Alcune riflessioni sull’Irlanda aspettando di andare a votare
Ho visto un servizio sull’Irlanda. Avrei voglia di rivederla: mi ricordo l’affaccio sull’Atlantico e i salmoni che cadono scivolando da piccole cascate. L’Irish coffee sorprendente sotto la panna. Orribile la qualità del cattolicesimo: trent’anni fa era una gran superstizione, immaginette in numero incredibile su vetri e cruscotti dei camion, devozionismo demenziale e ipocrisia, ubriachezza alcolica diffusa analoga a quella religiosa.
Ma quando “militavo” per l’autodeterminazione dei popoli (causa sacrosanta fino agli anni Ottanta del secolo scorso, mentre oggi diventa nazionalismo), vennero nel mio ufficio in Parlamento i rappresentanti dell’Ira. Non ricordo nomi né date, e non so neppure se ho qualche documento in cantina. Sarà stato il 1980: non era ancora morto Bobby Sand e sicuramente avrò presentato un’interrogazione: mi resta il ricordo di due persone che mi mettevano al corrente del peggiorare della situazione e delle vessazioni della polizia. E’ stata anche quella un’esperienza di passione, di quelle che, sapendo che la storia è fatta di contrapposizioni arcaiche ereditarie, in cui l’onore e la vendetta, sentimenti ignobili, impediscono le pacificazioni, mi facevano andare in velocità l’adrenalina.
Popolo autonomo da sempre, naturalmente indiviso, diventato British per volere di un Enrico VIII anglicano rivendicò la sua antica fede cattolica: rivolte contro l’Inghilterra, attentati, guerra tra Ira e Sinn Fein contro i Volontari dll’Ulster, marce di protesta, ma sempre morti: la costruzione dell’odio. Gli irlandesi cattolici non tollerano l’esistenza dei discendenti dei britannici deportati al Nord per colonizzare il paese: fu subito guerra tra poveri, in qualche molto risolta da quando i finanziamenti europei hanno migliorato la situazione. Tony Blair si propose di porre fine alla guerra civile (dopo il blood Sunday, l’assassinio di lord Mountbatten, la bomba di Hide Park, l’attentato di Brighton che mirava a Margareth Thatcher) e il Good Friday Agreement aprì il percorso di pacificazione: il muro costruito per separare l’Ulster diventò una frontiera difficile, ma non più violenta. Oggi è arrivata Brexit e l’Irlanda ha votato per restare in Europa; si apre la questione del Nord, se restare inglesi e fuori dall’Europa, mentre la Repubblica diventa europea. La soluzione è evidente: il dialogo e l’accordo possono trovare soluzione non indolore, ma attenta agli interessi reali. Perché basta sempre poco per tornare a giocare con la morte: Bobby Sand fu un eroe della nonviolenza più che di amor di patria.