La precarietà del lavoro determina la precarietà della vita
“Ci sono tantissime donne molto più brave degli uomini nei posti di lavoro. A tutti i livelli dell’organizzazione sindacale ci sono compagne bravissime, che hanno grinta e capacità tali da far impallidire i maschietti. La CGIL è l’unica organizzazione che ha promosso veramente le donne. Lavoreremo per incrementare ulteriormente questa percentuale perché a me non basta.”{{I precari della p.a sono più di 350.000. Il Governo ha sottoscritto un memorandum, preparato da CGIL, CISL e UIL, per stabilizzare 7.000-8.000 precari entro il 2011-20012. Non sono pochi?}}
No. Aver sottoscritto questo memorandum è importante aldilà del numero, per la prima volta il governo si è impegnato a stabilizzare i precari. C’è disponibilità concreta ad affrontare il problema della stabilizzazione dei precari nel pubblico impiego anche se in tempi dilazionati a causa dei costi. La percentuale è effettivamente bassa, ma i rapporti di lavoro di precarieà all’interno della p.a. non sono tutti uguali, e non ci sono le condizioni per stabilizzarli immediatamente tutti. L’importante è iniziare. A noi interessava questo accordo politico, ci occuperemo poi di tutti gli altri lavoratori esclusi da questo pacchetto. Il braccio di ferro tra noi e il governo riguardava la decisione di assumere. L’obiettivo l’abbiamo raggiunto.
{{I servizi esternalizzati costano di più che assumere direttamente. Non sarebbe meglio re-internalizzarli?}}
Noi abbiamo posto da tempo la necessità di affrontare la questione dell’efficienza, del funzionamento, della produttività nella p.a., ma non siamo ancora riusciti ad ottenere un tavolo per parlarne. Nel memorandum è previsto il coinvolgimento del sindacato per quanto riguarda la qualità dei servizi e l’efficienza della p.a, perché non è vero che i lavoratori del pubblico sono tutti fannulloni. E’ un’affermazione pesante e volgare, è inaccettabile! Il sindacato, insieme ai lavoratori che rappresenta, ha sempre chiesto di poter discutere dell’efficienza della p.a., nel promemoria abbiamo posto questa condizione. In quel contesto noi ragioneremo con il governo, e poi anche con le regioni e i vari ministeri, sulla situazione che c’è in ogni comparto, sanità compresa.
{{Con queste campagne diffamatorie si tenta di dividere i lavoratori, si scaricano su di loro tutte le responsabilità . Come invertire la tendenza?}}
Il nostro atteggiamento sindacale, tutte le nostre iniziative, tutte le piattaforme che abbiamo presentato, tutte le nostre valutazioni politiche hanno sempre teso a non dividere i lavoratori ma ad unirli. Questo tentativo da parte dei politici, dei mass media, di qualche sociologo di affrontare la questione dei mali di questo paese, mancanza di competitività e declino rispetto allo sviluppo, addossando tutta la responsabilità sui lavoratori, non possiamo accettarlo. I mali di questo paese non li hanno prodotti i lavoratori o le lavoratrici a tempo indeterminato o precari. C’è un problema che riguarda le politiche attive del lavoro, le politiche per lo sviluppo, la qualità , l’occupazione. Siamo fermi là, noi vogliamo discutere di questo. Ci sono sacche di inefficienza nella p.a, ma bisogna andare a vedere dove stanno le responsabilità , perché mi pare che ci sia pure una dirigenza che ha delle responsabilità.
{{La precarietà del lavoro determina la precarietà della vita. Le/i precarie/i non possono fare progetti di vita, comprare una casa, metter su famiglia.}}
Dal 2000 in poi abbiamo fatto una battaglia convinta su tutto quanto riguarda il precariato. Voglio ricordare che la CGIL non firmò il Patto per l’Italia. E’ stata fatta una battaglia sulla questione dell’articolo 18 contro la legge 30 proprio perché conosciamo i problemi delle nuove generazioni. E’ terribile per le/i giovani non avere un futuro. Siamo ben consapevoli che il posto fisso non esiste più, però la precarietà dilagante è un altro conto. Il punto non è la stabilità del lavoro, noi non siamo stati mai per la flessibilità contrattata. Il problema è capire quali politiche di sviluppo bisogna attuare per dare fiducia ai lavoratori e alle lavoratrici. Se le cose dovessero rimanere così, senza uno sbocco occupazionale sereno e stabile, pur dentro un ragionamento di flessibilità contrattata, è del tutto evidente che i lavoratori e le lavoratrici avranno problemi a metter su famiglia. Se non sanno come arrivare a fine mese, se non sanno se verrà loro rinnovato il contratto, non possono vivere serenamente e tanto meno possono pensare di acquistare una casa, o di fare figli. I figli costano, anche i lavoratori stabili non sanno più come sostenerli. C’è un problema di salari, di povertà generalizzata. Tutti questi fattori hanno determinato il calo demografico di cui tutti siamo a conoscenza. C’è un forte bisogno di politiche attive del lavoro che ridiano ai giovani fiducia per il loro futuro. Le donne sono quelle che pagano di più di chiunque altro le conseguenze di tutta questa situazione.
