato, con lentezza, ascolto e rispetto della natura di cui siamo parte.
Lo fa raccontandoci la maternità attraverso esperienze di donne. Senza indiscrezioni, senza stuzzicare con alterità esotiche, entra nelle vite, ne percepisce l’intimità per trarne e darle in insegnamento. Nessuna donna di cui ci riporta la vita, ma anche solo una frase o un pensiero, è un numero o un caso di studio: ognuna è ‘ricordata’ per nome, cioè, secondo l’etimologia, ‘messa nel cuore’. Un riconoscimento che è riconoscenza per ciascuna. In modo totalmente differente da chi si avventura in terre lontane, convinta di conoscere solo perché guarda la vita degli altri, Robin Lim alle vite si mescola. E’ impastata del bagaglio storico di generazioni vissute in altri paesi, lingue, culture e sa trovare parole che rendono visibile la sua visione e la fanno agire nelle nostre vite. Un incontro virtuale, ideale, reale Potrei dire di aver incontrato Robin Lim trent’anni prima di conoscerla personalmente, quando nel 1980, divenuta da figlia madre ho scelto, come lei, di ‘fare della mia biologia il mio lavoro’ scegliendo di seguire i cicli del mio corpo di donna e del mutare, con essi, della mia mente.
E ho fondato ‘Il Melograno’, ora una rete di centri informazione Maternità e Nascita, per valorizzare la grande competenza di cura e di ascolto sviluppata dalle donne nei secoli, per un approccio globale a madre e bambino, con un intervento nella e con la comunità. Da allora Il Melograno riconosce e pratica nei servizi offerti il continuum di gravidanza-parto-postparto, ponendo al centro la relazione di cura. Insieme a tante altre donne, associazioni, scritti in questi anni ha denunciato come la maternità sia svilita dal non riconoscimento dell’unicità dell’esperienza che passa attraverso il corpo delle donne e proposto e attuato cambiamenti nelle modalità di assistenza, inascoltate dalla scienza, dalla politica, dalla bioetica, dal dibattito pubblico, dall’informazione.
L’incontro concreto è avvenuto solo nel 2005, incuriosita da quella realtà e da quella donna che garantisce alle donne più povere il parto più naturale, la gentilezza, una nascita nonviolenta. Da allora le nostre vite, così diverse e distanti, sono proseguite su percorsi e interessi paralleli (entrambe anche nel frattempo divenute madre di madre), su valori condivisi. In viaggi, incontri, progetti, esperienze insieme ho personalmente costatato come per tante e tanti ascoltarla sia lasciarsi accompagnare in un viaggio dalle storie alla Storia. Riti, matrioske, custodi della nascita Al di fuori dell’occidente, dove il post-partum è ancora celebrato dalla comunità, i riti celebrano i cambiamenti dei cicli della vita, incanalano la paura e al momento della nascita, delicato e cruciale nella vita di ogni donna, la rinsaldano nel nuovo ruolo.
Le donne di Bali, ci racconta Robin Lim, non possono entrare in cucina per 42 giorni dopo la nascita, il che assicura che qualcun altro cucini per loro; i bambini per 6 mesi non possono essere messi a terra, il che vuol dire che tante braccia sono pronte a sorreggerli. In Italia abbiamo abbandonato quei riti che danno senso ai passaggi. Non è riconosciuto il periodo ‘straordinario’: dopo un parto, evento denso dal punto di vista fisico, psichico, emozionale, spirituale e sociale, si presume che la donna, ora anche madre e nutrice, continui a essere moglie, casalinga, amante, cuoca, lavandaia, lavoratrice…
La ‘quarantena’ tutelava la salute e il riposo della madre dai pesantissimi lavori domestici, significava vicinanza della comunità (sicuramente qualcun’altra si occupava del bucato, altre preparavano il brodo) e concedeva un periodo di vicinanza e riconoscimento tra madre e bambino.
