Voglio entrare nella Pink gang
È meraviglioso quando qualcuno ha la forza di liberarsi da una vessazione, ribellandosi al proprio carnefice. Ancor più meraviglioso è quando la parola “BASTA” arriva, corale, da un gruppo di persone che si danno da fare per cambiare la loro schifosa realtà. Perché spesso in alcune zone del mondo una singola persona (soprattutto se è donna) non ha nessun diritto; ma unita alle altre riesce a trovare una voce.
Nell’{{India del Nord}} da due anni a questa parte succede che alcune donne abbiano deciso di armarsi per la giustizia, vestirsi di rosa e munirsi di bastoni, fondando la “{{gulabi gang}}” (pink gang, appunto).
_ Con il loro lathi vanno per le strade dell’Uttar Pradesh (regione che raggruppa 200 tra i più poveri distretti indiani) a parlare con gli uomini.
In queste zone dove più del 20% della popolazione è considerata intoccabile, dove le donne alfabetizzate sono il 23% contro il 50% degli uomini, dove la cultura feudale sdogana lo sciovinismo peggiore e dove la polizia conosce livelli di corruzione altissimi, non esiste tutela per i poveri: per le donne povere ancor meno.
Queste {{200 indiane vestite di rosa cercano di convincere gli uomini a non picchiare più le loro mogli}}, a mandare a scuola le figlie, a non darle in matrimonio quando hanno meno di 10 anni, a non maltrattare più le proprie conviventi. {{Se il dialogo non funziona, passano a mezzi a volte più persuasivi: le bastonate}}.
Prendono lezioni di combattimento e cercano di riportare l’equità in una società dove gli stupri, le violenze e la corruzione della polizia, che ovviamente non interviene su casi come questi, sono all’ordine del giorno.
_ Si definiscono delle paladine della giustizia, tanto che {{anche alcuni uomini stanno cominciando ad unirsi al gruppo nella lotta}} contro queste atrocità, ma {{con mansioni diverse rispetto alle “donne armate di bastone”}}.
La mia filosofia di pensiero, in linea generale, mi porta a credere che la violenza generi sempre altra violenza, e non sia mai una soluzione vera. Ma provo un sottile piacere e un tronfio senso di pedagogico riequilibrio immaginandomi questi maneschi imbecilli assaggiare per la prima volta il sapore del contrappasso.
Non solo: mi figuro il loro stupore di fronte alle sonore bastonate di una donna vestita di rosa.
_ Non so quanto questa pratica riesca a sedare attitudini tanto radicate, ma pare che a conti fatti i risultati in quella regione comincino a vedersi: il numero degli stupri diminuisce, le ragazzine cominciano a studiare e quegli asini con le braghe muovono meno le mani sulle loro mogli.
Il fine giustifica i mezzi?
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