La maggioranza degli uomini non possono più rimanere inerti spettatori delle violenze compiute da alcuni di loro. Una cultura maschilista e omertosa che va cambiata
Non possiamo accettare che le tragiche notizie di morti e violenze nei confronti delle donne che quotidianamente affollano le cronache diventino un elemento da inserire semplicemente nelle statistiche, a cui guardare con distacco perché tanto riguarda vite altrui, stravolte magari dal solito eccezionale “raptus” che costantemente, e il più delle volte immotivatamente, compare nella descrizione pubblica di eventi efferati.
Nel pensare al manifesto per l’8 marzo 2018 la nostra Associazione ha ritenuto indispensabile rivolgersi alle donne e agli uomini che, forse nel tentativo di allontanare da sé l’idea della violenza, continuano a ritenere che si tratti di eventi dolorosi, ma estranei alla propria esistenza.
In realtà, anche tutte le 738 donne accolte a Telefono Rosa Piemonte nel 2017 avevano pensato che a loro non sarebbe mai accaduto di subire volenza. Lo stesso può dirsi delle 312 donne accolte e accompagnate alla rete dell’assistenza con le agenzie del privato sociale e istituzionale dei servizi; e anche delle 3.492 richieste di consulenze della sezione aiuto on line, un servizio reso dall’associazione h24 tramite e-mail e social network.
Tra di esse vi erano 528 donne con figli; 41 erano in gravidanza; 167 i figli dichiarati vittime di violenza diretta; 321 quelli colpiti da violenza assistita.
Parliamo, nel solo 2017, di 117 casi di violenza sessuale, 539 casi di violenza fisica, 561 casi di violenza psicologica, 586 casi di violenza verbale o minacce, ma anche di 261 accoglienze per stalking, una pericolosa realtà che appartiene al 36.54% delle donne accolte e che, com’è noto, è uno degli indici che rappresentano il rischio maggiore di aggressioni ancora più gravi, fino al femminicidio. La fredda aritmetica non aiuta a comprendere immediatamente e correttamente il quadro drammatico di ciascuna persona, perché in danno di ciascuna donna sono spesso agite più forme di violenza.
Appaiono allora sterili i commenti politici o l’attenzione all’andamento delle statistiche per dedurne che i reati contro le donne siano in aumento o in diminuzione: non sono tanto i numeri che interessano, quanto le storie di vite di donne (e di figli) che vengono marchiate a fuoco dalla violenza maschile che si arroga il diritto di distruggere la vita stessa, la salute, o le prospettive di queste persone.
Non chiediamo leggi ad hoc: a quanto pare, alcuni allarmi servono, ma altri vengono banalmente sottovalutati o peggio classificati come esagerazione.
E, come recita il nostro manifesto, sono sempre più le donne colpite anche irreparabilmente dalla violenza. Allora occorre che anche il genere maschile sia consapevole di quanto le proprie madri, figlie, sorelle, amiche o conoscenti ne possano essere bersaglio: le coscienze di tutti devono indurre a rifiutarsi di rimanere colpevoli spettatori o omertosi e inerti testimoni. Perché mai come ora i generi, maschile e femminile, devono sentire la necessità imperiosa di essere coesi e concreti. Ne va della vita di troppe persone.