I diritti delle donne nell’Unione europea
Un’intervista a Maria Grazia Rossilli che, venerdì 13 marzo alle 17,00, presenterà il suo nuovo libro presso la Rappresentanza della Commissione Europea a Roma.Abbiamo chiesto a Maria Grazia Rossilli di parlarci del suo nuovo libro:
{{I diritti delle donne nell’Unione Europea – Cittadine Migranti Schiave.}}
{{ Pdd: Perché questo libro proprio adesso? Da che esigenza nasce? }}
Il libro non nasce da una esigenza legata alla presente crisi economica che sta minacciando di logorare lo stesso tessuto comunitario.
Esso nasce dal fatto che, anche prescindendo dalla virulenza inaspettata dell’attuale crisi, la costruzione europea mostra da tempo segni di stallo e tendenze regressive. Basti citare come i tentativi di procedere verso un’Europa come soggetto politico, dotato di una più definita identità politica, e di procedere verso la costruzione di istituzioni più solide, efficienti e democratiche, abbiano subito una serie di sconfitte.
Prima i referendum di Francia e Olanda, che nel 2005 hanno bocciato il Trattato Costituzionale e poi, da ultimo, il referendum irlandese che ha bocciato anche quel compromesso al ribasso costituito dal Trattato di Lisbona. In questo modo un paese di 4 milioni di cittadini ha bloccato il processo di maggior unità politica e di democratizzazione dell’UE che ha la bellezza di 400 milioni di cittadini europei. E come se si volesse far apparire che i cittadini e le cittadine europei non vogliono procedere verso una maggiore unita’ politica.
Ecco qui concentrati tutti i grandi problemi della democrazia: si puo’ sottomettere a referendum popolare un Trattato che i cittadini non conoscono e rispetto ai quali i leader politici nazionali usano manipolazioni, fino a vere e proprie menzogne, per scopi esclusivamente di competizione politica nazionale ?
Basti pensare che nel recente no dell’Irlanda al Trattato di Lisbona ha giocato anche una vera e propria menzogna: la paura, diffusa ad arte, che approvando il Trattato si sarebbe liberalizzato l’aborto tuttora vietato nel paese.
{{Quanti cittadini e cittadine europei sono stati informati del fatto che entrando in vigore il Trattato di Lisbona , la Carta dei Diritti Fondamentali dell’UE (Carta di Nizza del 2000) sarebbe diventata giuridicamente vincolante ?}}
{{Quanti cittadini e cittadine europei sono stati informati del fatto che la Carta include tutti i diritti sociali fondamentali propri del modello sociale europeo, incluso il diritto di tutti gli individui “all’assistenza sociale e all’assistenza abitativa volte a garantire un’esistenza dignitosa a tutti coloro che non dispongano di risorse sufficienti”?}}
Come in questo esempio, che configura una forma di reddito minimo garantito, l’insieme dei diritti sociali previsti nella Carta dei diritti fondamentali dell’UE, benchè non privo di limiti e debolezze, ha la potenzialità di porre dei vincoli al mercato, di porre limiti all’erosione del welfare state, di configurare il profilo di un welfare europeo.
In particolare, la Carta contiene un diritto forte all’uguaglianza sostanziale tra uomini e donne, ben piu’ forte che in qualsiasi atto sopranazionale oggi in vigore, diritto che legittima anche misure per la promozione della democrazia paritaria nelle istituzioni dell’UE.
Dunque {{il libro nasce dall’esigenza di far conoscere luci e ombre delle politiche comunitarie per l’affermazione e la tutela dei diritti delle donne, cittadine europee e non}}, luci e ombre che lo stesso sottotitolo intende suggerire. Il libro e’ innanzi tutto rivolto a studentesse e studenti dei vari Master in Pari opportunita’ o in Studi delle donne e agli studenti dei corsi di diritto comunitario in cui la dimensione di genere viene quasi sempre dimenticata, diversamente dall’enfasi che essa trova nei programmi e nella retorica della Commissione europea.
In questo senso il libro vuole essere {{uno strumento di {empowerment} }}: far conoscere positivita’ e limiti delle politiche europee, affinché si rafforzi la partecipazione politica alla costruzione dell’UE che pensio sia ormai il nostro comune destino – al di là delle tremende minacce attuali.
{{Abbiamo dunque bisogno di piu’ d’Europa e non di meno Europa}}, abbiamo bisogno di più forti protezioni del lavoro e di protezioni sociali di livello e dimensione europea.
