IL FORUM DELLE DONNE MAROCCHINE IN ITALIA PROMUOVE PREMIO LETTERARIO FATEMA MERNISSI a un anno dalla sua morte
“Da una sponda all’altra del Mediterraneo… le donne scrivono. Il Giro di Boa – Chi o cosa ha cambiato la mia vita” questo il titolo dell’evento e del premio che è stato presentato al castello arabo normanno di Castellammare.
Il premio è patrocinato dal comune di Castellammare e dalla signora Anna Maria De Blasi dell’associazione “contro tutte le violenze”, in collaborazione con il Forum delle donne marocchine in Italia e il Rotary club di Palermo.
PREMIO LETTERARIO FATEMA MERNISSI per Narrativa & Poesia
Tema dell’edizione 2016 “ IL GIRO DÌ BOA ” Chi o cosa ha cambiato la mia vita
Saranno ammesse esclusivamente opere letterarie Scritte da donne, in lingua italiana
Le opere narrative non dovranno superare le 20 cartelle (1800 battute circa per cartella)
Le poesie devono essere composte da non meno di 3600 battute
Gli scritti dovranno pervenire in formato PDF entro e non oltre il 10 settembre 2016, accompagnati da
una autopresentazione all’indirizzo e-mail fatemamernissi.premio@gmail.com
La Giuria del Premio è composta da
Mounya Allali (Poetessa)/Leila Ben Salah (Giornalista/Scrittrice)
Patrizia Consolo (Scrittrice)/Anna Maria Gallone(Regista/Giornalista/Scrittrice)
Karima Moual (Giornalista)/Ivana Trevisani (Antropologa/Scrittrice)
Verranno assegnati alle prime due opere selezionate i seguenti premi
1° premio
Partecipazione a un evento culturale con presentazione dell’opera premiata in Marocco, con il patrocinio dell’Università “Ibn Zohr” di Agadir e l’Unione degli Scrittori del Marocco
2°premio
Presentazione e lettura dell’opera premiata presso Casa delle Donne di Milano. La cerimonia di premiazione si terrà il 20 ottobre 2016 nella Sala Conferenze
– Ufficio d’informazione del Parlamento Europeo – Corso Magenta, 59 – MILANO
Fatema Mernissi è nata nel 1940 a Rabat dove è morta il 30 novembre 2015. Una studiosa, una letterata, una donna che non si è mai tirata indietro nel denunciare il retaggio patriarcale nella società marocchina. una reltà che ha raccontato attraverso i suoi ricordi di bambina nel libro La terrazza proibita (Giunti, 1996). Uno dei primi temi che fecero conoscere Fatema Mernissi al grande pubblico. Il ruolo – indebitamente usurpato – delle donne nel mondo musulmano è stato da lei sviluppato in tante opere, da Chahrazad non è marocchina (Sonda, 1993) a Le sultane dimenticate (Marietti, 1992): una ricerca particolarmente interessante che passa in rassegna la storia non ufficiale per raccontare numerose figure di ‘donne capi di Stato nell’islam’, dalla stessa figlia di Maometto Fatima all’egiziana Sagarat al-Durr, che prese il potere al Cairo nel 1250.
Il fronte dell’impegno di Mernissi si era poi allargato a un compito cruciale: la demistificazione dell’immaginario occidentale sull’islam e sul mondo arabo. Un tema che dimostra oggi, una volta di più, la lungimiranza dell’autrice di L’harem e l’Occidente (Giunti, 2000), che ironizzava sui pregiudizi nei confronti della presunta ‘passività femminile’ nelle culture islamiche e additava i condizionamenti subiti dalle donne anche nel nostro mondo che ama credersi del tutto emancipato. «Fu in un grande magazzino americano che mi sentii dire che i miei fianchi erano troppo larghi per la taglia 42. Ebbi allora la penosa occasione di sperimentare come l’immagine di bellezza dell’Occidente possa ferire fisicamente una donna e umiliarla tanto quanto il velo imposto da una polizia statale in regimi estremisti quali l’Iran, l’Afghanistan o l’Arabia Saudita».
La liberazione delle donne, a tuttotondo, era insomma ciò che le interessava. Una lotta che la spinse a inventare le ‘Carovane civiche’ per dare la parola alle protagoniste nascoste della società e provocare un cambiamento culturale (esperienza raccontata in Karawan. Dal deserto al web, Giunti 2004) e poi a portare la rivoluzione della lettura nei più remoti villaggi dell’Atlante, con le ‘Carovane del libro’ organizzate insieme alla libraia di Marrakech Jamila Hassoune. Senza dimenticare la valorizzazione dei saperi tradizionali, come dimostra ad esempio il suo lavoro sulle tessitrici di tappeti dei monti marocchini. Il rinnovamento culturale, secondo Fatema Mernissi, va di pari passo con le innovazioni giuridiche: «La riforma della Moudawana, il Codice di statuto personale, sta portando molti cambiamenti», mi aveva detto commentando gli effetti della legge approvata un decennio fa. «Certo, la tradizione è lenta a morire, ma una norma ha anche effetti immediati. Per esempio, alcuni nuovi diritti garantiti alle ragazze hanno provocato una drastica riduzione delle nozze in giovanissima età».
Negli ultimi anni, la scrittrice era andata oltre l’analisi del rinnovamento in seno al mondo islamico (affrontato in modo specifico in Islam e democrazia, Giunti 2002) per maturare una visione globale che comprendesse le sfide chiave del nostro tempo. «È sempre più evidente – mi diceva in un’altra occasione – che le frontiere non esistono più e che ciò che esiste, nel mondo, sono solo fragili civili: la vera questione, oggi, non è dunque come difendere le frontiere, ma come tutelare le persone».