Afghanistan: mediare con i talebani per la pace
Da Aprile on line riprendiamo questo intervento di Silvana Pisa – La proposta di Fassino di consentire la partecipazione dei capi islamici alla Conferenza è in piena sintonia con una politica già inaugurata dagli americani, in Iraq e in altri scenari. La nostra destra, che la contesta, dimostra l’intento di volerla strumentalizzare per indebolire il governoLe ragioni “urlate” dalla destra contro le dichiarazioni di Piero Fassino, favorevole ad una partecipazione anche dei talebani alla Conferenza di pace sull’Afghanistan, nascondono la voglia dell’attuale opposizione di sottrarsi, al Senato, ad un voto favorevole alle missioni internazionali: intento tutto politico e strumentale, volto all’indebolimento del Governo Prodi.
La richiesta di una Conferenza Internazionale di Pace per l’Afghanistan non è nuova: fu inserita, nello scorso luglio, alla Camera e al Senato, in due o.d.g. accolti dal Governo. Non registrò una destra in forte dissenso, tutt’al più un’opposizione scettica sulle possibilità del nostro Paese di trovare interlocuzione internazionale su questo tema.
_ Invece il Ministro Massimo D’Alema la propose, a fine novembre, al vertice NATO di Riga suscitando l’interesse di Jacques Chirac e, in seguito di Luis Zapatero e Angela Merkel.
{{Di fronte agli esiti nefasti dell’occupazione militare dell’Afghanistan}}, iniziata 6 anni fa dagli USA, occorre interrogarsi sulle responsabilità e sulle prospettive d’uscita da questo disastro.
_ Molti di noi hanno, da tempo, individuato {{come avvio dell’exit strategy}}, oltre ad una possibile {{ridefinizione della missione (da militare a sicurezza internazionale ONU o Europea con la PESD)}} la necessità di una Conferenza Internazionale. Questa dovrebbe {{coinvolgere, per ovvi motivi, non solo i paesi confinanti}} (soprattutto Pakistan e Iran) ma anche {{i protagonisti del conflitto}} all’interno dell’Afghanistan e specificatamente i capi tribù talebani. Bisogna riconoscere che in questi anni l’occupazione militare straniera non ha conquistato “cuori e menti” degli afgani, delusi nelle aspettative di ricostruzione del paese promesse dalla conferenza dei donatori di Bonn del dicembre 2001.
Anzi,{{ i bombardamenti di Enduring Freedom}} prima e della NATO poi, che hanno {{colpito indiscriminatamente la popolazione civile}}, hanno provocato un {{ravvicinamento ai talebani}} di tanti pashtun che non ne condividevano idee e metodi. I pashtun sono la popolazione più numerosa dell’Afghanistan e il fatto che oggi tendano sempre di più a confondersi con i talebani non può certo comportare un ampliamento del conflitto a tutti i pashtun. La struttura tribale, tuttora dominante nel Paese, non è stata assolutamente sostituita dalla recenti istituzioni rappresentative: tutt’al più le affianca o le sottende (nella Loya Jirga e nella Wolesi Jirga siedono molti capi tribù, signori della guerra o del narcotraffico). In questa struttura sociale i talebani conservano un controllo del territorio e del potere locale anche per gli errori della forze di occupazione straniere.
È sotto gli occhi di tutti che {{l’uso della forza militare non ha prodotto la stabilizzazione del Paese}}.
_ Occorre la politica: trattative, dialogo. Ma anche conoscenza, intelligence, dissuasione.
{{Trattare parrebbe di buon senso}} anche per non ripetere gli stessi errori che gli USA hanno fatto per diversi anni in Iraq, nei confronti dei baathisti sunniti o con Moqtada Al Sadr, coinvolti nella trattativa solo dopo molte stragi sul campo. L’esempio dell’Iraq -la recente e tardiva apertura del tavolo tra Al Maliki, USA e “stati canaglia” come Iran e Siria- dovrebbe far capire che è politicamente e socialmente conveniente chiudere le stalle prima che i buoi scappino. La destra nostrana non si è indignata per l’apertura di questa trattativa forse perché era made in USA.
_ Che D’Alema proponga il prossimo 23 marzo all’ONU una conferenza internazionale sull’Afghanistan è un fatto positivo non solo per il nostro Paese.
È sicuramente vero che un clima d’apertura di dialogo ha aiutato l’ultima fase del rapimento del giornalista Mastrogiacomo e del suo interprete: ma questo è un argomento aggiuntivo a favore di questa scelta.
D’altronde è {{da tempo che le forze USA trattano coi talebani}}: lo fanno già ora sottobanco e lo hanno fatto prima in funzione antisovietica. Anche nell’estate del 2000 -Bill Clinton presidente- ci fu una trattativa, rivelata dal Pentagono, che vedeva come merce di scambio la consegna di capi d’Al Quaeda contro la fine dei bombardamenti: forse, se fosse andata in porto, il mondo si sarebbe risparmiata la tragedia dell’11 settembre con tutto quello che ne è seguito.
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