{{ Non pensi che le attuali “grandi paure”, siano esse vere, come la crisi economica, o coltivate ad arte, come la paura dell’immigrato cattivo, di fatto rischiano di fare cadere ancora più giù nell’ordine di priorità del cittadino comune le tematiche di genere e le questioni di pari opportunità? Se si, cosa pensi si possa fare per contrastare questa tendenza (come movimento delle donne, ma anche singolarmente, come individui di genere femminile)? }}
Io non credo che le tematiche di genere e le pari opportunita’ vengano oscurate.
Al contrario,{{ le donne sono in Europa e nel mondo le prime vittime della crisi economica}} e della perdita di posti di lavoro e questo per un motivo semplice: le donne sono in Europa e nel mondo quelle più presenti in tutte le forme di lavoro precario e dunque quelle meno tutelate rispetto a licenziamenti, indennità di disoccupazione, garanzie minime di sostegno al reddito.
Le donne sono le più esposte al rischio povertà, specie le madri singole. Anche le garanzie piu’ tradizionali vengono messe in discussione nella crisi attuale. Vedi ad esempio il divieto di obbligo al lavoro notturno per madri e padri di bambini fino a 3 anni, messo in discussione dal contratto di lavoro CAI (la nuova alitalia, ndr.).
L’UE appare implodere sotto tensioni protezionistiche che fanno sì che lavoratrori e lavoratrici innalzino a difesa del posto di lavoro le bandiere nazionali contro gli estranei, contro gli immigrati. Questa guerra tra poveri, fertile humus della paura del “Barbaro straniero” diffusa ad arte da politici e media per costruire “capri espiatori” dell’attuale malessere sociale, si sta edificando molto sul corpo delle donne.
E’ partita da tempo con {{una rozza e tendenziale identificazione tra immigrazione illegale, traffico di esseri umani e prostituzione}} che ha costruito la figura della prostituta/trafficata/fonte di degrado delle nostre città (per carità i nostri uomini che usano le ragazzine non ne sono la causa principale!). E ora è il corpo delle donna direttamente al centro della guerra in corso nel nostro paese tra padri e mariti italiani (responsabili del maggior numero di stupri) e immigrati rumeni e varie nazionalità di barbari stupratori. E’ il corpo della donna al centro dell’accusa, ad onta della smentita emersa dall’esame del DNA, ai due rumeni come presunti stupratori della Caffarella, un caso che fa pensare a una moderna edizione del caso Dreyfus. Questo sì fa paura, considerato cosa ne seguì.
{{Non mi sembra che differenza di genere e pari opportunità possano essere oscurate dalla crisi in quanto invece ne sono al centro ed hanno anche una perversa visibilità.}} Mi sembra piuttosto che ci sia il rischio della marginalità della resistenza collettiva, della protesta e della lotta.
Ma qui è la carenza del quadro politico, è la mancanza di antidoti culturali forti al populismo, è lo smarrimento soggettivo, è l’estrema individualizzazione, che sono gli ostacoli da superare.
{{ Spesso (e non solo in tema di parità) in Italia le leggi ci sono, magari anche all’avanguardia, ma è la loro applicazione che non viene garantita. Anche qui si pone la stessa questione: cosa possiamo fare, collettivamente o singolarmente, per cambiare la situazione?}}
Qui il discorso sarebbe troppo lungo. Mi limito a due brevi considerazioni.
{{Prima considerazione}}: uno dei primi atti di questo governo e’ stata la cancellazione della legge approvata durante il governo Prodi contro la pratica delle dimissioni in bianco, chiaramente discriminatoria nei confronti delle lavoratrici. E’ evidente a tutti che la pratica delle dimissioni in bianco inficia alla radice la legislazione di tutela della maternità.
Possiamo cercare insieme con i sindacati di ripristinare la legge e intensificare i ricorsi anche per via legale contro la pratica illegale delle dimissioni —anche se nella crisi attuale, con la paura della perdita del posto di lavoro, ciò è ancora più difficile.
{{Seconda considerazione:}} per perseguire, più in generale, tutte le discriminazioni sarebbero necessari maggiori (numericamente e qualitativamente) controlli dell’Ispettorato del lavoro, maggiore attività e presenza delle Consigliere di parità e probabilmente la riforma delle competenze e della figura della Consigliere di parità, così come una più generale riforma degli organismi di parità nei luoghi di lavoro.
{{In generale c’è bisogno di più partecipazione politica da parte delle donne – in specie delle giovani donne – non solo in senso di maggior numero di donne nei posti decisionali ma anche di maggior presenza qualitativa, dei bisogni, dei desideri, della soggettività delle donne.}}
{{Maria Grazie Rossilli}}: {I diritti delle donne nell’Unione Europea – Cittadine Migranti Schiave}, Edizioni Ediesse, 2009, ISBN 978-88-230-1324-7
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