mafieLaboratorio Donne e mafie è proposto dall’ Università di Catania – Dipartimento di Scienze Umanistiche, dalla Fondazione Giuseppe Fava, dall’UDI, e dalla CGIL  – Si svolgerà a Catania nella sede dell’ Auditorium “Giancarlo De Carlo”  Monastero dei Benedettini il  3, 10, 14, 17, 24 marzo  e  il 3 aprile 2017

Il laboratorio intende ricostruire i cambiamenti che il ruolo delle donne ha conosciuto nelle organizzazioni criminali. Per decenni parlare di donne di mafie ha significato occuparsi di vittime della mafia o di donne che si erano ribellate. Dopotutto si trattava di organizzazioni fortemente connotate da codici culturali maschili. Le donne si collocavano sullo sfondo: c’erano ma non si vedevano, erano “donne ombra”.

foto di letizia Battaglia
foto di letizia Battaglia

Si pensava che le donne, nelle organizzazioni mafiose, non potessero agire autonomamente e individualmente. Ma a partire dagli anni ’90, a causa dei gravi colpi inferti dalla magistratura, le donne sostituiscono i mariti e i fratelli nell’attiva gestione del business criminale. Inoltre le mafie rispecchiano sempre, seppure in maniera distorta, la società circostante. Così il ruolo della figura femminile dentro le mafie è ormai cambiato. Da gregarie, complici e conniventi a protagoniste della scena criminale. Nei clan si femminilizzano compiti prima appannaggio esclusivamente degli uomini. Le donne diventano intestatarie di società a fini di riciclaggio di denaro sporco, praticano l’usura, gestiscono attivamente patrimoni, impartiscono ordini a molti uomini, partecipano agli agguati mortali, gestiscono piazze di spaccio e business delle estorsioni. Scalano i vertici della piramide criminale. Dinamiche interne alla criminalità, mutamenti sociali e di costume sembrano delineare un nuovo, oscuro e drammatico rapporto tra donne, violenza ed “emancipazione”.

Parallelamente a questi processi interni alle organizzazioni mafiose, le donne siciliane   avviano importanti iniziative di lotta e di contrasto contro lo strapotere mafioso.  Un cammino che porterà nuove generazioni di donne a schierarsi apertamente contro la violenza mafiosa, anche dentro cosa nostra (testimoni di giustizie, madri coraggio, figlie ribelli…).

Il programma del laboratorio è curato dalla professoressa Simona Laudani ed è stato redatto con la collaborazione della Fondazione Giuseppe Fava, della Cgil Catania e dell’UDI.

Spettacolo teatrale 'DONNE e MAFIA': tutte le donne che hanno deciso di metterci la faccia. E non per scattarsi un 'selfie'. Read more at http://www.noncontofinoadieci.com/spettacolo-teatrale-donne-e-mafia-tutte-le-donne-che-hanno-deciso-di-metterci-la-faccia-e-non-per-scattarsi-un-selfie  - foto di Flavio Parente
Spettacolo teatrale di Simonetta De Nichilo ‘DONNE e MAFIA’: tutte le donne che hanno deciso di metterci la faccia. E non per scattarsi un ‘selfie’.
foto di Flavio Parente

CALENDARIO DEI LAVORI

Venerdì 3 marzo Ore 16,30 Donne di mafia Custodi dell’omertà o nuove protagoniste della violenza mafiosa? Presentazione del laboratorio a cura di Simona Laudani Intervento della dott.ssa Marzia Sabella. Le donne all’interno di Cosa Nostra per decenni sono state custodi dell’omertà e garanti dei disvalori mafiosi. E oggi? È ancora così? O tendono ad assumere ruoli sempre più rilevanti e di primo piano dentro le mafie? Si è dinanzi ad un processo di emancipazione negativa, una drammatica omologazione ai modelli maschili più violenti? Ne parliamo con Marzia Sabella, per diversi anni magistrato della Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo. Ha seguito numerose indagini di mafia, partecipando anche alla cattura di Bernardo Provenzano. Attualmente è consulente della Commissione Parlamentare Antimafia. Per Einaudi ha pubblicato “Nostro Onore” (2014, con Serena Uccello).”