{{Con quali politiche si intende superare la precarietà ?}}
Le forti destrutturazioni dovute al declino industriale, sempre denunciate dalla CGIL, hanno causato la perdita di molti posti di lavoro stabile e un forte aumento della precarietà nell’industria e nei servizi. Per questa ragione abbiamo chiesto al governo di aprire un tavolo di confronto sull’insieme delle tematiche che riguardano il lavoro. Bisogna riscrivere tutta la legislazione dei rapporti di lavoro perché la legislazione attuale non favorisce il superamento della precarietà. Nelle prossime settimane si aprirà un tavolo con il governo che riguarderà tutti i lavoratori, pubblici e privati. Dobbiamo dare tutte le garanzie, sostegno al reddito e tutele, ma in generale si aprirà un percorso legislativo che dia a tutti i precari la garanzia di un lavoro stabile. Non possiamo parlare solo di assistenza, abbiamo bisogno di un progetto di ripresa, di sviluppo, di garanzie occupazionali. Solo così è possibile superare la precarietà .
{{Gli ammortizzatori sociali sono insufficienti. C’è chi parla di un reddito di cittadinanza per smarcare le lavoratrici e i lavoratori dal ricatto del rinnovo del contratto. Si chiede loro una disponibilità continua non adeguatamente remunerata.}}
E’ dal 1996 che noi aspettiamo la riforma degli ammortizzatori sociali. Dentro questa riforma deve trovare collocazione sia il classico strumento della cassa integrazione e del sostegno al reddito, sia strumenti che insieme alla formazione possano garantire alle persone in cerca di occupazione più serenità rispetto ai tempi che occorrono per entrare nel mondo del lavoro. Io pretendo che questo governo vari una riforma nella quale ci siano tutte le tipologie di tutela, di assistenza, di accompagnamento per i lavoratori espulsi dal mondo del lavoro, lavoratori che hanno tempi morti, lavoratori in cerca di prima occupazione.
{{Ho letto su Repubblica che si vuole convocare al tavolo sulle pensioni, insieme alle confederazioni sindacali e alle imprese, anche gli organismi più rappresentativi dei giovani e degli studenti. Perché, secondo Padoa-Schioppa, “la riforma delle pensioni riguarda anche e soprattutto loro. E perché un paese che non sa più pensare ai giovani, è un paese senza futuro”.}}
CGIL, CISL e UIL hanno deciso di costruire una piattaforma su quattro punti: pubblico impiego, previdenza, lavoro, ammortizzatori sociali e strumenti di tutela, competitività del nostro paese. Questo perché con le sole tutele non si aiuta a far crescere il paese. Presenteremo questa piattaforma il 12 febbraio ad una riunione degli organismi unitari nazionali, dopodiché apriremo una campagna di assemblee in tutti i posti di lavoro per coinvolgere i lavoratori e le lavoratrici. Contemporaneamente pretendiamo che si aprano questi tavoli. Il governo si è detto d’accordo quindi stabiliremo l’agenda. E’ evidente che il governo dovrà confrontarsi, concertare con le forze sociali, con tutte le forze sociali. Se poi Padoa-Schioppa pensa di spacchettare la rappresentanza inventandosi altri tipi di rappresentanza, veda lui. L’importante è che il governo si decida ad aprire questi tavoli e a contrattare con il sindacato. Per far questo sarebbe opportuno che il ministro, prima di dare consigli alle parti sociali su come devono andare al tavolo di trattativa, costruisca una posizione unitaria all’interno del proprio governo. Non vogliamo andare al tavolo e ritrovarci di fronte tre o quattro ministri che dicono quello che pensano ognuno in contrapposizione con l’altro, perché non credo che sia di grande aiuto alla risoluzione dei problemi di questo paese, giovani e donne comprese. Noi ci presenteremo con una proposta unitaria, altrettanto faccia il governo. Quando si fa una trattativa ognuno deve ascoltare l’altro, ci deve essere disponibilità al confronto, alla contrattazione, alla concertazione per trovare una soluzione. Questa è la prassi sindacale alla quale anche questo governo si dovrà attenere. Se invece va alla ricerca di ulteriori interlocutori per non dare soluzione ai problemi mi pare che siano furbizie inutili. Inoltre, la CGIL non vuole rinunciare alla propria rappresentanza, nella nostra rappresentanza ci sono anche i giovani e le donne, e questa rappresentanza non la regaliamo a nessuno.
