Lo scorso 20 aprile la Camera dei deputati ha approvato la cosiddetta “legge sul fine vita” o sul “testamento biologico”. La legge è passata ora all’esame del Senato. La maggioranza che la sostiene non è molto ampia e i tempi della sua approvazione sono incerti. In Italia non esiste una legge che regoli la possibilità per il o la  paziente o un suo fiduciario di esprimersi sul prolungamento delle cure che lo riguardano. La legge approvata alla Camera riempirebbe questa mancanza nella legislazione italiana. È la proposta di legge 1142, intitolata “Norme in materia di consenso informato e di dichiarazioni di volontà anticipate nei trattamenti sanitari al fine di evitare l’accanimento terapeutico”. Se approvata, consentirebbe a qualsiasi maggiorenne la possibilità di rinunciare ad alcune terapie mediche, in particolare la nutrizione e l’idratazione artificiale. Il paziente può anche chiedere di essere sedato in maniera continua e profonda, in modo da poter morire senza soffrire, in una sorta di coma indotto.
La legge, se approvata, introdurrà il diritto all’interruzione delle terapie senza dover passare dai tribunali e garantirà quindi una maggiore equità di trattamento dei cittadini.
Prima di entrare in vigore la legge dovrà essere discussa e approvata anche dal Senato. Il primo passaggio è la sua approvazione in commissione Sanità, che dovrà poi far passare il testo in aula per il voto definitivo.
Se fosse approvata al Senato ma con qualche modifica, la legge dovrà ritornare alla Camera ed essere nuovamente approvata.
Secondo i sostenitori della libertà di scelta sul fine vita, la legge arrivata al Senato è sostanzialmente buona, anche se contiene diverse aperture alla possibilità che le volontà del malato non vengano rispettate. Per esempio è permessa ampia libertà al medico di rifiutarsi di seguire le indicazioni del paziente perché sono state scoperte nuove terapie. 

 

Papa Francesco  chiede un “supplemento di saggezza” alla scienza medica e al legislatore, contro l’accanimento terapeutico… su questo ha inviato un messaggio al Meeting regionale europeo della World medical association per fare il punto sulle delicate e complesse questioni del “fine vita”, organizzato presso l’Aula Vecchia del Sinodo in Vaticano. “ è possibile – scrive – protrarre la vita in condizioni che in passato non si potevano neanche immaginare. Gli interventi sul corpo umano diventano sempre più efficaci, ma non sempre sono risolutivi: possono sostenere funzioni biologiche divenute insufficienti, o addirittura sostituirle, ma questo non equivale a promuovere la salute. Occorre quindi un supplemento di saggezza, perché oggi è più insidiosa la tentazione di insistere con trattamenti che producono potenti effetti sul corpo, ma talora non giovano al bene integrale della persona”.

Parole che i senatori a vita Elena Cattaneo, Mario Monti, Carlo Rubbia e Renzo Piano chiedono diventino l’occasione per ritornare sulla legge: “Le parole di Papa Francesco sull’accanimento terapeutico e il fine vita, che nella loro ricchezza e articolazione vedono nel paziente, capace e competente, la persona che giudica l’effettiva proporzionalità delle cure, crediamo possano rappresentare un’ulteriore occasione per il Parlamento, di inserire nell’agenda politica del Paese la necessità di dare certezza normativa in questa legislatura alle scelte di fine vita”.

Cappato: «Bene apertura del Pontefice»

«Bene l’apertura del Pontefice» commenta Marco Cappato per conto dell’associazione Luca Coscioni, che definisce quello del Papa «Un importante segnale di apertura al tema della sospensione delle cure». «Riteniamo – si legge ancora nella dichiarazione – che non vi sia differenza morale tra consentire a un malato terminale di morire sospendendo terapie vitali oppure attraverso un intervento attivo che permetta di accorciare la propria agonia. L’unica persona che può decidere quale sia il momento in cui le cure vanno abbandonate è il malato stesso».

La Ministra della salute Lorenzin: «Legge da migliorare» Un modo per prendere tempo?

«Penso che la legge sul biotestamento vada migliorata ancora al Senato dove è in calendario.  Bisogna trovare un punto di equilibrio tra curare le persone finché è possibile e poi rispettare la volontà e non accanirsi dal punto di vista terapeutico, garantendo un accompagnamento alla fase finale della vita» ha spiegato Lorenzin. L’altro aspetto che ha sottolineato il Santo Padre e che a me sta particolarmente a cuore, non solo come persona ma anche come ministra, e’ proprio accompagnare la persona nella malattia, perche’ molto spesso notiamo troppa solitudine nei pazienti, lasciati soli anche da parte delle famiglie».