In libreria Rumors & Motors l’ultimo libro della poeta Caterina Davinio – forte risalta lo sforzo umano di credere, di creare un futuro a cui aggrapparsi, magari rivolgendosi al passato, forse a un passato mai esistito, chissà …
Guardo i particolari della jaguar nel libro di Caterina Davinio Rumors & Motors e penso che è come se i suoi pensieri si fossero depositati su quelle cose dall’infanzia, dai film americani, dagli stessi ricordi e dalle trasformazioni che subiscono. Per un attimo rimango turbata dall’orsacchiotto triste – ma quasi umano – di Eccesso d’emozione, 2007, p.82, dal vetro posteriore, dai tasti di avvio di un’auto, dalle cromature di altri tempi, dai numeri che accennano a qualche tipo di misurazione, ma sono anche un disegno del passato, pieno di echi, di rimpianti, di squarci interiori. Intorno a queste immagini si raggrumano pensieri, flash, emozioni latenti…
Dice Caterina: “cogliere il concetto prima della sua manifestazione verbale, … genesi della poesia”, di tutto ciò che è in formazione e richiede un nome, una forma, un odore, un sapore.
Anche le parti del motore messe in luce da Moto Guzzi (bianco), 2008, p.94, diventano il disegno stralunato ma affascinante di una cosa complicata che prima non esisteva e si muove sulla superficie del foglio o dello spazio, con i suoi pistoni, i segnalatori, gli specchietti, le scritte di marca, tubicini vari, viti …
E Insect, 2008 p. 96, si staglia su un buio da penetrare, da presagire, da desiderare. Gli specchietti come antenne sono i primi a raggiungerlo.
I suoi paesaggi sfumati, nebbiosi sembrano già promettere l’evanescenza del ricordo, la difficoltà che abbiamo di trattenere quello che l’occhio vede e si rappresenta.
Lo stesso si può dire per il volto dell’Orante e per Apollo, che cominciano a scomparire, molto prima di essere colti nella loro completezza.
Fenomenologia del dolore (Phenomenology of Sorrow), 2005, p. 108, racconta un volto bello scavato da colori marcati, intrisi di nero, sanguinanti.
Ricorrono spesso lame nelle sue immagini come quella di Poetry, 2002, p.131, in cui una mano si colora del sangue scaturito dalla penetrazione del coltello che tiene, nella carne. Fa pensare a Kafka quando diceva a proposito di Milena: “Amore è il fatto che tu sei per me il coltello con il quale frugo dentro me stesso.”
Trovo anche molto poetico Translations, 2003, p. 140, che sulla copertina di un libro-quaderno che potrebbe sembrare una creazione della designer grafica olandese Irma Boom, abbandona una matita accanto alla scritta a matita Translations, ammiccando alle infinite possibilità creative, in attesa di sgorgare, dell’oggetto matita su una copertina-promessa di carta colorata
Nella sezione Città la foto Roma 09.04.07, 2007, p.153, mi ha riportato alla mente una poesia di Caterina che amo, tratta da Aspettando la fine del mondo /Waiting for the End of the World, (with parallel English text), Fermenti, Roma, 2012:
C’era un tempo
forse,
ma non ricordo,
era quando l’amore
diceva cose benevole
che non ricordo.
E ridono e rimordono, ritornano
alcune e non tutte
e mi rammarico di quelle perse e
mi rallegro della fonte inesauribile,
perché dio ci amò, donandoci
una fonte
dove la sete e il desiderio
premono sull’infinito
e spegniamo l’ardore
resuscitiamo la fiducia,
e coniughiamo malintesi, le
sviste, l’errore,
l’impreciso,
la pentita sequenza.
Poesia della continua smentita, in cui forte risalta lo sforzo umano di credere, di creare un futuro a cui aggrapparsi, magari rivolgendosi al passato, forse a un passato mai esistito, chissà …
Caterina Davinio, Rumors & Motors Concetti di poesia / Concepts of Poetry – Campanotto Editore, Pasian di Prato (UD) 2016