Il rito della tradizione cattolica della benedizione della puerpera, quasi la donna fosse impura dopo il parto, era, comunque, riconoscimento del passaggio e ri-accoglienza con un nuovo ruolo. Quando usciva per recarsi in chiesa per il battesimo (ora procrastinato a tempi ritualmente insignificanti) era accompagnata dalla levatrice, dalla madre o da quella che tradizionalmente veniva definita “co-mare”, colei che è “madre insieme”: una vicina, una parente, una donna del popolo… Molto di meno ma molto di più di una figura professionale, fondata sull’esperienza. La ‘co-mare’ ieri, così come la doula oggi, semplicemente conosceva ciò di cui tutte le donne hanno bisogno in gravidanza, nel parto e nel dopo parto. Robin Lim consiglia l’uso dei ‘riti’, invita a riscoprire il ruolo energetico degli elementi (terra, acqua, fuoco, aria), a riunirsi in Blessing-way, benedizioni del grembo e cerchi di sorellanza che generano un forte senso di appartenenza, intimità e fiducia reciproca, condivisione, guarigione, crescita.
Perché se davanti alla nuova vita è normale sentirsi spaesate, alcune affrontano un ‘male oscuro’: tristezza, ansia, sbalzi d’umore. E difficoltà ad ammettere di aver bisogno di aiuto.
Un tempo ogni donna aveva più figli, le generazioni erano più mischiate, il modo di abitare creava maggior vicinanza, così le donne erano sostenute con consigli, aiuti, esempi. Oggi da noi i neonati sono rari: ogni donna è sola, timorosa, si sente impreparata, frastornata da consigli, commenti, pregiudizi, che aumentano ansie, sentimenti depressivi, fatica fisica e emotiva… Ibu Robin invita madri e padri a riscoprire il lato ‘animale’, istintivo, primordiale, a difendere ‘cucciolo’ e ‘tana’ e, come gli altri mammiferi, ad avere fiducia nella proprie capacità e in quelle del nuovo nato. E raccomanda di condividere la maternità con la mamma, la zia, la nonna, la sorella, l’amica, la vicina e la doula, figure femminili che si contengono a catena, contenendo l’ansia della nuova situazione… Una struttura a matrioska che sostituisce le relazioni di aiuto delle famiglie allargate. Un sostegno che dà le risposte nel momento in cui sorgono le domande e offre aiuto concreto, con una formazione che rivaluta le tradizioni di benessere per la nascita e il dopo parto.
Una presenza amichevole, ascolto, schermo assorbente delle ansie, che aiuta a fare a meno di tante cose inutili (anche in campo sanitario), a non accettare supinamente le violenze comunemente accettate in nome della salute, dell’igiene o dell’educazione. Con amicizia e professionalità, pazienza e passione, attenzione alla fisiologia e alla normalità, la doula, nel pieno rispetto delle scelte, dell’individualità, delle culture, sollecita a focalizzarsi sui segni di salute. Curatrici del nascere e del vivere.
Le donne hanno sempre e ovunque avuto una comunità di sostegno nella maternità, e se oggi c’è chi si assume la responsabilità di ricostruirla divenendo curatrice del nascere e del vivere, occupando uno spazio libero dovrebbe trovare riconoscimento. In altri Paesi, anche occidentali, è il servizio sanitario pubblico a assicurare un’’assistente professionale di maternità’. Buone prassi da replicare, che purtroppo, invece, nel nostro Paese sono malviste o addirittura osteggiate. La doula, ci insegna Robin Lim, è inserita in una rete di senso di cui fanno parte tutte le custodi della nascita, in presenza sinergica che moltiplica i benefici. Nelle parole di Ibu Robin, ostetrica e doula, c’è una cultura di mediazione dei conflitti radicata e innata, che scardina con forza quei vortici di autoreferenzialità ai quali pare difficile sottrarsi nel nostro Paese quando si confrontano categorie ‘professionali’ confinanti. La contiguità, invece che continuità diventa discordanza e disaccordo, in un clima rancoroso di intolleranze e scomuniche. Su questo terreno, purtroppo ancora in gran parte vergine, c’è spazio per tutte.
Ed è amaro costatare il vizio antico della mancanza di riconoscimento delle intuizioni e dei meriti altrui. Gelosia, forse, ma certo mancata auto percezione di un proprio inattaccabile sapere e della specificità del proprio ruolo, che traccia confini dove dovrebbe costruire ponti.
