Notiziario neutro da Bologna
La mia mamma era veneta e, quando il Bologna perdeva e la tifoseria si abbandonava alle lamentele, commentava “voi bolognesi mangiate troppi tortellini”…. Non è una battuta elettorale, ma quasi.
Infatti, si continua ad andare avanti come se si volesse cambiare il mondo senza accorgersi di quanto è già cambiato: in fondo, DC, PSI e gli altri sono crollati non tanto ad opera di “mani pulite”, ma perché erano superati. Adesso si sta concludendo il percorso. Neppure la base bolognese “di sinistra” ha capito di essersi impegnata con il Partito Democratico a lavorare finalmente sul serio nell’innovazione: ragazzi, dispiacerà dirlo, ma occorrerebbe impegnarsi per qualche anno. Invece, incapace di muoversi autonomamente sul territorio, {{la base continua ad aspettare “la linea}}”, persa in divisioni malamente travestite da massimalismi ideologici o tatticismi già democristiani. Intanto le diverse “masse”, intellettuali compresi, “soffrono” e dichiarano che non “gli piace” Delbono, che Pasquino è troppo prof., che Cazzola percarità e figurarsi Guazza. Non leggono più i giornali, inaffidabili; la Televisione, poi, uno schifo (e intanto commentano Vespa, Ballarò, perfino il Grande fratello sul nuovo televisore al plasma). Andare a votare il 7, il 14 e il 21 giugno? Oddio… {{L’Europa?}} nessuno ne parla ed è come se Spinelli fosse lontano anni luce, anche se dovrebbero essere le europee a trainare le amministrative, visto che anche il sindaco del piccolo Comune dovrà avere qualche idea delle direttive dell’Unione.
{{Come non essere preoccupati}}, se in Sardegna un candidato perfetto come Soru non ce l’ha fatta? Dopo un Cofferati in caduta libera verso la un dì ripulsa Bruxelles, anche se dopo un quinquennio di sostanziale e non conosciuto buon governo, tenendo conto della lesina governativa del paese e senza fare di tutte le erbe un fascio.
Anche i bolognesi sono – in quel contesto generale di riferimento che è l’elettorato – {{moderati come gli altri italiani.}} Votavano la sinistra perché buona amministratrice; ma, quando i problemi si sono fatti complessi (metrò o Civis sarebbero, in quanto macchinismi tecnici, di destra?), l’hanno punita. Prima di perdere di lì a pochi anni, evitarono a Vitali il ballottaggio con il 50,4 % dei voti: il 49 era palesemente dietro l’angolo, ma alcuni compagni giocavano a carte con Guazzaloca, ancor oggi uno dei loro.
Di quale politica parliamo mai da qualche anno a questa parte? Anche noi quella del nuovo dei nomi, che invece vengono pescati solo nella nomenclatura d’ordine, o delle primarie – vale a dire di quelle che domani saranno le lobbies – oppure del rumore di via del Pratello in quanto ombelico di Bologna e, quindi, d’Europa?
Forse non ci accorgiamo che la modernità ha prodotto mutamenti perfino antropologici e {{la società, anestetizzata da consumismo e TV}}, alimenta anche fra noi egoismo, ignoranza, malcostume, corruzione, violenza, paure, depressione, sconforto e abbandono (del voto).
Oggi nemmeno Obama riesce a dire che forse impoverire farà bene al sistema. Ma i disoccupati in autunno saranno in piazze già oggi limitate dalla direttiva Maroni: i sindaci non avranno favole da raccontare né mezzi d’intervento. {{Anche a Bologna si apprezzano le norme razziste e contro gli immigrati si strumentalizza perfino lo stupro}}, che si sa consumato soprattutto in famiglia, dove “le nostre donne” difese dai rondisti, non hanno diritto di dire “no”. Intanto il 52 % dell’elettorato non riesce, non dico a candidarsi, ma ad avere nome indicato dal popolo sovrano nei programmi dei candidati.
La chiesa continua ad interferire con le libertà civili e a mostrare fastidio del Vaticano II, mentre i bolognesi si limitano a mormorare in privato e ad onorare la processione della Madonna di san Luca. La Costituzione è in pericolo, ma alzi la mano chi, anche nella Bologna progressista, sapeva che l’articolo 32 vieta l’imposizione degli interventi sanitari.
{{Nessuno può scommettere su giugno}}. Possono ancora succedere “cose”. Ma sarebbe urgente prevenire i disastri che la crisi sta predisponendo non solo con misure concrete di sicurezza e giustizia sociali, ma anche con quei richiami forti alla condivisione dei ragionamenti che una volta si dicevano “nobili” e che possono alimentare il motore della speranza anche nel crescente indifferentismo di chi mangia troppi tortellini. Non tutti sono Obama e non è detto che neppure Obama ci riesca, ma varrebbe la pena che qualcuno ci provasse. Cari amici, vale (sempre) la pena di non mollare. Anche perché è nel nostro interesse….
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