ROMA – Intervista di Susanna D’Aliesio a Gemma Guerrini e a Francesca Koch, presidente del Consorzio della Casa Internazionale delle Donne.
La Casa della discordia: intervista doppia alla Consigliera Gemma Guerrini e a Francesca Koch, presidente del Consorzio della Casa Internazionale delle Donne.
Dopo aver sfidato il pubblico ludibrio definendo “feticismo la reiterata proiezione, giorno dopo giorno, di vecchi film che hanno in comune soltanto il fatto di essere famosi” Gemma Guerrini torna all’attacco. E’ la Casa Internazionale delle Donne questa volta ad essere scelta come agnello sull’altare sacrificale. Il motivo? Secondo la relazione presentata dalla consigliera alla Giunta comunale la Casa sarebbe un “progetto fallito” in quanto titolare di un debito di oltre 800 mila Euro.
Il 17 Maggio 2018, con 27 voti favorevoli e 2 contrari, e’ stata approvata la mozione che prevede l’impegno per la sindaca Virginia Raggi e la Giunta a “riallineare e a promuovere il Progetto Casa Internazionale della Donna alle moderne esigenze dell’amministrazione e della cittadinanza, attraverso la creazione di un centro di coordinamento gestito da Roma Capitale e prevedendo con appositi bandi il coinvolgimento delle associazioni”. La mozione, anche se non ha valore giuridicamente vincolante, consente al Comune di riappropriarsi della sede della Casa Internazionale delle Donne. Secondo la Guerrini al suo posto sorgerà “Un cervello gestionale di tutte le realtà associative che lavorano sul campo per la tutela delle donne e contro le discriminazioni di genere”.
Ad oggi la Casa Internazionale delle Donne sembra un progetto tutt’altro che fallito, il Consorzio ospita 30 associazioni che erogano gratuitamente servizi di assistenza psicologica e consulenza legale stimati intorno ai 700.000 Euro. Assiste oltre 30.000 donne l’anno, provvede autonomamente alla manutenzione dell’Intero complesso del Buon Pastore e conta nell’organico 17 donne assunte a tempo indeterminato. La Casa fronteggia un affitto mensile di 7.000 Euro pari al 10% canone mensile immobiliare a cui non sempre riesce a fare fronte dato che e’ un Consorzio libero e autofinanziato. Ma durante il suo intervento in Assemblea capitolina la Guerrini definisce uno “sconcio” la modalità’ di gestione della Casa nei decenni passati e con veemenza porta avanti la mozione “per dire basta all’inerzia, alla negligenza e all’incuria”. https://www.youtube.com/watch?v=uid8O4wR-nA (Rep TV).
Ecco un’intervista alla Consigliera Gemma Guerrini e alla Presidente della Casa Internazionale delle Donne che chiariscono la loro posizione.
La Casa Internazionale delle Donne e’ a rischio di chiusura?
G.G. E’ stato in parte il tema dell’incontro del 21 Maggio corrente, la Sindaca ha tenuto a precisare che l’incontro voleva essere un’illustrazione dei progetti e della prospettiva che l’amministrazione vuole mettere in campo sfatando tutto ciò’ che e’ stato detto in questi giorni, in maniera anche strumentale. E’ stato proclamato che si voleva chiudere la casa, si e’ parlato di sfratto, una strumentalizzazione totale perché, viceversa, tutto e’ stato fatto per mantenere una realtà che arricchisce la città e proseguire, ampliare e diffondere anche nelle periferie un modello che va sicuramente attualizzato all’epoca moderna. Quindi nessuna chiusura ma anzi la volontà di rilanciare e di arricchire questa esperienza.
F.K. L’ Assessora al Patrimonio ci ha garantito che finché è aperto il tavolo della trattativa nessuno sgombero sarà messo in atto, e lo abbiamo apprezzato; resta il fatto che nella ingiunzione di pagamento del Novembre 2017 questa era la minaccia; che , come ricorda puntigliosamente la Consigliera e come ha sottolineato la Sindaca, la Giunta può procedere allo sgombero per morosità quando vuole. La priorità data al fattore economico non permette lo stabilirsi di un partenariato efficace; quando si dice che il comune intende “rilanciare” il progetto del Buon Pastore, ci aspetteremmo che ci ascoltasse e che insieme a noi studiasse la modalità del “rilancio”, a cominciare dalla acquisizione delle nostre proposte presentate da tempo. Questo modo di procedere della Consigliera presuppone invece la convinzione che si debba prescindere dalla nostra esperienza e che il Comune sia depositario delle nuove modalità. So bene che poi c’è l’invito a partecipare, ma, come abbiamo detto alla Giunta, non intendiamo farlo, fino a che non avremo avuto risposta alle nostre proposte.
Consigliera Guerrini la mozione potrebbe sembrare una stretta di mano per dire grazie per quello che avete fatto in questi trent’anni da adesso in poi ci pensiamo noi.
