Definire le linee di un piano che sappia raccordarsi con tutti i soggetti istituzionali e del volontariato
Un dibattito e un confronto positivo, quello che si è svolto il 14 settembre presso il Lido Village di Ponte San Giovanni nel corso della 2° campagna contro la violenza di genere organizzata da OSSIGENO. Le donne delle istituzioni e delle associazioni hanno sviluppato il tema dell’incontro con passione e concretezza, analizzando il fenomeno ed elencandone i numeri terribili che lo identificano al di là di ogni
classe d’età o estrazione sociale.
_ L’emozione ha invaso le partecipanti quando ha preso la parola Simonetta, {{la mamma di Barbara Cicioni}}: “Barbara – ha detto – era
una donna forte, eppure non era riuscita a conquistarsi la dignità di persona
all’interno della sua famiglia”.
Mette il dito nella piaga la {{responsabile della Caritas}}: le istituzioni alle quali la donna maltrattata si dovrebbe rivolgere sono
inadeguate ad accoglierla e a farla sentire meno sola.
L’intervento dell'{{avv. Tascini}} ha sottolineato la necessità di interventi mirati contro la violenza perché se è vero che non tutti i maschi sono violenti essa si configura con caratteri peculiari rispetto ad ogni altro tipo di violenza.
{{Lorena Pesaresi}}, responsabile delle pari opportunità della Provincia, {{Tiziana Capaldini}}, assessore ai servizi sociali del Comune di Perugia, {{Elena Bistocchi}} di Ossigeno, {{Monica Miserocch}}i dell’associazione “Giuristi democratici” e la rappresentante dell’associazione “Differenza donna” seguono la traccia indicata dalla Presidente del centro regionale
per le pari opportunità {{Daniela Albanesi}}, soffermandosi oltre che sugli aspetti del
fenomeno soprattutto sul che fare e sul ritardo, evidenziato perfino dagli istituti
europei, dello stato italiano nell’attuare le direttive europee e gli impegni che
pure sono stati sottoscritti.
La violenza è una questione di dominio e quella contro
le donne è legata a condizionamenti culturali che ritengono la donna diversa
dall’uomo e quindi titolare di meno diritti. La donna proprietà del
maschio-padre-marito, tipica del sistema economico patriarcale, è purtroppo ancora
molto radicata in Umbria.
{{Non tutti i maschi sono violenti, non tutte le
donne sono vittime di violenze}}, ma le statistiche ci dicono che è un fenomeno che
colpisce tante donne in Italia: in {{Umbria il 6,4% subisce violenze soprattutto in famiglia}}, mentre ancora non esiste una legge quadro nazionale nonostante le sollecitazioni che provengono dall’Europa.
Le regioni dovrebbero colmare questo insopportabile ritardo con proprie iniziative legislative. La Regione dell’Umbria, in questi giorni, ha definito gli strumenti tecnici per l’attuazione del progetto “{{mai più violenze}}”, che vuole prevenire e sensibilizzare la comunità affiancando
così il lavoro svolto in questi anni dal Centro per le pari opportunità.
Un impegno,
quello del Centro, che dal 1989 si realizza al fianco delle donne grazie
all’attività del telefono donna. Con il progetto “mai più violenze” la Regione e
molte istituzioni, associazioni e cooperative sociali umbre, hanno costituito l’Ats
e si prefiggono l’obiettivo di costruire le reti in tutto il territorio regionale
per fornire a tutti i comuni le azioni e le risposte adeguate a prevenire e
contrastare il fenomeno della violenza.
Sarà l’inizio di un percorso che dovrà
vederci tutti impegnati per tracciare le linee di un piano strategico contro la
violenza alle donne (domestica, fisica, sessuale, psicologica, morale, economica).
_ Per la complessità del fenomeno {{il piano deve essere sostenuto da politiche
interistituzionali}} ed interassessorili, per rispondere efficacemente a situazioni di
emergenza, di sicurezza, di prevenzione, di educazione e di formazione, anche perché sappiamo che quando parliamo di violenza sulle donne il fenomeno coinvolge molte politiche degli enti, da quelle sociali e sanitarie a quelle culturali, a quelle del lavoro e ell’istruzione/formazione, a quelle abitative ed economiche.
