Siamo tutte/i con Graziella
Facciamo breccia esprime sconcerto e preoccupazione politica per quanto avvenuto ieri, 28 giugno 2008, alla conclusione del pride di Bologna, a Graziella Bertozzo, nostra compagna di lotta e figura storica del movimento lgbt italiano.
Durante gli interventi conclusivi, mentre parlava {{Porpora Marcasciano}}, vicepresidente del MIT e attivista di Facciamo Breccia, il nostro coordinamento saliva sul palco per aprire uno striscione con la scritta: “28 giugno 1982. Indietro non si torna. Facciamo Breccia” per rivendicare la storia del movimento lesbico, gay e trans che in quella data aveva ottenuto il Cassero di Porta Saragozza, prima sede assegnata da un’istituzione pubblica al movimento, poi restituita nel 2001 alla Curia.
Graziella Bertozzo, a differenza delle altre e degli altri attiviste/i di Facciamo Breccia, viene {{fermata all’ingresso del palco da una volontaria del Comitato Bologna Pride}} e da questa additata ad un uomo in borghese che non si è qualificato in nessun modo e che solo dopo avremmo appreso che era un funzionario della Digos. Graziella viene spintonata a terra e quindi cerca di rialzarsi (non sapendo che l’uomo che l’aveva fermata era un funzionario di polizia), intervengono allora altri poliziotti in divisa, la ammanettano e la trascinano fuori dalla piazza tenendole una mano sul collo, abbassandole la testa verso terra, la caricano a forza su un cellulare e la portano via a sirene spiegate. Altri compagni di Facciamo Breccia cercano di intervenire e altre persone presenti al pride o affacciate alle finestre gridano che la “signora” non aveva fatto niente e che la situazione era incomprensibile. Graziella viene {{rilasciata dopo tre ore di fermo}}, indagata per “Resistenza a pubblico ufficiale e lesioni finalizzate alla resistenza”.
Graziella stava partecipando ad {{un’azione di comunicazione politica}} con altri/e compagni e compagne che rientrava nei contenuti che Facciamo Breccia ha scelto di portare in piazza al pride di Bologna, mostrando uno striscione che due ore prima, durante il corteo avevamo aperto davanti al {{Cassero di Porta Saragozza}}, per rivendicare la storia del movimento lgbt che in questo periodo le destre e il Vaticano stanno tentando di oscurare e criminalizzare in ogni modo, per ridurre nuovamente le nostre soggettività al silenzio.
Il Cassero è stato simbolicamente circondato di drappi rosa e arricchito di cartelli di rivendicazione politica, la polizia ha lasciato svolgere l’azione del tutto pacifica che ha riscosso molto riconoscimento dai/dalle partecipanti al corteo che hanno festosamente preso parte.
Siamo sconcertate/i che, alla conclusione di un grande corteo che pacificamente e festosamente voleva rivendicare diritti e cittadinanza per tutte/i, sotto il palco sia potuto accadere un simile fatto ai danni di {{Graziella Bertozzo, una delle prime lesbiche visibili del nostro movimento}}, per anni alla direzione di Arcigay – Arcilesbica, da sempre impegnata in tanti percorsi per i diritti di lesbiche, gay e transessuali e, tra le altre cose, una delle organizzatrici del Forum Sociale Europeo di Firenze del 2002.
Non si era mai vista la polizia legittimata sul palco di un pride: il concetto di “sicurezza” messo in opera, – in una manifestazione dal clima del tutto pacifico – è risultato un’azione violentemente repressiva e diffamatoria contro un’attivista riconosciuta da tutte e tutti.
Chiediamo oggi a tutte le componenti del movimento lgbt italiano e a tutte le soggettività politiche che si riconoscono nelle istanze di autodeterminazione, cittadinanza, diritti di assumersi la gravità di quanto avvenuto e di prendere posizione in merito ad accuse paradossali comminate ad una nostra compagna. Chiediamo a tutte e tutti, ed in particolare al Comitato Bologna Pride, di spendersi affinché la questione giudiziaria si chiuda immediatamente rendendo chiaro che l’azione di polizia è stata causata da un abnorme “equivoco”.
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