La legge 194 ha trent’ anni
Il 29 ottobre a Roma, a Palazzo Valentini, è stato presentato il libro di Cecilia D’Elia “L’aborto e la responsabilità – Le donne , la legge , il contrattacco maschile”. Lavoro più che mai necessario, scritto da una donna attiva nelle istituzioni e pubblicato al momento opportuno. Rientra nel gran mare della riflessione politica delle donne, a cui la cultura istituzionale non fa mai riferimento nel momento in cui governa, decide, vota. Salvo poi , nei casi migliori, giustificarsi chiedendosi ”Dove sono le donne? “.
Viene pubblicato quando, lontani i clamori della campagna elettorale, spenti gli ardori suscitati dalla richiesta di “moratoria” sull’aborto di Giuliano Ferrara, {{le questioni aborto e bioetica possono e devono trovare uno spazio adeguato ad una riflessione}} che le riposizioni nell’ ambito delle maggiori problematiche della cultura postmoderna. E le circa cento trenta pagine di questo libro aprono questo spazio.
Non si limita infatti ad una rapida e attenta ricostruzione dell’iter della legge 194, ma nell’ iter fa riferimento al dibattito suscitato dalle diverse posizioni tra le donne stesse e nelle istituzioni, sottolinea l’emergere delle contraddizioni aperte nella società civile, nelle istituzioni, non tanto dal processo di emancipazione delle donne quanto da quello di liberazione, con la categorica richiesta di riconoscimento della libertà sessuale, della distinzione tra sessualità e maternità come scelta consapevole e responsabile.
{{Imposta quindi il ragionamento sull’autodeterminazione}} che, a partire dalle donne , senza disconoscere la loro differenza, sfocia in una “grande concezione della libertà-responsabilità nella sessualità e nella procreazione ..… libertà che è fondata e costruita dalle donne , ma vale per i due sessi, vale come acquisizione etica universale.”(Mancina Claudia pag 90)…” non come arbitrario esercizio di potere, ma preludio di un’etica differente.”
{{Ripercorre tutto il dibattito}} appassionato e ben documentato, che ha impostato fin dagli anni settanta i termini di quello bioetico attuale, circa il sottrarre o il sottomettere la potenza generativa del corpo femminile alla determinazione giuridica, cioè: legge si, legge no.
Ripropone con urgenza di{{ riflettere sul senso di responsabilità}}. E’dello stato che con la legge difende un soggetto per tradizione considerato debole o è della donna che decide in piena autonomia?
Sintetizza nell’ultimo capitolo “{{Un equilibrio instabile}}” l’attualità di questi temi sottesi anche al dibattito sulla legge 40 circa la Procreazione assistita.
Tra i presenti in sala per la presentazione del libro, {{ Maria Luisa Boccia}} osserva che giustamente l’autrice ha definito {{delirio ideologico}} quello che nei trenta anni di applicazione ha attaccato la legge 194 equiparando l’aborto all’omicidio e altrettanto opportunamente pone al centro del libro due questioni: {{l’autodeterminazione come principio etico che cambia la relazione tra donna e nascituro e lo slittamento epistemologico della riflessione sull’aborto:}} dall’aborto come momento di valorizzazione dell’autonomia femminile non più soggetta, nella ricerca della liberazione sessuale, alla colpevolizzazione della clandestinità, all’aborto inserito nella questione della vita come dato biologico/scientifico, di cui il legislatore deve tener conto. Si trasforma così la donna in contenitore, si cancella quanto anche la cultura laica/maschile degli anni settanta aveva percepito del senso di responsabilità della donna. {{Giovanni Berlinguer}} infatti al passaggio della legge osservò che era frutto di un atto di fiducia del Parlamento nell’esperienza della donna. Presente in sala ha ribadito e approfondito il concetto alla luce dei trenta anni di applicazione.
– Cecilia D’Elia
_ { {{L’aborto e la responsabilità. Le donne, la legge, il contrattacco maschile}} }
Ediesse, 2008
_ € 9,00
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