G.G. Purtroppo la mozione non e’ stata preceduta dall’illustrazione della relazione che doveva essere fatta in aula. Questo, devo dire, e’stato un atto di violenza quello di aver impedito l’illustrazione di ciò’ che e’ alla base della mozione e aver costretto addirittura il Presidente a sospendere la seduta. Certi atteggiamenti di violenza non fanno onore alle donne. La mozione, pubblicata sul sito di Roma Capitale, nasce a fronte di una realtà che andava assolutamente governata dall’amministrazione capitolina, anche per essere indirizzata nel modo migliore, invece e’ stata abbandonata a se stessa. Se non si interviene in maniera rapida quell’esperienza può’ naufragare nella sua totalità, noi ci stiamo sforzando per salvare tutto ciò che e’ salvabile e tutto ciò’ che ha arricchito la città e la cultura femminile. In quest’ottica ci aspettiamo che le altre forze politiche aiutino questo sforzo e che le donne del consorzio della Casa Internazionale delle Donne ci aiutino e che collaborino con proposte e progetti perché’ dobbiamo far fronte alle esigenze moderne.
Se verrà pubblicato un bando per gestire lo spazio della Casa Internazionale delle Donne le 30 associazioni ora presenti nella Casa non vi potranno partecipare in quanto morose?
G.G. Il Consorzio si trova attualmente nella condizione di poter essere sgomberato in quanto inadempiente ad un contratto che ha sottoscritto, che lo scorso Lunedì’ 21 Maggio rivendicavano come diritto a rimanere. Ieri la Sindaca ha ricordato loro che quel diritto poggia su un rispetto degli accordi, rispetto che non c’e’ stato. Proprio per salvaguardare quella realtà a cui teniamo molto quella mozione da indirizzo alla Sindaca di riprendere in mano quel progetto che non e’ proprietà della Casa Internazionale delle Donne ma e’ un progetto di proprietà del Comune di Roma, un progetto che si chiama Casa Internazionale della Donna che e’ stato pagato 60 milioni di Lire dal Comune di Roma negli anni 2000. Quel progetto deve essere rilanciato e le associazioni potranno tranquillamente partecipare al bando ed e’ quello che ci auspichiamo. Quindi e’ un blindare la possibilità che in quel contesto e in quell’immobile possa sorgere una struttura con qualche altra finalità. Il nostro obiettivo finale e’ salvaguardare la memoria del luogo e vogliamo che il complesso in Via della Lungara sia dedicato alle donne. Noi ci aspettiamo che a scadenza formale del contratto, nel 2021, possiamo presentare dei bandi che tengano conto di progetti, finalità, idee, iniziative cui abbiano collaborato tutte le associazioni interessate.
F.K. Nelle intenzioni e nelle dichiarazioni della Giunta capitolina, tutte le assegnazioni di spazi pubblici dovranno essere messe a bando, per garantire verifica, onestà e trasparenza. Riteniamo che questa “religione” del bando sia eccessiva; ci sono alcune realtà che per la loro storia e per il loro significato particolare non possono essere messe a bando, come un servizio o uno spazio qualsiasi e tra queste certamente la Casa delle Donne, e la sua presenza nel palazzo del Buon Pastore, un palazzo che la volontà dell’amministrazione e la storia del femminismo hanno segnato come uno spazio dedicato alle donne. Senza contare che il progetto è della Casa Internazionale, non del Comune di Roma, 60 milioni di Lire provengono dai finanziamenti nazionali del Giubileo, espressamente destinati al progetto di restauro del Palazzo in vista del progetto Casa Internazionale. In realtà il Comune non ha mai finanziato il nostro progetto, e non ha mai finanziato la Casa, se si esclude il mancato introito del canone, su cui poggia la intera vertenza.
Ritiene probabile che la mozione sia stata accolta con paura perché non viene prospettato un piano chiaro e non esprime se in futuro i servizi saranno erogati in forma gratuita come lo sono adesso?
G.G. La mozione ha fatto paura perché poggia su una relazione che svela tutto il pregresso. Noi siamo di fronte ad una realtà in cui l’amministrazione capitolina e la politica hanno delle gravi responsabilità perché’ l’attività del Consorzio andava monitorata, guidata, dovevano portare in aula la relazione. Io ne conosco solo una che non e’ mai arrivata in aula. Era stato previsto un organismo di controllo che non ha mai funzionato. I servizi gratuiti offerti dal Consorzio non sono stati mai monitorati dall’amministrazione capitolina che aveva il dovere di farlo, ne’ tantomeno dalla politica, quindi noi oggi non abbiamo carte che dimostrino nulla se non le dichiarazioni del Consorzio. Ecco perché’ siamo dovuti intervenire con la mozione perché’ a fronte dell’esito della disposizione di delibere plurime mai abrogate, quindi tutt’ora vigenti, la situazione del Consorzio e’ veramente terrificante. Tutto quello che noi abbiamo fatto e’ stato uno sforzo enorme per poter salvare e non chiudere, ma anzi aprire sempre di più’, rinnovando come anche prevede il lungimirante progetto che e’ alla base di quelle delibere.
