Anna Santoro sarà a Napoli (Al tempo del vino e delle rose in piazza Dante) il prossimo 11 maggio, alle 18, per presentare il suo nuovo libro, “Cercando bambina”. Ci saranno con lei Donatella Trotta, Simona Marino e Francesco De Donna.

Spero tanto che, durante la presentazione, si leggano brani del libro che è magnificamente scritto in prosa ma che, letto a voce alta, rivela la sua vera natura. L’Anna Santoro narratrice e l’Anna Santoro poeta non si possono distinguere, anche quando la tecnica di scrittura è diversa.

C’è anche un altro motivo per sperare in una lettura a voce alta di “Cercando bambina”, ed è un motivo autobiografico. Credo di aver conosciuto Anna quando dall’associazione culturale L’Araba Felice nacque il progetto “A viva voce”; l’avevo già intervistata per il Paese delle Donne in occasione della pubblicazione del suo Catalogo della produzione femminile italiana a stampa presente nei fondi librari della Biblioteca Nazionale di Napoli (dalle origini della stampa al 1860). Quegli anni, a Napoli e non solo, tra la fine degli anni ’80 e i primi anni ’90, furono anni di grande creatività e teoria e politica femminista, ne ho nostalgia, come molte, credo. Non sto uscendo fuori tema perché memoria e politica sono ben presenti in questo libro: la memoria come trama di fondo, anzi, come necessità per la protagonista di ricostruire se stessa; la politica come denuncia della violenza sui bambini e come denuncia della difficile condizione delle donne, soprattutto delle straniere sradicate dalla propria terra, ed esposte alla violenza.

Ma, per fortuna, “Cercando bambina” non è un trattato né un  pamphlet, non c’è nulla di noioso in questo libro, anzi, c’è della suspense; non a caso, il primo capitolo si intitola “La finestra sul cortile”, proprio come il film di Alfred Hitchcock del 1954.

Una donna sola in un appartamento, nascosta agli altri ma soprattutto a se stessa (lo si capisce andando avanti nel racconto) guarda da una finestra il mondo fuori, un mondo fatto di altre finestre, quelle del condominio in cui è reclusa. Un po’ alla volta, giorno dopo giorno, dalle finestre di fronte emergono tanti personaggi, perché “Cercando bambina” è un libro corale, così come era “La nave delle cicale operose” del 2013. Anche qui, tante storie si affiancano l’una all’altra, si intrecciano tra di loro e si intrecciano con la storia della donna alla finestra, e ciò avviene almeno a partire dal momento in cui lei comincia ad interagire con Primo. Primo è un bambino, attraverso la finestra si guardano, si sorridono, giocano a volte. Sarà proprio il dramma che la protagonista scopre osservando Primo e la sua famiglia a spingerla fuori di casa, ad intervenire per la prima volta nella vita degli altri, osservati fino a quel momento solo attraverso lo schermo rettangolare della finestra sul cortile.

Parallelamente alle storie, viste e/o intuite, degli altri, la storia della protagonista si fa strada, faticosamente, attraverso la nebbia in cui la donna è avvolta e che è squarciata solo di notte da incubi spaventosi. Lei non sa, all’inizio, chi è, non sa chi sia il misterioso Lui che le porta la spesa e che l’ha accompagnata nella casa sconosciuta, non sa da dove emergano immagini e ricordi, suoni e lampi e grida, soprattutto, che sembrano venire da un altro spazio. Altri cinque capitoli del libro si intitolano: “Notizie dallo spazio”, ma si intitola “Notizie dallo spazio verticale (il tempo)” anche il capitolo nel quale, a metà del libro, comincia ad emergere il profilo della protagonista, ed emerge attraverso i nomi e le figure di tre donne: Maila, Sonja e Marja.

Ci sono tante storie e tanti percorsi che si possono seguire in questo libro che è così ricco anche di pensieri, che però sono sempre dissimulati nella narrazione. Quello che ho seguito io mi ha suggerito che: per recuperare la propria identità non basta ricomporre i ricordi come in un puzzle; bisogna attingere alla memoria verticale, quella che scende nell’intimo del tempo interiore; questo percorso verticale non è mai un percorso singolare, è impossibile procedere senza gli altri, le altre; non è detto che, fatto il percorso, ci sia salvezza. Non c’è resilienza nel libro di Anna Santoro, cioè quella capacità di far fronte in maniera positiva a eventi traumatici riorganizzando la propria vita, non ci si ricostruisce oltre e grazie al dolore. Oltre, c’è soltanto “La meraviglia della poesia (e della follia)”, l’ultimo capitolo di “Cercando bambina”.

Anna Santoro, Cercando Bambina, Ali&No editrice, aprile 2018

Anna Santoro, napoletana, vive a Roma dopo anni trascorsi ad Arezzo. Poeta e scrittrice, presente in antologie e rassegne, ha partecipato e ha organizzato manifestazioni di poesia, lettura e musica. Tra le pubblicazioni: Sestessenze, Tam Tam, 1985; La ballata delle sette streghe, Colonnese, 1998; Le amiche di Carla, Filema, 1999; Certincantamenti, Marsilio, 2005; La nave delle cicale operose, Robin, 2012; La Quinta Stagione, kairòs, 2017. È stata Presidente dell’associazione culturale L’Araba Felice e socia fondatrice della Società delle Letterate. Impegnata in battaglie civili e politiche, in particolare nel movimento femminista, studiosa di letteratura italiana, dagli anni Ottanta si è occupata delle scritture delle donne in Italia. Oltre a saggi su riviste e cura di riedizioni, ricordiamo in particolare: Catalogo della produzione femminile italiana a stampa presente nei fondi librari della Biblioteca Nazionale di Napoli (dalle origini della stampa al 1860), Napoli, 1984; II ed. 1990, aggiornata al 1900, e Guida al CatalogoNarratrici italiane dell’800, Napoli, 1987; Il Novecento. Antologia di scrittrici italiane del primo ventennio, Roma, 1997; Piccola Antologia di scrittrici campane, Napoli, 2001 (www.annasantoro.it).