Venerdì 10 marzo ore 16,30 Donne contro le mafie. Una storia collettiva di legalità e giustizia. Intervento dell’avvocato Adriana Laudani La mafia è nata in Sicilia, non vi è dubbio. Ma siciliani sono anche coloro che l’hanno combattuta. La lunga e tragica scia di sangue versata da magistrati, uomini delle istituzioni, giornalisti e sindacalisti è lì a dimostrarlo. In questo contesto di resistenza civile e morale si inserisce il ruolo delle donne. Negli anni ’80 nasce il primo Movimento delle Donne contro la mafia. Da allora, confutando gli stereotipi di una Sicilia omertosa e connivente, inizia un importante cammino che porterà nuove generazioni di donne a schierarsi apertamente contro la violenza mafiosa. Ne parliamo con Adriana Laudani, per diversi anni parlamentare regionale, successivamente difensore di parte civile nel processo Fava e nel maxi processo di Palermo. Oggi responsabile, insieme a Giovanna Crivelli, dell’Unione Donne in Italia di Catania.

Martedì 14 marzo Ore 9,30 Donne e mafie. La rottura del patto Interevento di Claudio Fava

Venerdì 17 marzo Ore 16,00 Presentazione del saggio Storia dell’Italia mafiosa di Isaia Sales (Rubettino editore, 2015). Coordina: Antonio Fisichella (Fondazione Giuseppe Fava) Partecipano: Isaia Sales, Ernesto De Cristofaro (Università di Catania), Pina Palella (Cgil Catania) Le mafie non sono isolabili in una dimensione criminale ma rappresentano organizzazioni in grado di relazionarsi e rapportarsi con la società, la politica e l’economia. Sono queste le ragioni del successo pluri secolare di un modello, quello mafioso, che oggi riesce a radicarsi anche nel centro e nel nord del Paese. Le mafie sono un problema della storia e della società italiana, non un problema antropologico, né di “geni”, né di cultura. Le mafie sono parte integrante della storia italiana. Su tutto questo rifletteremo insieme ad Isaia Sales, con un focus particolare dedicato ai mutamenti della società meridionale, al nuovo protagonismo delle donne e alla “crisi dell’ideologia mafiosa”. Isaia Sales, insegna “Storia delle mafie” presso l’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli. È stato sottosegretario al Ministero del Tesoro nel primo governo Prodi. È autore di diversi saggi tra cui: Leghisti e sudisti (Laterza,1992); Le strade della violenza Malviventi e bande di camorra a Napoli (L’ancora del Mediterraneo, 2006); I preti e i mafiosi. Storie dei rapporti tra mafie e chiesa cattolica (Baldini e Castoldi, 2010).

Venerdì 24 marzo Ore 16,30 Donne e mafia. Rita Atria, un rifiuto radicale Visione del film “La siciliana ribelle” di Marco Amenta (2009) ispirato alla tragica storia di Rita Atria, figlia di un boss mafioso ammazzato nei primi anni ‘80. Rita fu testimone oculare.

Lunedì 3 aprile Ore 16,30 Facciamo il punto. Gli studenti incontrano: Maria Teresa Ciancio (presidente della Fondazione Fava), Giovanna Crivelli (responsabile UDI), Antonio Fisichella, Adriana Laudani, Pina Palella (Cgil) Coordina: Antonio Pioletti L’ultimo incontro sarà dedicato ad una riflessione sui principali temi emersi nel corso del laboratorio. Un confronto aperto al contributo di tutti i partecipanti. Una riflessione collettiva per individuare gli aspetti fondamentali, per esaminare gli eventuali punti critici e individuare, insieme, nuove terreni di analisi e di impegno contro il potere mafioso.

La partecipazione è libera e aperta a tutti, mentre la presenza obbligatoria riguarda solo gli studenti che acquisiscono il credito.