F.K. Noi abbiamo ritenuto la mozione presentata dalla consigliera Guerrini, molto pericolosa; si basava su una relazione che considerava fallimentare l’esperienza della Casa, per la persistenza del debito (il testo della mozione, della relazione della Commissione delle Elette e della nostra risposta sul sito della Casa). Vorrei anzitutto puntualizzare che se la relazione non è stata presentata per la discussione non è per causa nostra ma era stata già stralciata dal Presidente del Consiglio Comunale. Avevamo chiesto di essere ascoltate prima delle votazione, ma non ci è stato concesso ( ad altre associazioni su altri punti dell’OdG è stata invece data parola). La mozione prevede che Roma Capitale costituisca un “centro di coordinamento dei servizi per le donne”, che coinvolga anche le periferie: ottima cosa, ma non si capisce perché la premessa debba essere l’esproprio della Casa delle Donne. E infatti, di esproprio si tratterebbe, giacché l’idea di appaltare con bandi i diversi servizi non è conciliabile con l’autonomia e la particolarità del progetto Casa, e con la sua permanenza nel complesso del Buon Pastore.
Il Consorzio della Casa Internazionale delle Donne ha dichiarato che sul presunto debito di oltre 800.000 mila Euro 600.000 mila sono stati pagati. Le risulta?
G.G. Tutto questo rientra in quella colpevole mancanza di controllo che c’e stato negli anni. Se loro fino ad oggi non hanno consegnato quelle fatture e’ evidente che c’e’ stato qualcosa che non ha funzionato nei controlli. Hanno consegnato le loro fatture ieri (21 Maggio 2018) che saranno accuratamente visionate dall’Assessore al Patrimonio, a seguito della verifica seguirà un appuntamento a Giugno. Qualora ci fossero dei diritti acclarati questi verranno riconosciuti, senza dubbio, anche se si parla di un debito accumulato nell’arco di trent’anni.
F.K. Come si può vedere nella nostra risposta alla relazione delle Elette (consultabile sul sito della Casa), la relazione contiene molte inesattezze. Le relazioni sono state inviate regolarmente ogni anno e sono consultabili nei nostri archivi. Se poi gli uffici Comunali hanno tardato ad inoltrarle non siamo responsabili noi. La relazione valuta positivamente l’azione culturale della Casa e il suo impatto sulla cittadinanza per i servizi e l’accoglienza , ma conclude con un giudizio di “fallimento” per il parziale mancato pagamento del canone. Non abbiamo mai sottovalutato la gravità del nostro debito; anzi da quasi dieci anni stiamo sollecitando l’amministrazione a rivedere il canone, per noi troppo oneroso. In risposta alle nostre preoccupazioni la Giunta Alemanno deliberò un prolungamento della Convenzione fino al 2021, in modo da darci la possibilità di una rateizzazione sostenibile; la Giunta Marino lavorò invece ad una nuova convenzione , che ribadendo l’importanza per la città del progetto Casa Internazionale (considerata“una risorsa”) , prevedeva l’abbattimento dell’affitto, il riconoscimento del valore anche economico dei servizi e della manutenzione ai fini della riduzione del debito, la rateizzazione delle restanti quote negli anni. La caduta della giunta Marino non ha permesso l’approvazione di quella bozza, ma l’abbiamo proposta alla attuale Giunta come ipotesi di partenza per un nuovo accordo (la bozza è consultabile nel verbale della Commissione delle Elette del 6 Marzo 2017) Nei nostri incontri con le Assessore della attuale Giunta abbiamo riproposto queste ipotesi, alle quali però siamo ancora in attesa di risposta (la nostra memoria consultabile sul sito della Casa). Inoltre le fatture richieste dall’Assessorato al Patrimonio sono state consegnate ai primi giorni di Febbraio 2018, come concordato con l’Assessora, e non il 21 di maggio, come lei sostiene erroneamente.
Consigliera Guerrini secondo Lei è giusto che un’associazione che eroga servizi gratuiti e che supplisce ad una carenza sul territorio debba pagare l’affitto?
G.G. Parlando in linea teorica e dando per scontato che eroghi servizi certo che si, perché’ un bene pubblico quindi un bene che appartiene ai cittadini e tale deve rimanere. Un’associazione che eroghi servizi per la cittadinanza deve corrispondere un affitto, quest’ultimo viene regolarmente abbattuto dell’ 80%, che rappresenta quello che paga la società per i servizi che eroga. Nel caso specifico della Casa Internazionale delle Donne l’affitto e’ stato abbattuto del 90% quindi il Comune di Roma paga abbondantemente i servizi erogati da Consorzio.