Per cominciare occorre definire le linee di un piano che sappia raccordarsi con tutti i soggetti istituzionali e del volontariato, in grado di contribuire a prevenire e contrastare la violenza: Regione, Province, Comuni, Prefetture, Questure, Forze dell’ordine, Aziende ospedaliere, Asl, uffici scolastici, organismi di parità, associazioni che intervengono su tali temi, associazioni delle donne, centri di sostegno e di servizio convenzionati con il pubblico ecc.
Questo piano, che tutte si
sono augurate possa venir definito al più presto, per essere efficace nella
prevenzione e nel contrasto dovrà{{ prevedere politiche ed azioni volte ad entrambi i soggetti}}, in primis le vittime e le potenziali vittime, ma anche gli autori del
reato e potenziali autori.
Sarà utile definire le modalità per analizzare ed approfondire, con tutti i soggetti pubblici, quali interventi mirati si possono
attivare nei confronti degli uomini autori delle violenze. Altro elemento
fondamentale dovrà essere il raccordo con l’Università per esaminare conoscenze
aggiornate dei fenomeni e definire strategie mirate e supportate dal confronto con
altre realtà europee, questo collegamento assicurerà un aggiornamento continuo del
piano strategico.
Per {{smantellare questo fenomeno}} che mina la stessa libertà ed
emancipazione che le donne si sono conquistate è indispensabile l’impegno di tutti a
lavorare per un programma condiviso dai diversi soggetti presenti sul territorio
(comuni, forze dell’ordine,gli enti, le associazioni, i servizi socio-sanitari, la
scuola) che permetterà di sostenere azioni, politiche, servizi ed iniziative ma
soprattutto metterà in comune le competenze per valorizzare i progetti esistenti e
non disperdere un patrimonio sociale e umano prezioso.
Per {{costruire le reti tra
soggetti pubblici e le associazioni di volontariato}}, è vitale prevedere così come si
sta già facendo, in comune, provincia, con i protocolli che vengono siglati fra il
Centro e le istituzioni umbre, azioni di formazione di base tra tutti i soggetti che
operano nella prevenzione e nel contrasto al fenomeno. Così si offre a tutti gli
operatori mezzi e strumenti di conoscenza conformi a fronteggiare il fenomeno ma
sarebbe auspicabile prevedere corsi di alta formazione per tutti i soggetti della
rete in collaborazione con l’Università di Perugia.
Le {{campagne di comunicazione}} sul
territorio, gli interventi educativi e di prevenzione, con attenzione ai diversi
target, pensiamo alle donne straniere, alle/agli adolescenti, dovrebbero essere
continue, per intervenire e modificare le sensibilità sul tema della violenza, una
scelta politica auspicabile sarebbe quella che ogni amministrazione pubblica preveda
una specifica voce di bilancio da destinare alle azioni e agli interventi per
sconfiggere un fenomeno che umilia, fa soffrire e impedisce a tante donne la
completa cittadinanza.
Non di secondaria importanza un {{intervento specifico per
coinvolgere i medici di base}} e gli avvocati oltre a trovare le forme adeguate per un
rapporto fondamentale con la magistratura.
{{Un ruolo centrale deve averlo la scuola}} e
il raccordo con le scuole è fondante anche per sostenere iniziative autonome della
scuola stessa per educare al rispetto e all’affettività le nuove generazioni.
Conosciamo il fenomeno e anche gli strumenti e le modalità per sconfiggerlo dobbiamo
solo decidere chi assumerà il compito di coordinare il lavoro per il fare.
_ [Ossigeno->http://o2-ossigeno.org/o2/]
ritiene che la Regione abbia ogni requisito istituzionale per svolgere questo ruolo,
Ossigeno è disponibile, ma occorre fare presto.
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