Autodifesa della vita: l’ultima parola è la nostra
Il collettivo femminista Mai stat@ zitt@ invita le compagne interessate ad organizzare per l’8 marzo un’iniziativa pubblica, che non si riduca a un rituale né semplicemente ad una manifestazione, a partecipare ad una riunione lunedì 28 gennaio c/o CDM, corso Garibaldi 91 MM2 Moscova
(citofonare Collettivi Donne Milanesi) per un primo momento di confronto.Con gonnelloni o pantaloni, porporati o ingrigiti, inginocchiati o dai
pulpiti, sono sempre uomini a pontificare sui nostri corpi.
_ Quelli che appoggiano le guerre e i massacri in nome dello scontro di civiltà, che accettano e giustificano l’inquinamento, le produzioni nocive e le morti sul lavoro come effetti collaterali del profitto e del progresso.
_ Sono gli stessi che non dicono una parola sulla violenza contro le donne in famiglia ma forti anche delle complicità di alcune donne di potere additano come assassine le donne che scelgono di interrompere gravidanze non desiderate.
Questi feti-cisti farneticano di seppellimenti di feti, cimiteri di feti,
feti-cyborg tenuti in vita a forza: mucchietti di cellule inconsapevoli
vengono così resi portatori di diritti che poi non sono garantiti a donne e
uomini adulte/i e consapevoli.
_ Il vero assillo di questi feti-cisti è il controllo delle nostre sessualità
e possibilità riproduttive.
_ Ciò che ipocritamente chiamano “difesa della
vita” è in realtà uno strumento ideologico di controllo e di repressione
delle pratiche di autodeterminazione delle donne, così come la violenza
femminicida diventa un pretesto per sdoganare politiche securitarie e
razziste e tenere le donne imprigionate fra le mura domestiche, riducendoci a soggetti da “proteggere.”
_ Ci vorrebbero terrorizzare o criminalizzare per gestire le nostre vite, per
ridurre le possibilità di scelta e di movimento, per addomesticarci.
L’assemblea delle donne di Roma ha stabilito una due giorni di confronto
(23-24 febbraio) e la costruzione di mobilitazioni in tutte le città per l’8
marzo.
{{Proponiamo di costruire un’iniziativa di piazza a Milano}} che continui il percorso aperto dal corteo del 24 novembre scorso, in cui come donne abbiamo gridato{{ la nostra vera difesa della vita e la nostra vera sicurezza}}: l’autodifesa della vita.
In un contesto in cui la precarietà non è solo lavorativa ma è ormai una
condizione di vita, dove la famiglia rappresenta al contempo una gabbia
femminicida e spesso il solo ammortizzatore sociale, rendere pubbliche le
nostre pratiche di autodifesa della vita ci sembra uno strumento politico
efficace non solo per demistificare le ipocrisie ma anche per valorizzare i
percorsi di autonomia reale delle donne che hanno scelto di rompere col
vittimismo e con le complicità col dominio patriarcale.
Proponiamo, quindi, un’iniziativa pubblica per l’8 marzo che non si riduca a un rituale né semplicemente ad una manifestazione, ma che sia un’occasione per rendere pubbliche le nostre denunce e pratiche politiche in difesa della qualità della vita: in poche parole manifestare la nostra autodifesa della vita, che accomuna il nostro agire politico nel quotidiano coi percorsi delle donne nelle lotte territoriali contro guerre e nocività No Tav, No Dal Molin, ecc. – e con le pratiche di rottura delle complicità e delle logiche di rappresentanza.
Vorremmo individuare insieme degli obiettivi e trovare modalità comunicative per presentare i nostri punti di forza, cioè nel mostrare positivamente i nostri percorsi e l’¹autonomia degli stili di vita che pratichiamo, esplicitando le nostre strategie di resistenza a tutte le forme di prevaricazione e di negazione del diritto di autodeterminazione e di scelta, in famiglia, nel lavoro, nella vita.
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