Al presidente della Regione Lombardia chiediamo di lasciare in pace le donne, di smetterla di cercare pseudo pretesti legislativi e/o falsamente etici, nel tentativo sinora fallito, di limitare e contrastare l’applicazione della Legge 194, approvata dal Parlamento della Repubblica e voluta, così com’è, anche a seguito dell’esito referendario che ha ribadito la volontà popolare e delle donne al riguardo.Chiediamo anche di {{promulgare una legge regionale sui centri antiviolenz}}a, considerato che la Lombardia, a differenza della quasi totalità delle regioni italiane, ancora non ne dispone, così come è di là dal venire, una {{normativa organica sui finanziamenti pubblici ai centri ed alle case delle donne e dei minori}}, quali servizio pubblico ed
autonomo da organizzazioni confessionali religiose che potrebbero gestire, anche a Mantova, strutture pagate dalla fiscalità pubblica.

Di farsi parte diligente verso il governo amico perchè {{siano ripristinati i fondi ai centri antiviolenza}}, tolti dal ministro Carfagna per tappare i buchi di bilancio a seguito dell’abolizione dell’ICI e per finanziare i decreti anti – prostituzione che tanto appassionano la nostra realtà bigotto – piccolo borghese sempre in cerca di nemici da colpire.

Di {{garantire la diffusione della pillola abortiva}} e dei progetti attienenti alla
prevenzione ed alla tutela della salute delle donne presso istituti pubblici,
attraverso una organizzazione socio – sanitaria pubblica per tutti e tutte,
gratuita e di qualità, con particolare attenzione alle donne ed ai minori stranieri,
alle persone in difficoltà ed alle minorenni a cui garantire la gratuità della
prevenziona anticoncezionale.

Questo vorremmo da una Regione che vanta i propri primati progressisti e
infrastrutturali ma dimentica di ricordare che ricopre i primi posti anche nelle
triste graduatorie relative gli incidenti e le morti sul lavoro, l’espandersi del
precariato secondo tutte le sue odiose forme previste dalla Legge 30, le
privatizzazioni dei servizi pubblici e la devastante situazione dei trasporti
pubblici, in particolare ferroviari.

Sanità, servizi sociali, trasporti, rifiuti, energia e acqua vedono proprio nella
{{Lombardia l’apripista di quella politica liberista}} che ha contribuito grandemente a
fomentare ed esacerbare la crisi socio economica, oggi come sempre, pagata dalle
classi popolari.

Per questo chiediamo alle donne di unirsi nelle rivendicazioni e nelle lotte per i
diritti sociali e civili, il lavoro, l’eguaglianza che nell’attuale contesto, ha
raggiunto limiti indecenti per una società che si vorrebbe civilee di non piegarsi
alla omologazione del rispetto istituzionale del rappresentante di una parte
politica che sta facendo scuola, sempre e solo a danno delle donne e delle classi
lavoratrici.