{{A trent’anni dalla legge 903/77 (Parità di trattamento tra uomini e donne in materia di lavoro: inquadramento, carriera, retribuzione), il sindacato può ritenersi soddisfatto?}}
Il 2007 è l’anno delle PO e noi faremo un bilancio su quanto abbiamo ottenuto. Nei 5 anni del governo di centro-destra abbiamo avuto difficoltà nel potare avanti e sostenere progetti di PO nei posti di lavoro. Abbiamo aperto un confronto con questo governo sull’argomento, vediamo che succederà . Io penso che si sia fatto molto da quando è uscita la legge 903/77 ad oggi, senza quella legge non avremmo raggiunto i risultati che abbiamo ottenuto, sebbene non siano eclatanti. Sono aumentate le donne nei posti di lavoro e molte hanno avuto un riconoscimento. Negarlo è sbagliato, i dati in nostro possesso ci dicono che ci sono stati dei risultati. Se dicessi che sono pienamente soddisfatta, direi una bugia. Dobbiamo ottenere di più perché purtroppo con la crisi verificatasi in questi anni, le prime ad essere espulse dal lavoro, come sempre, sono state le donne. Secondo me le donne sono le più brave, le più preparate, le più determinate in ogni settore, nella società, nel lavoro, in politica, in famiglia. Le donne lavorano molto di più. Io penso che dovremmo tornare a sgomitare un po’ di più! Dico sgomitare, una parola un po’ maschilista, perché a volte è necessario utilizzare gli strumenti del potere per avere potere. Senza potere non è possibile determinare le scelte della politica, ovunque, figuriamoci nel governo e nelle grandi organizzazioni.
{{In tutti i settori lavorativi si verifica la cosiddetta segregazione verticale diffusa. La CGIL è l’unica organizzazione che può vantare il 50% di donne in posizioni apicali.}}
Io penso che non possiamo più accontentarci delle quote. Sono state importanti, fondamentali, hanno aiutato i vari gruppi dirigenti nelle varie organizzazione ad inserire le donne, però, perché solo il 40%? Perché non di più? C’è la necessità di fare una politica che aiuti le donne a emergere, ad essere valorizzate nei partiti, nelle imprese, nel sindacato. Bisogna mettere a disposizione delle donne tutti gli strumenti necessari per occuparsi di sindacato e di politica. Sono questioni che poniamo da tempo, ma è sempre più complicato perché nella stanza dei bottoni ci sono gli uomini. Noi dobbiamo occupare le stanze dei bottoni. Tutte le volte che in un altro paese (Francia, Cile, Germania, Usa) emerge una candidatura femminile o una donna arriva al vertice del potere, i maschi italiani si svegliano e cominciano a dire che le donne sonno una grande risorsa e che vanno valorizzate. Io mi sono proprio stufata di questa litania. Io credo che bisogna passare ai fatti, invece di continuare a dire che siamo una risorsa, si facciano da parte e lascino le poltrone alle donne. Le donne non sono solo una risorsa come lo può essere il panda! Ci sono tantissime donne molto più brave degli uomini nei posti di lavoro. A tutti i livelli dell’organizzazione sindacale ci sono compagne bravissime, che hanno grinta e capacità tali da far impallidire i maschietti. La CGIL è l’unica organizzazione che ha promosso veramente le donne. Lavoreremo per incrementare ulteriormente questa percentuale perché a me non basta. Pretendo che si faccia molto di più per individuare e sostenere tutte le donne possibili nei centri di direzione, perché occupare i centri di direzione può sviluppare le politiche delle donne. Scegliere le prioritÃà è fondamentale, le priorità le sceglie chi comanda, e, se a comandare è un maschietto, non sempre le priorità sono al femminile. Per tutte queste ragioni dobbiamo pretendere e conquistare il posto che ci spetta, la direzione a tutto tondo.
{{E per quanto riguarda il differenziale salariale? Secondo i dati della Banca d’Italia le donne guadagnano fino al 30% in meno rispetto agli uomini, a seconda dei casi e dei settori.}}
La situazione è a macchia di leopardo. Un conto è nella precarietà , un altro è nel pubblico impiego e un altro ancora è nella grande industria e nella piccola e media impresa. E’ proprio per questa ragione che le donne devono essere protagoniste della contrattazione di secondo livello nei posti di lavoro, perché è in quella sede che si discutono gli orari, si riconoscono le professionalità e si decide sui passaggi di qualifica. Vale sia per le donne che per gli uomini, ma visto che i dati sono questi, abbiamo bisogno di riappropriarci della contrattazione nei luoghi di lavoro. Per riuscirci le donne devono tornare ad essere protagoniste come lo sono state negli anni ’70 e ’80. Noi ci regala niente nessuno, e siccome i contratti non prevedono diversità di trattamento, è evidente che il discrimine avviene nel luogo di lavoro. E’ proprio là che dobbiamo condurre la nostra battaglia!
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