-Basta con il cattivo giornalismo contro le donne. Chi fa uso di quel tipo di comunicazione se ne deve assumere la responsabilità.
-Siamo donne e siamo giornaliste. E dunque il “caso Guidi” ci interroga due volte, con domande di genere e di deontologia professionale.
-La collega e socia Marina Macelloni alla guida dell’Inpgi. Donna e giulia: una voce di speranza in uno dei momenti più difficili dell’occupazione giornalistica, femminile e non
Gi.U.Li.A: rete delle Giornaliste Unite Libere Autonome nasce su questi contenuti.
Il linguaggio usato nei media, gli stereotipi culturali veicolati dall’informazione,
il modo di trattare i casi di violenza sessuale, le immagini femminili dei periodici, lo stile giornalistico
del fare la cronaca. Questi i temi critici dell’emergenza-informazione in Italia sui quali promette di concentrarsi la “contro informazione” di ” Gi.U.Li.A “, rete delle Giornaliste Unite Libere Autonome che il 5 agosto 2011 a Roma, alla Federazione della Stampa, ha presentato il proprio manifesto , con un sito e un profilo in facebook.
Quella contro il bavaglio e la stretta alle intercettazioni è stata la prima battaglia che ha
portato le giornaliste di Gi.U.Li.A in piazza a Milano e a Roma: Al Pantheon, per dire no alla legge bavaglio – dice la portavoce Alessandra Mancuso – A distanza di sette giorni dalla nostra prima riunione ci siamo presentate con un nome – Gi.U.Li.A , la Rete delle Giornaliste Unite Libere Autonome –
una pagina facebook, uno striscione di cinque metri e i foulard lilla al collo e la nostra indignazione. Una bella occasione per dire chi siamo e per cosa lottiamo: Gi.U.Li.A non vuole bavagli. Non vuole il burqa all’informazione. Non vuole la censura delle notizie che svelano il malaffare, la corruzione, la P3, la P4, la struttura Delta della Rai e soprattutto un sistema di potere maschile che usa la donna come merce e tangente.
Ci siamo unite in una rete nazionale che rappresenta le più diverse realtà per difendere i
nostri diritti. A partire dai diritti fondamentali di cittadine italiane che sono ancorati nella
Costituzione (l’articolo 3, 21 e 51 in primo luogo) e che sono ossatura della democrazia. E
vogliamo cambiare le cose. Perché siamo stanche dell’idiozia sessista che impera nei
giornali, in televisione, nel servizio pubblico. E’ ora di esigere un cambiamento, anche
nelle redazioni così profondamente maschiliste, e di farlo in prima persona. Vogliamo
rispetto per la dignità delle donne. Per ridare alle donne una narrazione. Perché se non
sono olgettine, escort o morte ammazzate, di narrazione, le donne non ne hanno.
E poi Gi.U.Li.A chiede rispetto per le giornaliste.
Siamo dipendenti e free lance, precarie e disoccupate, inviate senza “fronti”, conduttrici espulse dal video, giornaliste dalla dignità calpestata.
Siamo la metà dell’editoria. Con carriere bloccate, retribuzioni più basse,
marginalità professionale e occupazionale, demansionamenti crescenti, discriminazioni
perché non disponibili né “a disposizione”, ma donne autonome e pensanti. Mosche
bianche nelle stanze dei bottoni. Poche, invisibili e senza potere negli istituti di categoria:
dell’Ordine, dell’Inpgi, del sindacato. E’ anche questo uno degli obiettivi di Gi.U.Li.A: equa
rappresentanza e politiche di welfare.
Andato via Berlusconi i problemi restano identici – dice ancora la portavoce Alessandra
Mancuso – e la nostra Associazione vuole mobilitare il protagonismo ritrovato delle
giornaliste. Non ne possiamo più di questa informazione condizionata dai poteri e dagli
interessi di parte, che non fa inchieste, che censura, che dà sempre più spazio al sensazionalismo e alla cronaca-spettacolo e continua a rappresentare in modo distorto la donna, i giovani, la società”.
Gi.U.Li.A è una Rete aperta a tutte le giornaliste che condividono i suoi valori e l’urgenza delle sue battaglie. E starà, con autonomia e soggettività, nelle reti delle donne di Se Non Ora Quando, quelle che
in 100 piazze d’Italia si sono messe in cammino per conquistare un Paese più giusto, onesto e rispettoso a misura di donna.’Gi.U.Li.A serve per aiutarci a cambiare un modo di pensare – ha detto nel suo saluto il presidente della Federazione Nazionale della Stampa Italiana, Roberto Natale – Il problema della qualita’ dell’informazione e’ un tema centrale anche per il sindacato. E non e’ “asessuata” la questione dei freelance che investe in modo pesantissimo tutta la categoria ma che colpisce soprattutto le colleghe”, ha sottolineato.
Le oltre 400 adesioni al manifesto Gi.U.Li.A, giunte dalla Sicilia al Trentino Alto Adige,
vedono insieme giornaliste della carta stampata, della radio, della televisione, del web,
degli uffici stampa. Tra le firme, molte le giornaliste precarie e freelance e tanti nomi noti
Natalia Aspesi, Marialuisa Busi, Tiziana Ferrario, Fiorenza Sarzanini, il direttore di
Rai teche Barbara Scaramucci, Norma Rangeri, Lea Melandri, Marcelle Padovani, Michela
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