In molte città italiane nel mese di marzo chi sostiene la lotta del popolo Kurdo festeggia con danze e canti il Newroz.
Dal comunicato del Coordinamento Toscano per il Kurdistan, una breve ma significativa storia del Newroz e del suo significato politico. Preso da: dacobaneanoi.noblogos.org
Newroz, risveglio della natura e della società, simbolo per il popolo kurdo della lotta contro l’oppressione. La leggenda racconta che il 21 Marzo del 612 a.c. il fabbro Kawa liberò il popolo dei medi dalla tirannide assira uccidendo il Re Dehaq e accese dall’alto del castello, in cima ad un’imponente montagna, un grande fuoco, che scatenò una catena di fuochi che annunciavano al popolo la libertà. I colori ed i fuochi di Kawa, il giallo, il rosso e il verde diventarono i simboli della bandiera del Kurdistan.
Nel 1982, i prigionieri politici del PKK scelsero questa data per dare inizio al primo movimento di resistenza nelle carceri turche; in quell’occasione Mazlum Dogan dette fuoco alla sua cella e si impiccò come gesto estremo contro tortura e repressione ed il suo gesto rappresentò per il movimento di liberazione kurdo grande stimolo alla lotta. A partire da allora il Newroz è celebrato con grandi manifestazioni di popolo che, sfidando coraggiosamente i divieti dello stato turco, sono diventate il simbolo della serhildan (in kurdo “a testa alta”), la resistenza contro assimilazione e repressione.
Da oltre 40 anni infatti le organizzazioni popolari e rivoluzionare curde, legate al PKK, combattono per la libertà e l’autodeterminazione, in Turchia, in Siria, in Iraq ed in Iran, per la propria identità negata e contro l’oppressione e lo sfruttamento. Il Newroz 2016 cade in una fase molto importante; da una parte la repressione di ogni istanza di autonomia e libertà nel Bakur, Kurdistan turco, la detenzione in isolamento del Presidente Ocalan e di migliaia di prigionieri politici, dall’altra l’aumento del conflitto e l’esperienza rivoluzionaria in Rojava nel contesto della guerra generale del Medio Oriente.
Nel Bakur la volontà di libertà ed emancipazione, da oltre 40 anni rappresentata dal PKK, è oggi sotto gli attacchi dell’esercito turco. Dalle elezioni di settembre in poi centinaia di morti, intere città sotto coprifuoco per decine e decine di giorni; arresti di giornalisti, sindaci e rappresentanti dei Comuni, minacce continue ai rappresentanti dell’HDP; anziani e donne bruciati vivi nei palazzi, scontri quotidiani con le milizie popolari che si sono organizzate per la difesa dei propri quartieri, delle proprie case, della libertà. Tutto ciò con il silenzio complice di governi e media occidentali che, di fronte ad un regime fascista come quello turco, antepongono gli interessi economici e geopolitici ai tanto sbandierati valori, cari quando si devono portare le guerrre umanitarie in giro per il mondo, ma vuoti quando si tratta di difendere i propri soldi.
Nel Rojava, Kurdistan siriano, da oltre 3 anni l’esperienza del PYD, con le forze popolari armate delle YPG ed YPJ, legati al PKK, sta portando avanti una rivoluzione ed un progetto politico di liberazione popolare e di genere, esperienza fondamentale e determinante nello scenario siriano ed iracheno; una delle poche prospettive reali di lotta all’Isis come ai vecchi regimi feudali, e soprattutto unica prospettiva di emancipazione popolare, sintetizzata nel Confederalismo Democratico.
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