Questo libro
L’autrice dedica questo denso libro a chi, con ruoli e intenti diversi ma complementari, vuole occuparsi di donne e nascita. Nel mosaico delle sue parole, negli aneddoti e nelle storie, c’è posto per tutte. Il suo merito è esplorare il quotidiano e narrarcelo a partire dalla cultura e dagli episodi che vede dove vive e opera, facendoci capire, tra antropologia e narrazione, che non si limita a quella cultura, ma conosce, assorbe e racconta donne di mondi diversi. Le esperienze trasformate in scrittura non sono mai pre-testo per dimostrare teorie, ma riflessioni per aiutarci a meglio percepire ciò che viviamo. Ibu Robin sa raccontare perché sa ascoltare. Perché il suo sguardo partecipante, che ci porta alle radici, è visione filosofica. Ogni incontro è un’esperienza che nasce dal confronto tra la storia di Lim e quelle di e tante donne, non solo madri ma colleghe, maestre, sorelle.
Ognuna lascia traccia e dà forma alle esperienze. E così questo libro, viaggio alle origini e sguardo sul domani, attraverso la conoscenza che deriva dalla sistematizzazione delle esperienze, è anche una ricerca scientifica. E un libro di ricette. Non solo, e doverosamente, perché l’alimentazione è fondamentale per la salute e perché è il sangue materno che dà corpo al feto in formazione, ma perché Robin ama il gesto arcaico del mescolare ingredienti e cuocere.
Ama nutrire corpi e anime, con cibo, affetti, bellezza. Perché ama l’allattamento: come la placenta prima, il seno risponde perfettamente ai bisogni del neonato. E così come ricevere tutto il sangue placentare è diritto del neonato, anche l’allattamento è un suo diritto biologico, troppo spesso ostacolato dai contesti sociali, culturali, familiari. Non sostenuto da chi dovrebbe prendersi cura della madre, mentre lei si occupa del bambino. E ancora troviamo costante attenzione al corpo della donna, altrove percepito come contenitore che riceve attenzione e ascolto in gravidanza (è ‘interessante’ perché contiene un feto) ma li perde e torna al silenzio quando è ‘vuoto’.
Per l’autrice ogni cambiamento, mentale, emozionale, fisico, è crescita e va accompagnato dalla relazione terapeutica con l’ostetrica e dalla vicinanza della doula. Scrive bene Robin Lim, ma non indugia nel diletto di una scrittura letteraria (anche se, da poeta, propone alcune sue notevoli composizioni), predilige, piuttosto, una scrittura piana. Pur spaziando dalla storia alla sociologia, dalla filosofia alla psicologia, dalla pedagogia all’ostetricia, alla puericoltura, all’antropologia, coniugandole, attraversandole e trasmettendole con competenza, non è mai saccente. Anzi, con spirito di servizio, usa un linguaggio sempre comprensibile per venire incontro a chi legge, senza indulgere in codici iniziatici altrove straripanti.
Così la lettura è scorrevole, intensa e coinvolge in riflessioni, racconti, citazioni, esperienze che si fanno Storia e Scienza. Su tutto aleggia una ricorrente tensione alla spiritualità e alla religiosità, mai settarie o dottrinali, ma permeanti, come succede a Bali, ogni aspetto della vita, soprattutto il Mistero della nascita e il Potere del corpo femminile.
Una prospettiva particolare e singolare per noi occidentali, ma che può controbilanciare il dominio del mercato che alle nostre latitudini ha trionfato su tutto. Una spiritualità che, plasticamente, ci richiama alle immagini Quattrocentesche della devozione popolare a Sant’Anna Metterza: Sant’Anna (protettrice delle partorienti) in un gesto tenero, protettivo e confidenziale, tiene tra le braccia la Madre che tiene in braccio il Bimbo. E’ la proposta di Robin Lim: ricongiungere scienza e fede, conoscenze e intuito, passione e armonia, mondi e pensieri, lunghezze d’onda diverse per cogliere l’essenziale: ‘far da madre alle madri’.
* Tiziana Valpiana Fondatrice e Presidente Onoraria de ‘Il Melograno’ – Centri Informazione Maternità e Nascita Madrisane, Terrafelice per Ibu Robin
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