Libertà della persona: nascere, curarsi, morire, nuove conoscenze e privacy
Puntuale e indispensabile il seminario del 12 febbraio presso la CGIL nazionale a Roma, in preparazione ad un forum con il mondo della scienza e della scuola sulla libertà di ricerca e d’insegnamentoPuntuale perché in Italia siamo vincolati, ora più che mai, circa la bioetica e la famiglia, ai dictat della chiesa cattolica; indispensabile perché ripropone, all’opinione pubblica, agli esperti e all’attuale governo le posizioni dalle quali la società civile non intende arretrare e su cui uno stato democratico, laico, realmente riformatore deve impegnarsi, aldilà delle polemiche o promesse elettorali.
Gigliola Toniollo, responsabile nazionale del settore Nuovi Diritti della CGIL, ad apertura dei lavori, ricorda che insieme ai compagni della Flc, Federazione Lavoratori della Conoscenza e agli amici di Proteo Fare Sapere, hanno intrapreso in questi mesi in Cgil una scalata assai impegnativa, lavorando con passione ad un’iniziativa complessa su “Scienza, Ricerca, Libertà Individuale, Laicità ” articolata su tre appuntamenti, in preparazione di un importante Forum con il mondo della Scienza e della Scuola. Dopo un primo appuntamento su “Scienza e Libertà di Ricerca” e {{in attesa di una prossima giornata sulla diversa nozione di laicità}}, si discute in questo incontro di libertà della persona: nascere, curarsi, morire, nuove conoscenze e privacy, con i migliori addetti ai lavori: giuristi, genetisti, scienziati, parlamentari. Si augura un dialogo aperto, anche acceso e provocatorio, critico, non di regime, per rispettare davvero diritti individuali e libertà della persona in un mondo che cambia e si evolve.
Vengono, all’inizio, ripresi {{i temi della nascita e della morte}}, senza però apportare quasi nulla di nuovo all’alto livello raggiunto dalla riflessione privata e pubblica, ad opera della politica delle donne, durante la campagna referendaria per la legge n 40, dei radicali per Piergiorgio Welby. Ritroviamo:
– {{la pillola abortiva RU 486}}, usata e sperimentata in tutta Europa, proibita in Italia, malgrado l’art 15 della legge 194 preveda, sempre nel rispetto della salute della donna, l’uso di tecniche innovative per l’interruzione volontaria di gravidanza.
– {{i limiti della legge n 40}} circa la procreazione assistita, la sua funzione deterrente sulla ricerca scientifica, il turismo procreativo…
– {{ la necessità di consentire il parto indolore, di ridurre i cesarei, di aumentare gli asili}}. Certo è esemplare ma non dirimente l’esempio qui proposto della mancanza di un nido persino nella sede della Camera dei deputati!
Non si fa alcun accenno all’eccesso di medicalizzazione di tutto il percorso nascita/ parto, si ironizza invece, sfiorandolo appena, sul tema del parto a casa.
Questi ormai sono temi che scivolano impunemente da una legislazione all’altra, immiseriti più che arricchiti dagli interventi dei governanti.
Notevoli invece gli apporti al dibattito sui limiti, sulle direzioni, i tentativi e le soluzioni parziali ma interessanti, della ricerca scientifica, circa l’{{uso dei test genetici}}, delle {{informazioni genetiche}}, circa la {{personalizzazione dei farmaci}}.
Due esempi: {{le relazioni della dott. Chiara Lalli}}, ricercatrice dell’Università della Sapienza di Roma e di Chieti e del dott. {{Roberto Barale}} dell’Università di Pisa.
La prima sottolinea la {{diffidenza circa le possibilità biomediche della genetica}}, tanto da ridursi all’inattività o ad un uso improbabile dei diritti, fino al “diritto al caso”, cioè alla lotteria genetica! Nessuno la invocherebbe per una qualsiasi terapia medica, eppure è accomunata al principio di cautela. Ammette che esistono punti dolenti e possibili deviazioni dell’informazione genetica, immorale non per principio ma per l’uso che se ne fa. Tra questi:
– le informazioni di “debolezza“ dell’individuo. Queste non devono in nessun caso essere usate a fini di discriminazione, anche perché non esiste determinismo genetico che possa cancellare l’interazione con l’ambiente, ma dalla medicina predittiva perché favorisca scelte di vita e cure adeguate.
– la raccolta dei dati. Coinvolge di solito più individui. Bisogna stabilire criteri.
– il fantasma dell’eugenetica. Emerso in momenti diversi, nella storia di più nazioni, è stato evocato nel dibattito sulla legge 40, circa la diagnosi preimpianto, contrapposta magari al “diritto al caso”, mai citato a proposito dell’amniocentesi, del prelievo di villi coriali.
A tutto ciò evidentemente è sotteso il {{concetto di sacralità della natura}}. Banalizzando, Habermas insegna: ciò che è naturale è morale. Ma la malattia è naturale, è quindi morale?
Sono immorali le richieste dei genitori alla genetica circa la scelta dei tratti somatici dei figli: occhi….capelli, richieste di realizzazione più che improbabile e “neutre” rispetto alla salute dei figli; lo sono altrettanto gli indiscutibili condizionamenti fisici, culturali a cui sono normalmente sottoposti dai genitori? {{Dove si cela l’immoralità}}?
Certamente non nella genetica che può, secondo il prof. Roberto Barale dell’Università di Pisa aiutare la medicina/arte, a diventare “scienza”.
Col supporto di dati raccolti meticolosamente, illustra come {{ogni individuo, unico dal punto di vista genetico, ha un suo profilo genetico}}, reagisce in modo diverso agli elementi ambientali, ha diversa suscettibilità genetica alle malattie.
_ Individui sottoposti allo stesso pericolo di tumore reagiscono in modo diverso, assorbono e reagiscono diversamente allo stesso medicinale. La genetica può fornire al clinico informazioni preziose per la prevenzione e per la terapia.
_ In proposito è già in uso un {{test genetico che, studiando l’espressione di 70 geni del tumore alla mammella, riesce a dire se la donna trarrà vantaggio o no da una terapia chemioterapia}} poiché, è provato, i geni intervengono anche nell’assorbimento dei medicinali: alto, medio, basso. Un individuo può trarre vantaggio, nella terapia del dolore, dall’uso della morfina, altri no ed è inefficace l’aumento della dose.
La conoscenza del genotipo prima della terapia può aiutare. Per la maggior parte dei farmaci invece si agisce a caso, la posologia per individui diversi cambia solo dal 50% al 100% (una o due compresse!) come se in un negozio di abbigliamento trovassimo solo due taglie: 44 o 52. Demenziale? Reale.
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