Claudia Vio, tutta la tua vitale creatività è ancora con noi
Mi si chiede di scrivere di Claudia “per i giornali”. Non è facile metabolizzare velocemente. La gente non è aggiornata. Uno dei nostri patemi è stato che non si danno – i più – la cura di seguire, in vita, la nostra evoluzione di letterate. Ho lavorato in Ansa per trent’anni (è un’agenzia, non un giornale), da sei sono in pensione e scrivo poesia da sempre. Per metabolizzare con il cuore ci vogliono tempi più lunghi. Con Claudia ci scambiavamo poesie dai banchi del ginnasio, in quaderni, fogli, bigliettini. Era attenta alle sfumatura, al senso delle cose, sensibile al disagio. La città non ci ha voluto dare quello che si riserva agli intellettuali schierati. Non importa. Ce lo siamo preso. Claudia mi ha seguito sulla strada felice e perfetta dell’autoeditoria: la prima serie di racconti, “La Vocazione delle donne”, la pubblica così, riconoscendomi nel libro di aver aperto la strada alla responsabiizzazione dell’autore che si fa editore di se stesso.
Ad Edizione dell’Autrice, rivista che dal 2003 autoedito in singoli libri monografici, fa seguito il suo Unica Edizioni, casa editrice a tutti gli effetti. Chi la conosce sa che Claudia pensa a lungo, poi agisce: determinata, con metodo, appassionatamente. E’ stato importante il suo apporto a Liber Libri Liberi di Milano, il salone dell’editoria creativa e autoprodotta di Federico Zenoni, dove le nostre pubblicazioni hanno avuto collocazione ottimale a tutti gli effetti, senza dover spiegare ogni volta daccapo perché e per come, a chi crede che autoeditare sia solo un modo di risparmiare per non dare il triplo dei soldi della stampa ad un editore a pagamento. La passione di scrivere non si spiega, se ce l’hai è un tormento che resta individuale. E’ una compagna di vita. Negli anni settanta ha fondato con Eva Viani il gruppo di poesia Odradek, esperienza interessante che dubito sia segnata negli annali dei critici rivolti ad altro, ma che ha costituito un punto fermo per molti, penso al cantautore Lucio Quarantotto, da lei molto amato, altra figura che la città non ha saputo accogliere con la dovuta attenzione. Come tanti altri. La tesi di laurea di Claudia è stata sulle riviste autoprodotte: è l’unica che vi ha rivolto, in anni impensabili, un approccio critico e politico. Era suscettibile, nella stessa misura in cui era sensibile, Claudia: ricordo le sue reazioni all’ottusità degli editori interessati a impreziosire la propria mansione da far pagare all’autore. Essendo autrice, poi, il posto deputato resta quello dei racconti al femminile, come quando in qualche rassegna classificano la poesia come: 1.poesia, 2.poesia delle donne, 3.poesia dei giovani, senza rendersi conto – o rendendosi ben conto – di quanto sia già in sé offensivo. Siamo vissute in una città distratta da mille cose. Una città che dopo ti celebra, solo dopo, dopo aver messo magari all’indice i tuoi libri. Come è successo a Carlo Goldoni. Per Claudia, la prima passione è stata la poesia, ho sempre sperato non fosse vero che se ne era liberata, era una poesia ritmica, giocata sul pensiero, di tutte ricordo solo “Passo doppio”, spero che la copia che avevo non mi sia stata rubata con i metri cubi di materiale che sono stati portati via “da ignoti” nell’ultimo anno da casa mia. Sì, perché scrivere sul serio espone, ma scrivere da donne ti lascia esposta, senza alcuna protezione. Se differenza c’è, è questa. Il rischio era calcolato: le nostre telefonate non duravano meno di un’ora e potevano arrivare alle tre ore, ma stavamo attente a non pronunciare il titolo delle nostre rassegne, perché subito c’era chi lo copiava indecentemente. Non lo pronunciavamo neanche per telefono, perché da sempre sapevamo di essere intercettate: questo valga per chi crede che la scrittura sia sottovalutata in altre sedi da quella critica. No, i censori leggono tutto, proprio tutto. Chissà in quale deposito sono conservati i nostri scritti. Rivolgetevi a loro per avere le nostre bibliografie complete. Spero non manchi Aut Aut, la rassegna dove per la prima volta abbiamo proferito il termine autoeditoria, subito inseguite dall’ambiguo termine del selfpublishing, in mano ancora una volta a grossi soggetti editoriali che hanno convogliato a sè molti aneliti letterari. Nell’ultimo periodo ci siamo allontanate: lei era capace, più di me, di mediare con l’esterno, era un’organizzatrice indefessa, che non si arrabbiava mai.
A Mestre ha portato avanti per tre anni “Note di donne” per musiciste e scrittrici dove tutte coloro che scrivono hanno avuto posto, poi ha fondato l’Atelier dell’altra editoria. Qualcuno ricorda che ci sia stato un finanziamento? Che importa. Ma riviste come Maltese edizioni hanno pubblicato in vita i suoi racconti e non sono mancate le antologie al femminile, come Collezione da Tiffany, M’ama?, Dieci piccole storie ignobili. Ci siamo riviste, io ospite, a CartaCarbone, il festival letterario di Treviso, nello spazio di Liber extravagante, curato da Unica Edizioni e da Liber. E’ venuta a casa mia un pomeriggio, qualche settimana fa, un pomeriggio nel quale abbiamo riso come ai vecchi tempi, di noi stesse e di tutto. Aveva intenzione di dar via i libri, di cominciare a prendere contatti per l’eutanasia, per quando fosse stato il momento. Claudia, al passaggio, era pronta. Lo si vede dagli ultimi racconti. Claudia. Claudia Vio.
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