Lunga vita a Liliana Segre
Il pauroso silenzio di fronte alle promesse dei nuovi fascisti al governo è stato rotto dalla senatrice Liliana Segre, che in un magnifico discorso ha ricordato che provvedimenti contrari alle convenzioni sui diritti non si legittimano con le coperture finanziarie. Ha ricordato a tutte e a tutti che ci sono cose che non si possono fare solo perché si possono pagare. Ha messo in luce che la legge del più forte, il fascismo, è la soluzione più cara al patriarcato, che a volte lascia agire i più arditi per il “lavoro sporco”.
La programmazione di azioni ostili verso le donne e gli immigrati, i chiari intenti di decostruzione delle sedi degli interessi comuni, e dei beni comuni, sono stati avvertibili in tutta la campagna elettorale e poi nelle dichiarazioni programmatiche. Nella fase attuale è facile constatare che il silenzio sui diritti umani e sui diritti delle donne si è manifestato con la sostituzione dei termini: diritti umani trasformati nei più angusti diritti degli italiani, i diritti delle donne soppiantati da quelli della famiglia.
Il non detto dei patti elettorali è forse più influente degli obiettivi dichiarati e la sola presenza, tra le personalità di governo, delle lobbies antiabortiste e per il riconoscimento della PAS (la famigerata sindrome inventata per imputare alle madri le sofferenze dei bambini), deve far indignare e il lucro, non solo politico, che deriva dalla promozione di quelle personalità è in evidente conflitto con gli interessi delle donne.
Le soluzioni tecniche che soppiantano quelle politiche devono far temere il peggio: sono le discussioni tecniche che lasciano mano libera a chi vuole meno lavoro buono per le donne, meno scuola, meno contrasto al femminicidio.
Non esistono, per esempio, soluzioni tecniche alla tratta sessuale, alla schiavitù delle donne ancora più nascosta di quella perpetrata dai caporali in agricoltura, perché la riduzione del danno non fa che incrementare la logica dello sfruttamento: la schiava che testimonia la bontà del padrone è lo schermo che protegge la visione di una condanna inflitta alla maggioranza, in senso mondiale, delle donne.
È mortificante che, di fatto, il dibattito sia tutto rivolto a spingere da una parte soluzioni tecniche, nelle quali i valori sono a malapena contemplati e, anche, soppiantati dalla promessa di un decoro illusorio, e dall’altra in posizione di attesa della “realizzazione delle promesse”, tra cui è prima la stretta all’esigibilità delle conquiste femminili.