AVEZZANO – Assolta dopo 11 anni, ma non le ridanno i figli
Vi proponiamo l’articolo di Roberto Raschiatore uscito oggi su Il Centro
— È un pomeriggio di fine estate, nel lontano agosto 2006. La polizia fa irruzione in un appartamento di Avezzano, allertata dai vicini che sentono un bimbo piangere disperatamente. Gli agenti entrano e trovano in casa un bimbo di sei anni, chiuso in camera e con segni di violenza sul volto. Inizia così il calvario di una giovane, all’epoca 25enne, madre di quel bimbo e di un’altra ancora più piccola (due anni). Viene arrestata insieme al compagno convivente con accuse gravissime che vanno dai maltrattamenti alle lesioni, fino al sequestro di persona. La donna lotta fin dall’inizio, reagisce in tutte le sedi per far emergere la verità. Urla di non essere l’artefice di quella situazione di degrado e violenze familiari e sottolinea che lei ne era la prima vittima, insieme ai figli. Ma nessuno le crede. Botte, maltrattamenti e violenze erano all’ordine del giorno: i referti del pronto soccorso dell’ospedale di Avezzano accumulati nel corso degli anni e le denunce alle forze dell’ordine erano lì a dimostrarlo, eppure per i giudici lei era una complice del convivente.
Dopo diverso tempo la Corte di Cassazione apre un piccolo spiraglio di luce: tutti i provvedimenti di carcerazione preventiva vengono annullati perché le carte dimostravano che la donna è anch’essa vittima delle violenze e succube del convivente.
Odissea finita? Neanche per sogno. La donna perde i figli: prima l’uno e poi l’altra le vengono sottratti dal Tribunale dei minori e vengono dati in adozione. Non li vedrà mai più.
Nel frattempo, il processo continua: il convivente ammette le proprie responsabilità e patteggia la pena nel corso dell’udienza preliminare. La donna è convinta che a quel punto non ci fosse altra conclusione che quella della completa archiviazione dei suoi confronti. Archiviazione che forse le avrebbe consentito di lottare per riavere i suoi figli. Ed invece arriva il rinvio al processo.
Passano altri anni, si susseguono giudici, ne cambiano tre nel corso del dibattimento. Tra testimoni, rinvii e rinnovo delle prove si arriva allo scorso aprile, quando il tribunale di Avezzano, nella persona del giudice Anna Carla Mastelli, sentenzia: assoluzione con formula piena per tutti i reati di maltrattamenti, lesioni e sequestro di persona. Ma la donna i suoi figli, che oggi hanno 17 e 13 anni e vivono in altre famiglie, non li ha più potuti abbracciare.
«Ho il cuore in pezzi per un caso di malagiustizia andato avanti per 11 anni», ripete.
E l’avvocato Filippo Paolini del Foro di Avezzano, che ha assistito la donna durante l’intero iter processuale, commenta: «È una vicenda molto triste. La violenza sulle donne è un’emergenza sociale ed un problema culturale al centro di importante dibattito nella società odierna. Questa storia dimostra come a volte, per fortuna poche, le donne debbano difendersi non solo dai loro aguzzini, ma da quelle stesse istituzioni che dovrebbero per prime proteggerle e che, invece, finiscono per demolirle completamente. Questa donna, ingiustamente accusata e detenuta, potrà ora ottenere un cospicuo risarcimento, ma nessuno potrà mai reintegrarla della perdita più grande per una madre. Accanto alla soddisfazione per la sentenza, resta tanta amarezza per una vicenda assurda».